top of page
domenico-dandrea.jpg

DOMENICO D'ANDREA

(Capracotta, 16 dicembre 1921 - 1° dicembre 2005)

Insegnante

Domenico D'Andrea, figlio di Antonino e Mendozzi Annina, era da tutti conosciuto con il diminutivo di Minguccio. Persona riservata, schiva, rispettosa; calmo nei gesti, moderato nel tono della voce e con un aperto sorriso, era un piacevole conversatore. Quando si fermava a discorrere, non dava mai l'impressione di essere curioso ma piuttosto affascinato dagli antichi e talora sopiti ricordi che riusciva a risvegliare negli anziani, depositari di un vissuto da non perdere, ai quali si rivolgeva sempre con un approccio delicato e gentile. Lo ricordo quando, osservatore calmo ed attento, passeggiava lentamente per le strade del paese, e quando, con le braccia dietro la schiena, si fermava a chiacchierare con i vegliardi del posto. ​«Discorrere con i vecchi pastori del mio paese è un vero piacere. Per un'inveterata abitudine, contratta nell'esercizio paziente e metodico della pastorizia, i pastori hanno un modo singolare di conversare: parlano gravi, pacatamente, e arricchiscono il discorso, vivificato da una parlata autentica, genuina, di immagini pittoresche, tratte dal mondo animale e contadino». I volti, i fatti, le cose raccontate in queste pagine, in parte vissuti in prima persona, in parte tratte dai racconti stimolati ed attentamente ascoltati dagli anziani del tempo, indelebilmente impressi nella memoria, rivivono una realtà quasi fiabesca: di quel mondo, di quelle persone egli ha descritto, con pochi e precisi tratti, senza retorica alcuna, non solo l'immagine ma l'anima. ​«Abbiamo ricalcato, sul filo del ricordo, le tracce di coloro (pochi fra tanti), che ci sembrava avessero qualcosa da dirci e la cui immagine, balzata alla mente con contorni ora più ora meno nitidi, suscita ancora palpiti di simpatia e di affetto». Leggiamo scene di normale vita quotidiana in cui risaltano situazioni a volte intrise di comicità altre volte tragiche e nelle quali le condizioni di indigenza e di povertà non sono mai pervase da sentimenti di rabbia o disperazione, ma sempre vissute con profonda dignità, onestà, rassegnazione. Gli schizzi poi, così li definisce l'Autore, belli ed essenziali anch'essi, ci fanno rivedere, con poche e semplici linee, luoghi a noi familiari e tanto cari. La straordinaria  ricchezza del vocabolario ed il suo appropriato utilizzo, il ricorso talora a termini arcaici ed onomatopeici, la cura dei particolari nelle descrizioni, rendono la lettura piacevole ed avvincente. Questo patrimonio di ricordi, accumulato nel tempo, amorevolmente trasferito nelle pagine custodite finora dalle figlie Anna, Antonella e Fiorenza non poteva essere riservato soltanto a pochi amici e parenti. L'occasione del cinquantenario della scomparsa di Marino D'Andrea, cugino e fraterno amico di Minguccio, ha spinto Ermanno (figlio di Marino) a volerne la pubblicazione affinché la memoria di quei fatti, di quei luoghi e soprattutto di quelle persone, all'Autore tanto care, non cadesse nell'oblio ma venisse raccontata a tanti lettori, soprattutto giovani, talora ignari delle loro radici (la terra, il paese, il quartiere, la casa…). Abbiamo raggruppato gli scritti in quattro capitoli: nel primo abbiamo rispettato integralmente l'impostazione data dall'Autore "Volti, cose e fatti dell'altro ieri e di ieri", mentre per i restanti tre abbiamo seguito, d'accordo con le figlie, un criterio tematico "Radici e dintorni", "Lo spaccapietre ed altre storie", "Lo scrigno dei ricordi". Abbiamo aggiunto poi, in appendice, brevi note su nomi e personaggi di Capracotta citati nei racconti.

  • D. D'Andrea, Sul filo della memoria, a cura di V. Di Nardo, D'Andrea, Lainate 2016, pp. 5-6.

Scritti di Domenico D'Andrea:

  • D. D'Andrea, Storie capracottesi d'altri tempi, D'Andrea, Lainate 1995;

  • D. D'Andrea, Sul filo della memoria, a cura di V. Di Nardo, D'Andrea, Lainate 2016.

bottom of page