VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
Le arie popolari musicate da artisti capracottesi
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
ERASMO IACOVONE
(Capracotta, 22 aprile 1952 - S. Giorgio Ionico, 6 febbraio 1978)
Calciatore professionista
Siamo sugli spalti e inneggiamo a Iaco per tutto il tempo. Il prete che dice la messa è uno di Capracotta, il paese di Iacogol. La bara la portano i giocatori a turno; tutti hanno i baveri alzati. I baveri dei cappotti e delle giacche alzati mi ricordano sempre i funerali: baveri alzati e teste basse. Piove di brutto e ci sono fiori, striscioni, sciarpate, inni al guerriero Iaco, lacrime a tavoletta, persone che si sentono male e Fico, il presidente, che se ne va alle cozze perché l'ha venduto alla Fiorentina a ottobre. Striscioni e sciarpe su una bara solo due volte m'è capitato: con Iacogol e al funerale di un grande ultrà, Roberto Mezza, uno che se l'era portato via 'na malattia. Poi Iacovone torna a Tivoli, dai suoi genitori. E con lui se ne va pure la moglie Paola e si viene a sapere che aspetta un bambino e che Iacovone era felice come 'na pasqua per 'sta notizia e... chiunque se n'avverte che non è giusto ma noi ce lo ricorderemo di capa contro l'Ascoli. Il pallonetto a Bari. L'elevazione. Le siringhe a mezz'Italia. Torniamo a casa sotto l'acqua coi nostri k-way sponzati e il pensiero che Recchi, il portiere del Rimini, s'è salvato perché se domenica giocava Iacogol gli apriva il culo. E il Taranto manco a farlo apposta va a vincere a Rimini per 3 a 1 e noi, gli ultrà, scandiamo il suo nome per tutta la partita e poi, classifica alla mano, vedendo che siamo al secondo posto grazie ai suoi gol, pensiamo ai palloncini che volano nel cielo di Romagna con la scritta "Iacovone addio".
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C. Argentina, Cuore di cuoio, Sironi, Milano 2004, pp. 150-151.
Capracotta è un piccolo paese in provincia di Isernia, dove per sei mesi l'anno c'è la neve. È qui che il 22 aprile del 1952 nasce Erasmo Iacovone. A due anni la famiglia si trasferisce a Tivoli, la causa è lo spostamento lavorativo del capofamiglia, che fa il portalettere. Papà Iacovone era un signore tutto d'un pezzo, oggi si direbbe "un signore di una volta". Classe 1913, inquadrato, serio, ligio al dovere, un uomo vecchio stampo che impartisce ai figli un'educazione austera. Un pater familias nel vero senso della parola. Severo e autoritario. Tutti a casa prima delle otto, a tavola non si aspetta. Però fu per i figli che chiese il trasferimento, consapevole dei bisogni di studio futuri che un paesino come Capracotta mai avrebbe potuto soddisfare.
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M. Morelli, Iacovone. La vita di Erasmo in un lampo, Bradipo, Torino 2006, p. 19.
– Dai, Santino, non fare così... – cercò di consolarlo Panìco. – ...e il presidente Fico disse che il Campo, che prima si chiamava Salinella, si doveva chiamare Erasmo Iacovone, e subito subito cambiarono il nome. E mo' fuori allo stadio hanno messo pure una statua. E i tifosi, pure che sono giovani e non l'hanno visto giocare, fanno sempre i cori a Iacovone.
L'usciere si fermò un attimo, come per riflettere. Sul viso la tristezza svanì per lasciare il posto alla rabbia. Quindi riprese con voce alterata:
– E mo', viene 'stu milanese di merda e dice che il Campo si deve chiamare come a 'nu stuezzo di plastica? Ma tengono ragione a incazzarsi, anzi mo' mi incazzo pure io!
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G. Pavone, L'eroe dei due mari, Marsilio, Venezia 2010.
Pensi alla storia della squadra di calcio del Taranto e subito ti viene in mente il nome di Erasmo Iacovone. Come Diego Armando Maradona per il Napoli, come Paolo Maldini per il Milan, come Francesco Totti per la Roma; calciatori-bandiera osannati dai tifosi per le loro gesta. La storia di Iacovone, però, s'ammanta delle fosche tinte di un destino infame.
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R. Astremo, 101 storie sulla Puglia che non ti hanno mai raccontato, Newton Compton, Roma 2010.
La stagione 1977-78 del Taranto, raccontata in questo libro, fu la più densa di emozioni della storia di questa squadra. L'escursione emozionale vissuta dalla tifoseria fu unica perché la più grande tragedia della storia del club (la morte del mito Erasmo Iacovone) coincise esattamente con il momento più fulgido, interrompendo il sogno più grande mai vissuto (la serie A). In quella stagione il Taranto affrontò delle leggende del calcio italiano (Lippi, Liedholm, Prandelli, Trapattoni, Renato Curi, Lido Vieri, Ginulfi, Cera, Capello e tanti altri), fu considerata una delle candidate alla promozione in serie A, disputò, per l'unica volta nella sua storia, il girone finale di Coppa Italia e aveva una squadra piena di campioni, alcuni dei quali si sarebbero successivamente affermati a livello nazionale (Selvaggi). L'obbiettivo di questo racconto è quello di rivivere pienamente, insieme al pubblico del "Salinella", sia i momenti di massima esaltazione (che culminarono nella vittoria nel derby col Bari che valsero la stabile presenza nei piani alti della classifica) che quelli di profonda disperazione (la morte di Iacovone che decretò la fine dei sogni).
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D. Vendramin, Erasmo Iacovone - Il Taranto più bello. Cronistoria della stagione 1977-1978, Edit@, Taranto 2017.
Erasmo Iacovone non raggiungerà la promozione in serie A con il Taranto. Erasmo Iacovone non giocherà mai più nessuna partita con il Taranto. Erasmo Iacovone non giocherà mai più una partita di calcio... Erasmo Iacovone non vedrà nemmeno nascere sua figlia. È il 5 febbraio del 1978. Domenica sera. I compagni di squadra al termine della sfortunata prestazione con la Cremonese insistono perché Iaco-gol (così era chiamato da tutti i tarantini) si unisca a loro per passare la serata insieme alla "Masseria" un noto ristorante della zona. Erasmo non ne ha molta voglia. Non ama uscire. È una persona molto tranquilla «tutta campo di calcio e casa» lo definirà l'amico e compagno di squadra Adriano Capra. In una intervista di qualche settimana prima Erasmo confesserà che il suo hobby è cucinare per lui e la moglie Paola. Quella domenica Paola non è Taranto. È tornata dai suoi genitori, a Carpi. Ha una visita di controllo. È incinta del loro primo figlio. Come tutte le sere si sentono al telefono. Forse è proprio Paola che lo convince ad uscire, a distrarsi un po' e a passare una serata in compagnia senza pensare continuamente al calcio, a partite vinte o perse, a gol realizzati o falliti... Alla fine Erasmo si convince. Esce di casa. Sale sulla sua umilissima Citroen Dyane 6 e si mette in strada per raggiungere i compagni al ristorante. È ancora arrabbiato per quanto accaduto in campo poche ore prima. Ginulfi, il portiere della Cremonese e storico numero 1 della Roma di qualche anno prima, gli ha parato di tutto e le poche volte in cui non ci è arrivato lui ci hanno pensato i pali della porta a negare il gol al bomber del Taranto. Un pareggio e un punto perso nella corsa alla promozione. Dopo la cena Gori e compagni gli hanno riferito che ci sarebbe stato anche un piccolo spettacolo di cabaret. In fondo qualche risata potrebbe essere proprio il toccasana giusto per il suo umore… per dimenticare i gol sfiorati e soprattutto la lontananza dall'adorata Paola. Passa la serata con i compagni. Finito lo spettacolo il gruppo degli scapoli della squadra vorrebbe tirare l'alba altrove ma nonostante le insistenze dei compagni Erasmo decide di tornarsene a casa. Da solo, come era arrivato. Sono le prime ore del mattino. Erasmo esce dal ristorante e risale sulla sua Dyane. Percorre le poche decine di metri che dividono la stradina interna che porta alla "Masseria" per immettersi sulla Statale per rientrare a Taranto. In quel momento sopraggiunge un automobile. E guidata da un giovane pregiudicato locale, tale Marcello Friuli. La polizia gli è alle calcagna dopo che il Friuli con la sua Alfa 2000 GT appena rubata ha forzato un posto di blocco. Sta viaggiando a folle velocità. La polizia dirà che sfiorava i 200 km all'ora. Ma soprattutto è a fari spenti. Erasmo non può vederlo. La sua macchina, la sua piccola e umile Dyane, viene centrata in pieno dalla macchina del Friuli. Erasmo viene sbalzato fuori dall'abitacolo. Muore sul colpo. Il suo corpo verrà trovato a diverse decine di metri dall'auto. Taranto poche ore dopo si sveglierà senza il suo idolo, il suo emblema… la sua speranza. Una moglie, con una bimba in grembo, si sveglierà senza il suo uomo.
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R. Gandolfi, Storie maledette, Up, Praga 2017.
Ma la figura mitica che forse meglio rappresenta la lacerazione della coscienza collettiva è Erasmo Iacovone. Giocatore di punta della squadra locale negli anni settanta, Iacovone scompare prematuramente in un incidente stradale mentre sta per coronare il sogno di tutti i tifosi tarantini: la promozione in serie A. Iacovone, venerato come un santo, è l'eroe eternamente giovane e vincente, ma è anche la metafora della Taranto moderna: una città che sembrava destinata a entrare fra le grandi e invece si è infranta contro gli scogli della storia.
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A. Leogrande, Dalle macerie. Cronache dal fronte meridionale, Feltrinelli, Milano 2018.
Intitolazioni a Erasmo Iacovone:
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Stadio "Erasmo Iacovone", loc. La Guardata, Capracotta (IS);
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Stadio "Erasmo Iacovone", via Lago di Como, Taranto;
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Via Erasmo Iacovone, Taranto;
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Via Erasmo Iacovone, Palagianello (TA).
Articoli di Letteratura Capracottese: