VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
Le arie popolari musicate da artisti capracottesi
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
GIACOMO PAGLIONE
(Capracotta, 20 maggio 1861 - 20 ottobre 1935)
Postiglione e medaglia d'argento al valor civile
In contrasto con la soffice dorata spiaggia di Termoli, ecco i 1.500 m. dell'alpestre Capracotta, meraviglioso centro sciatorio ove la neve raggiunge, nel lungo inverno, un'altezza di 5 o 6 metri. Allora dalla montagna scendono talvolta i lupi in cerca di cibo; ma il procaccia postale, che fa la spola tra i paesi vicini, è ben armato per riceverli, non di rivoltella, non di pugnale, bensì di un lungo bastone che egli tiene in resta e vibra con maestria, come i guerrieri del buon tempo antico.
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A.M. Gobbi Belcredi, Il Molise, in «Le Vie d'Italia», XLIV:9, Touring Club Italiano, Milano, settembre 1938, p. 1123.
Figlio del fu Luigi e fu Rosaria Santilli, nacque a Capracotta il 20.10.1864. Quale procaccia postale per il tratto Capracotta-Scalo Carovilli (km. ben 24), attraversando durante il periodo invernale in cui la neve, in alcuni punti raggiunge, spesso finanche i metri dieci, sovente, mettendo persino a repentaglio la propria vita, zone impervie ed accidentate, riuscì sempre, con lodevole coraggio, ad assolvere esemplarmente la sua delicata missione. Il giorno 9 febbraio dell'anno 1906, nei pressi dell'abitato di Capracotta (Campobasso), riuscì, mercè il suo non comune ardimento a salvare da sicura morte una comitiva di persone che era stata sorpresa da una violenta bufera di neve. L'eroico atto, altamente apprezzato, fu ricompesato da una ben meritata medaglia d'argento al valor civile dal Ministero degli Interni dell'epoca, su proposta avanzata dal Prefetto di Campobasso, con R. Decreto in data 7.11.1907, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno, medaglia che fu consegnata all'interessato il 20 novembre dello stesso anno. Ed ecco la motivazione: «Veduto il real Decreto 7 novembre con cui fu conferito a Giacomo Paglione, procaccia postale, La medaglia d'argento al valor civile per l'atto coraggioso compiuto il 9 febbraio 1906 in Capracotta (Campobasso) guidando in salvo alcune persone, che sorprese in aperta campagna, da una violenta tormenta di neve, sarebbero miseramente perite e rifacendo parte della strada percorsa, trasportava al sicuro (Nicola Buccigrossi) un individuo privo di sensi e già sepolto sotto la neve. Notifica al benemerito Giacomo Paglione la sovrana concessione suddetta, e spedisce al medesimo questa notificazione, in testimonianza dell'onore ottenuto del quale sarà dato annuncio nella Gazzetta Ufficiale del Regno». [...] La sua forte fibra però, fiaccata dal sempre tenace estenuante lavoro, lo portò alla tomba in Capracotta il 20.10.1935, e da tutti compianto.
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A. Mosca, Monografia su Caprasalva (Capracotta), Lampo, Campobasso 1966, pp. 22-23.
Lo scrittore narra le vicende di un viaggio fatto quando aveva cinque anni, in compagnia del nonno, da Isernia a Capracotta, paese dell'Alto Molise. Il viaggio, che si svolge parte in treno e parte in diligenza, dura sei ore ma è così denso di avvenimenti che agli occhi del bambino assume le proporzioni di una straordinaria avventura. Oltre al paesaggio assai vario che affascina il bambino con i suoi prati verdi, i boschi sterminati, le conche pietrose e le immense rocce, ci sono i compagni di viaggio: un signore dall'aspetto burbero, una signora con il volto delicato e coperto da un velo, un uomo vestito con pesanti panni di lana e Giacomo, il cocchiere che lo prende sotto la sua protezione. E poi la sosta per mangiare, presso una taverna, una grande casa dipinta di rosso sbiadito; l'improvviso e minaccioso apparire, sopra uno scheggione roccioso, di un uomo avvolto in un mantello, con il volto coperto da un cappello a larghe falde e un fucile a tracolla; una muta di cani che insegue una volpe; e infine il paese che si offre agli occhi estatici del bambino in un tripudio di luce.
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T. Sardelli, Narratori molisani, Marinelli, Isernia 1975, p. 77.