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IL CINECLUB DEL MISTERO

di Valerio Varesi (1959)

– Miranda ha detto?

– Sì, Miranda  ripeté Soneri.

Costamagna smise di colpo di masticare il pecorino di Pienza la cui forma, da dieci minuti, subiva assalti alla baionetta.

– C'era un caso a cui Palmieri teneva molto che si chiamava con quel nome.

– Se lo ricorda?

– Purtroppo no. Mi parlava sempre del caso Miranda come fosse la sua miglior invenzione, ma non gli ho mai chiesto i particolari  spiegò Costamagna. – Quando veniva in negozio si discuteva di oggetti e di cataloghi. Era uno che spendeva, specie dopo aver acquisito tutte quelle azioni: si sentiva più sicuro. Economicamente, intendo.

– Il caso Miranda...  disse fra sé il commissario. – Ovviamente, al cineclub, tutti conosceranno questa storia...

– Credo di sì, anche se il giallo non è mai stato risolto. Ci hanno provato in tanti ma i risultati sono stati scarsi.

– Si ricorda a quando risale?

– Qualche anno fa, forse quattro.

Sul tavolo un tagliere con formaggio di fossa, Vezzena, Pecorino di Capracotta e Provolone del monaco. Soneri sentiva i profumi misti salire verso il suo naso come un balsamo.

– Quando doveva fare un paragone  riprese Costamagna. – Palmieri tirava fuori il caso Miranda. Diceva che era inestricabile, un delitto perfetto.

– E gli altri erano d'accordo?

– E chi lo sa? Non ne ho mai sentito parlare da loro. È strano a pensarci bene, mai una parola. Ma forse è per via dell'invidia: Palmieri era il più bravo e quella vicenda lo faceva apparire irraggiungibile.

Soneri pensava, mentre guardava l'orizzonte fluviale fuori dalle piccole finestre della casa di Costamagna. Sulla strada alzaia dell'argine, passavano biciclette lente.

  • V. Varesi, Il cineclub del mistero, Passigli, Firenze 2002.

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