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IO SONO SUO PADRE

di Peppino De Filippo (1903-1980)

Cesarino – E che vuole da me il barone Alonzi?

Puzzicano – (indicando Clementina e il barone che entrano in quel momento) Eccoli.

Alonzi – (parlando a Clementina) Io non credo di offendere nessuno, quando affermo che se mio figlio non fosse stato incoraggiato, non avrebbe agito con tanta incoscienza, nel senso di dare ascolto più ai consigli del cuore che a quelli di suo padre... (seggono invitati da Puzzicano)

Clementina – Alfonsino è stato incoraggiato soprattutto dalla sua natura, che è quella di un ragazzo romantico e passionale.

Alonzi – (a Cesarino) Mi scusi... (si presenta) Barone Alonzi di Castel Cipriani Capracotta.

Cesarino – Piacere. È inutile dirvi di sedere perché già vi siete seduti.

Clementina – È in questa pensione che abitate da due mesi?

Cesarino – Già. Non possiamo paragonarla alla vostra casa, comunque rappresenta la mia casa, senza che nessuno me la contesti.

Puzzicano – (per stornare un possibile litigio) Su, su, calma.

Alonzi – Io sono il padre di Alfonsino...

Clementina – Il baroncino Alonzi.

Cesarino – Ho capito. Vostra figlia vorrebbe diventare la baronessa di Capracotta. Fate bene. L'unione è favorevole ai comuni interessi.

  • P. De Filippo, Farse e commedie, vol. IX, Marotta, Napoli 1985, pp. 48-49.

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