LETTERATURA CAPRACOTTESE
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
GARE DI SCI A CAPRACOTTA
Istituto Nazionae Luce (1929)
"Gare di sci a Capracotta"
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
IL RATTO DI BECKENBAUER
Flop TV (2009)
"La villa di lato"
di Maccio Capatonda (1978)
VIRGILIO JUAN
CASTIGLIONE
Le arie popolari musicate da artisti capracottesi
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
ALFONSO
FALCONI
NUNZIO
BACCARI
(1666-1738)

ITALIA RANDAGIA
di Amy Allemand Bernardy (1880-1959)
Ricordo una sera, vigilia di fiera a Castel di Sangro. Su un carro, al lume della luna, arrivano donne da San Donato, da Pizzone, da Montenero: una folla di maniche bianche o di denti bianchi: di labbra rosse o di panni rossi: di occhi neri e di gonnelle nere, luci di collane sfuggite ai crogioli dell'East Side e di Market Street: luci di sorrisi, sotto la luna radiosa d'Abruzzo, nella tristezza americana non disimparati. Vanno alla gran fiera che cade fra i Santi ed i Morti, venute su quel loro palustro ancora latino per le lunghe vie bianche fra i coloriti monti. Venute col sole: si fermano ora che là verso Capracotta sale la luna, la gran luna bionda, lattea, pallida, opalina, che vela di agreste dolcezza il mondo. E nella gran dolcezza autunnale di che il cielo consola i campi che non han più grano, le viti che non han più vino, i prati che rassegnatamente aspettano la neve: nella gran dolcezza italica vespertina fra un tinnir lontano di campanello (si attendano le greggi che vanno in Puglia: le pecorine emigrano anche loro) e il vicino latrar di un cane da pastore, festoso morbido e bianco, suona secco o stridente alla nostra italiana domanda l'americano yes, il yes della fattoria, il yes del bordo, il yes dello sweat-shop. E l'eco d'un sì, che passa nel vento? Non ci badate: son cose là, dei tempi di Dante... Reduci dal lungo esilio, han ripreso per forza l'antico vestire: ma l'antico eloquio, l'anima antica non la ritrovano più. Infatti un'altra cosa e strana, che già in America avevo notato, anche qui mi colpisce. Finché vi parla in dialetto o in italiano, questa gente conserva tutte le ingenue arcaiche tradizionali forme dell'indigena cortesia: voi siete signoria, e vi ringraziano della domanda, coll'inchino all'uso d'un tempo... Fate che al nativo parlare si sostituisca pur una parola straniera: quell'attitudine rispettosa scompare e diventa quasi insolente.
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A. A. Bernardy, Italia randagia attraverso gli Stati Uniti, Bocca, Torino 1913, pp. 328-329.