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LUCIANO DI NUCCI

(Capracotta, 26 agosto 1882 - Roma, 1963)

Caporal maggiore del I° Reggimento Bersaglieri

Nel complesso, il caporal maggiore Di Nucci sembra appartenere alla schiera di coloro che, nonostante tutto, tennero duro, restarono al loro posto di combattimento. Questo non significa, naturalmente, che non aveva paura o che non fosse talvolta preso dalla disperazione o dallo sconforto. Il 4 agosto, ad esempio, quando il tenente comunica che bisogna andare avanti, scrive «il cuore batte che non sta nel petto». Il 9 dello stesso mese, sfinito, annota invece di aver deciso di «mai più esistere». E il 7 settembre, in marcia verso Doberdò, racconta di come egli, «lacrimando», pensasse di andare incontro alla morte. Non fu, tuttavia, fra quelli che disertarono, impazzirono o si mutilarono per sfuggire alla durezza della vita di trincea e alle bombe. Ed è significativo che nel dar conto di uno spostamento di sezione scriva, mentre piovono le granate, «sono contrarietà che si provano nell'esercito». L'impressione generale che si ricava leggendo il piccolo diario di Luciano Di Nucci è che il racconto della guerra sia fatto con lo sguardo rivolto verso casa, verso il mondo umano. È come se ci si trovasse in presenza di una lunga lettera, una lettera non spedita ma certamente indirizzata alla moglie, alla madre e ai figli. È a questo voi che egli idealmente si rivolge quando descrive la bufera della guerra; e nei momenti in cui si sente sopraffatto dall'enormità delle cose viste, quando l'esperienza bellica è talmente forte da apparire indicibile, interrompe il racconto con un «basta», locuzione che ricorre più volte nel testo. Luciano fu tra i fortunati che riuscirono a salvarsi dalla immane carneficina, ma la guerra minò il suo organismo. Di ciò, del resto, si ha una prova nel fatto che il diario si apre con una annotazione relativa all'ospedale La Marmora di Torino, nel quale con ogni probabilità fu ricoverato. Il ricovero spiegherebbe l'interruzione del diario. Nel periodo fra le due guerre, ad ogni modo, ebbe seri problemi ai reni e uno gli fu asportato perché la sua funzionalità si era gravemente compromessa mentre si trovava sul Carso. Morì a 59 anni, durante la Seconda guerra mondiale, mentre il figlio maggiore, Oslavio, combatteva in Africa settentrionale e il figlio minore, Ezio, nato nel 1919, combatteva a Rodi Egeo.

  • A. Bartoli Langeli e L. Di Nucci, Il diario di guerra di Luciano Di Nucci, caporal maggiore del 1° Reggimento bersaglieri, in L. Brunelli e A. Sorbini, Scritti in onore di Raffaele Rossi, Ed. Umbra, Foligno 2003, p. 156.

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