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NICOLA FALCONI

(Capracotta, 6 dicembre 1834 - Roma, 28 dicembre 1916)

Magistrato e senatore del Regno d'Italia

Con Nicola Falconi è scomparsa una di quelle rare modeste figure di schietto galantuomo, che, ancora più che nella memoria, rimangono incancellabilmente impresse nel cuore di quanti ebbero la ventura di incontrarlo su la loro via. Sortito da quella nobile regione del Molise, che a schiere ha dato all'Italia uomini insigni in tutti i rami del pensiero e dell'azione, dei quali taluno è tuttora ornamento e decoro del Senato, il Falconi, dotato di censo avito abbastanza largo, rifuggendo dagli ozi che abbassano e avviliscono gli infingardi che si abbandonano alle loro fallaci attrattive, entrò giovanissimo nella magistratura, alla quale lo chiamavano onorevoli tradizioni di famiglia; e nella lunga sua carriera ne percorse con onore tutti i gradi dall'imo al vertice, e con quella austera dignità e alto sentimento dell'augusta funzione che rendono il magistrato degno della tremenda prerogativa di farsi giudice di altri uomini. Ma i suoi concittadini, che ne sapevano le virtù intime, non vollero che la sua attività fosse tutta consacrata all'amministrazione della giustizia, e non tardarono a reclamarlo a loro rappresentante nel Parlamento. Ed egli, che nulla mai domandò per sé, ma che a nessuna fatica si rifiutava quando avesse a scopo il pubblico interesse, sebbene per modestia esitante, si piegò ad accettare l'alto mandato con tanta cordiale spontaneità offerto; e lo tenne con sì grande soddisfazione de' suoi devoti elettori, che senza interruzione, e senza contrasti, glielo rinnovarono per 33 anni consecutivi, e non è azzardato il ritenere che glielo avrebbero confermato a vita, se egli, ormai grave di anni, non avesse preferito di passare in questa più serena e tranquilla Assemblea, e di rinunziare il mandato in favore della giovane promettente energia di un suo diletto congiunto. Il Falconi, entrato nella Camera quando la Destra liberale ancora teneva il Governo del paese, per meditata convinzione, e per temperamento alieno da ogni estremo, ne accettò il programma, e non lo rinnegò allorché, al succedervi il Governo della Sinistra, il mantenersi fedele alla vecchia gloriosa bandiera diveniva ragione di sospetto e di mal celate partigiane avversioni. Ciò che dimostra, onorevole Colleghi, come certa naturale sua phiegevolezza, che lo inclinava, a condiscendere con facilità alle altrui richieste, penoso riuscendogli ogni rifiuto, non dipendesse già da debolezza, come leggermente qualcuno mostrò credere, o da mancanza di carattere, ma da quella sua innata ingenuità e bontà d'animo, e da quel desiderio di non far scontento nessuno, in che riponeva ogni sua compiacenza ed orgoglio: sentimento che lo rendeva a tutti caro e ricercato senza distinzione di parti politiche, sebbene lui stesso mescolato nella politica militante; mantenendosi però sempre tetragono ad ogni bieca influenza che contrastasse alla retta ed illibata sua coscienza. Ed di questa felice sua tempra, duttile e rigida ad un tempo, diede solenne irrefregabile prova nel tempo non breve che, chiamato a reggere il sottosegretariato di Stato nel Ministero della giustizia, non si ricordò che di essere magistrato; dolcemente ma inflessibilmente, non piegandosi mai a nessuna di quelle proterve inframmettenze che disgraziatamente nel nostro paese stringono e assediano ogni importante funzione di carattere politico; e che pur troppo non pochi secondano, reputandola buona e legittima arte di Governo, mentre è arte vituperevole ed insidiosa che coi favori inquina ed ammorba la vita pubblica e corrompe il costume. Così pure avendo il Falconi sincere e ferme convinzioni religiose non si ristette mai dal praticarne i doveri, senza vistose ostentazioni, ma anche senza pavidi riguardi, incurante delle intolleranze, dei giudizi e pregiudizi partigiani che non fanno torto che a chi se ne fa banditore, accusando in essi un falso concetto della libertà, della quale la religiosa è parte sì essenziale. Non contenti poi gli elettori del Falconi, a lui non meno fedeli che esso a' suoi principî, di averlo rappresentante nella sovrana Assemblea nazionale, da molti lo vollero a capo eziandio della maggiore Assemblea amministrativa della loro importante provincia: carica nella quale durò con indefessa, indomita e fruttuoso alacrità finché una violenta malattia in pochi giorni fiaccò ed abbatté il forte organismo di questo mirabile vecchio, sino all'ultimo giovanilmente fiducioso negli alti destini della patria, cui consacrò tutte le migliori sue energie, e lo rapì all'affetto di quanti ne avevano seguita ed apprezzata l'instancabile, modesta sua opera, che tanto bene seminò tutto attorno alla lunga via da lui percorsa. Tanta benignità perpetua non mai smentita, non mai turbata da nessuna specie di invidia o di rancore, scevra sempre da ogni calcolo volgare od egoistico, sempre pietose e soccorritrice di ogni umana miseria spiega la universalità del compianto suscitato da una morte che a tutti sembrò immatura, perché non mai esausta apparve la virtù dell'uomo nel profondere i benefizi che ancora si attendevano dalla grande bontà di un animo, di cui gli anni non avevano fatto che rinvigorire il sentimenti e moltiplicare i frutti. Sia dunque benedetta e custodita ad esempio la memoria di Nicola Falconi, e voglia il Senato, interprete del sentimento comune, inviare alla famiglia e alla provincia nativa l'espressione del suo vivo cordoglio per la perdita dell'uomo giusto e del cittadino benemerito, che tutta la sua lunga vita spese servendo sempre modestamente, sempre nobilmente e serenamente sempre, il suo paese da lui tanto amato.

  • A. Bonasi, Commemorazione di Nicola Falconi, in Atti parlamentari della Camera dei Senatori, vol. III, Tip. del Senato, Roma 1917, p. 3027-3028.

Da Bernardo e Carmela Conti, nacque in Capracotta il 6 dicembre 1834. Fu educato dallo zio Giandomenico nel seminario di Acquaviva, ed addottoratosi poi in legge a Napoli, entrò nella magistratura nel 1855 sotto gli asupici dell'altro suo zio Stanislao, Avvocato Generale presso la Corte Suprema. Alla morte di Nicola Falconi, in sede di necrologie giornalistiche si blaterò che egli avesse patito persecuzioni dai Borboni. Nulla di men vero: si tratta di quelle frasi fatte, che scrittorelli frettolosi applicano a tutti gli uomini della generazione che nel 1860 erano in vista nella vita sociale. Nicola Falconi nel 1860 aveva oltrepassato cinque lustri di età: occupava già un posto che desiderava conservare: e il nuovo ordine di cose lo trovò incline all'adattamento. I Borboni gli avevano dato il posto in virtù dell'alta situazione e della devozione dei congiunti, l'Italia nuova glielo conservò senza tener conto dei precedenti politici della famiglia. Questa, la verità. E così nel 1861 lo vediamo trasferito giudice a Benevento; più tardi Procuratore del Re a Melfi, Taranto, Chieti, Catanzaro; e nel novembre 1909 collocato a riposo per limiti di età col titolo e grado di Presidente di Cassazione. Non meno brillante fu la sua carriera amministrativa e politica. Consigliere provinciale per Capracotta nel 1872, fu Presidente del Consiglio provinciale nel 1879, e poi dal 1882 senza interruzione insino al 1900. Nel 1910, scaduto dal mandato, non ripresentò la propria candidatura. Nel 1876 era stato eletto Deputato al Parlamento dal Collegio di Agnone, ch'egli rappresentò ininterrottamente fino al 1909: anno in cui, nella infornata del 4 aprile, fu nominato Senatore del Regno, dopo aver coperto ol posto di Sottosegretario di Stato alla Grazie e Giustizia col Ministro Bonasi. In tutta la sua vita, spesa nel pubblico arringo, non ebbe altra finalità che il pubblico bene; e l'invidia, se poté talora morderlo, dové riconoscere in lui una coscienza che poteva sfidare ogni tempesta «sotto l'usbergo del sentirsi pura». Nicola Falconi non ebbe alto ingegno, né vasta cultura; fu, in compenso, un esempio ammirabile di quelle virtù civili che il tarlo della calunnia non valse ad intaccare. Morì in Roma il 28 dicembre 1916, disponendo che la sua salma riposasse fra le balze native, che gli avevano conferita la saldezza della fibra fisica, e la tempra adamantina del carattere morale.

  • G. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. III, Di Mauro, Cava de' Tirreni 1952, pp. 155-156.

Intitolazioni a Nicola Falconi:

  • Via Nicola Falcone, Carpinone (IS);

  • Via Nicola Falconi, Capracotta (IS).

Scritti di Nicola Falconi:

  • N. Falconi, Per la elezione politica del II° collegio di Campobasso, Stamp. del Fibreno, Napoli, 1877.

Articoli di Letteratura Capracottese:

  1. La casa cantoniera di Staffoli

  2. Io porto affetto ad un nipote

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