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NON È PER CATTIVERIA

di Antonio Pascale (1966)

Il nostro ingegnere è uno di quelli che dice sempre «eccetera, eccetera». Sono così tante le cose belle che non può elencarle tutte. E siccome è convinto che nessuno lo sa, nemmeno i propri concittadini, si è fatto fare delle cartoline pubblicitarie double-face. Un piccolo capolavoro narrativo. Sul davanti c'era l'immagine di un pascolo con su scritto: "Pascoli scozzesi? No!". La giravi e c'era la stessa foto con la risposta giusta: "Pascoli molisani". Effettivamente alcuni pascoli molisani sono uno spettacolo. La leggera ondulazione delle colline già placa lo sguardo, quando poi la terra è seminata a grano o a segale, oppure a prato misto, medica più loietto, quando le mandrie di cavalli selvaggi galoppano con ritmo e ardore, quando bellissime mucche brune alpine e frisone bastarde, con la pelle luccicante, in buona salute per via dell'aria fresca e della ginnastica fra le rocce, con delle mammelle piene di latte, quando queste vacche, dicevo, vi passano ac-canto alla macchina, indifferenti a tutto, pure alla storia, dimentiche di tutto, anche di loro stesse, un cinico come me diventa sentimentale. Oppure, altra cartolina double-face dell'imprenditore: piste da sci con la scritta "Courmayeur? No!". La giravi e c'era scritto: "Capracotta". Ma non basta; oltre al fatto che il Molise è bello, c'è da aggiungere il fatto non secondario che qui si vive benissimo.

– Qua c'è ancora il senso della comunità. Gli anziani sono accuditi e rispettati, mica come a Roma – e mi guardava storto – che se muore un vecchio in un appartamento lo ritrovano dopo un mese.

I vecchi e i giovani, quindi. I giovani che bevono e non hanno sogni e i vecchi che, sì, invecchiano bene, ma rinnovano anno dopo anno questa aria malinconica.

  • A. Pascale, Non è per cattiveria. Confessioni di un viaggiatore pigro, Laterza, Bari 2006, pp. 47-48.

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