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16 marzo 1962: la nascita di Mafalda per la Siam Di Tella



In realtà doveva essere un fumetto, un comic strip. C'era questa grossa azienda di Buenos Aires, la Siam Di Tella, fondata ai primi del '900 da un immigrato italiano, Torquato Di Tella - Siam è l'acronimo di Sociedad Italiana de Amasadoras Mecánicas -, molisano di Capracotta. Il vecchio era partito costruendo impastatrici per la panificazione e in pochi anni aveva formato il conglomerato industriale più importante del Sudamerica. Per farla breve, l'azienda, per diversificare, aveva deciso di produrre elettrodomestici, nella fattispecie una linea di lavatrice chiamata - chissà perché - Mansfield. Per la campagna pubblicitaria avevano incaricato l'agenzia Agnes Publicidad. Norman Briski, il planner strategico responsabile per la campagna, aveva pensato di rappresentare il prodotto casalingo con un testimonial, una famiglia classica, padre, madre, due figli. Si era messo in testa di illustrare la vita della famigliola in compagnia della nuova lavabiancheria con delle strisce, un finto cartone animato redazionale con il messaggio promozionale ben camuffato. E ha chiamato me.

Miguel Brascó è stato scrittore, umorista, editore, critico, gastronomo gourmet, avvocato, giornalista, fumettista e collega di Joaquín Salvador Lavado Tejón, Quino per gli amici come lui.

Quino era stato il più piccolo dei tre figli di immigrati andalusi, repubblicani battaglieri, il padre semplice impiegato, la madre casalinga. Aveva vissuto un'infanzia molto felice. Abitava in un piccolo quartiere di Mendoza, città andina a più di mille chilometri da Buenos Aires, agricola, popolata da immigrati dell'area mediterranea. Aveva cominciato a conoscere i suoi connazionali argentini solo all'inizio della scuola elementare. È stato un bambino solitario, a tredici anni i genitori l'avevano iscritto alla School of Fine Arts di Mendoza, ma nel 1949, «stanco di disegnare belle ragazze, statue e animaletti di peluche», l'aveva abbandonata, una decisione della quale più tardi si era pentito, e pensò a un'unica possibile applicazione per il suo talento: vignettista e umorista.

Ma io avevo altri lavori da terminare, nuovi progetti, e suggerii a Briski di farsi portare il portfolio di Joaquín e di farci due chiacchiere. I due si erano piaciuti, il brief per la campagna era stato chiaro e, dopo pochi giorni, Joaquín si era presentato con una cartella piena di schizzi, abbozzi, ritratti e qualche battuta scritta.

Visto il nome della marca, il nome del protagonista doveva iniziare con M e, possibilmente, contenere altre lettere che lo formavano. Quino si era ricordato che in un romanzo - "Dar la cara" - c'era una bambina di nome Mafalda. Non aveva dubbi: il personaggio chiave della striscia sarebbe stata lei, una ragazzina dal viso tondo e i capelli neri, contestatrice del mondo degli adulti e con una particolare repulsione per la zuppa.

E poi ci fu quel maledetto, luminoso pomeriggio di fine estate, il 16 marzo del '62 - non bisogna mai presentare una campagna di venerdì... - che, alla fine della riunione, gli uomini del marketing Di Tella avevano comunicato all'agenzia che - per motivi non certo dipendenti dall'ottima strategia, dall'idea geniale e dal ben articolato piano mezzi - purtroppo avrebbero dovuto rimandare tutto a data da destinarsi.


Frank Stahlberg

 

Fonte: http://www.stahlberg.it/, 16 marzo 2020.

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