Un primo assaggio di Molise c'era stato per una vacanza, di quattro giorni, sul litorale abruzzese in località Fossacesia Marina, sulla Costa dei "Trabocchi", le strane «macchine da pesca, issate su palafitte e sorrette da una ragnatela di cavi», che Gabriele D'Annunzio chiamò ragni colossali. Sono strutture leggere costituite da materiali di recupero: legno d'olmo o acacia, traversine delle ferrovie, corde di canapa, fili di ferro capaci di sostenere la pesante rete da pesca e di resistere alle pericolose burrasche del mare. Abbiamo percorso la statale n. 16 Adriatica, e ci siamo diretti a Vasto e Termoli. Impressionante era il numero di case contigue a questa strada. Alcune di otto o nove piani, costruite da poco o ancora in costruzione. Loredana ha detto che sembravano tutte residenze, realizzate per il turismo. Anche se così fosse tutte queste migliaia di metri cubi non sarebbero giustificati, perché sarebbero utilizzati soltanto pochi mesi l'anno. Desiderio di mare dei residenti sulle colline? Sembra improbabile. Riciclaggio di soldi illeciti? Chissà, sta di fatto che i terreni sottratti alla loro naturale vocazione agricola, più sul litorale abruzzese che in quello molisano, per l'oggettiva minore ricchezza che certamente esiste fra le due regioni, sono troppi. E molte sono le costruzioni terminate, ma non vendute, cosa deducibile dagli innumerevoli grandi striscioni con la scritta vendesi che appaiono sulle facciate appena intonacate. La zona più densa è quella intorno a Vasto Marina in Abruzzo e i danni ambientali arrecati da queste lottizzazioni si colgono bene dalla passeggiata, con vista dall'alto sul mare, che facciamo a Vasto nei pressi del Palazzo D'Avalos. Stessa densità si riscontra, purtroppo, sul litorale molisano all'altezza di Montenero di Bisaccia. La nostra puntata nel Molise si è conclusa a Termoli con la visita del duomo romanico del secolo XII e del castello dalla pianta quadrilatera con torricelle angolari.
Siamo ritornati nel Molise nell'agosto del 2010. La prima sosta, arrivando da Scurcola con l'autostrada e la statale n. 17, è stata la grande area archeologica dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno con la sua chiesa del XII secolo e la cripta di San Lorenzo, un ambiente ipogeo rivestito di affreschi di scuola benedettina. La seconda nel museo di Isernia, ex convento di suore, che mostrava interessanti epigrafi, rilievi funerari, sculture sannite e romane, reperti di epoca paleolitica. Di seguito la vecchia Saipins sannita era su una collina, a oltre 950 metri. La Saepinum, romana del secolo I, è collocata invece a una quota più bassa vicino ad Altilia, un paese dal nome longobardo. La città, a pianta romboidale, è divisa in quattro settori dal cardo e decumano che corrispondono alle quattro porte delle mura che la circondano. Oltre gli edifici privati, ci sono il teatro, le terme, il foro, il macellum, il mercato, la basilica, la curia. Nelle quattro ore di visita abbiamo passeggiato con piacere nell'area archeologica pulita, ben curata e con chiare didascalie tanto da non aver quasi bisogno di ricorrere alla guida del Touring. Dopo un inutile tentativo di trovare un albergo, a Campobasso, anche per la difficoltà di posteggiare, abbiamo scelto il paese di Ferrazzano dove troviamo una bella brezza e un buon hotel per cenare e dormire.
In questa prima giornata cosa ci ha colpito? «La sinuosità delle strade statali e provinciali; la bellezza dei monti, in particolare la catena delle Mainarde e il massiccio del Matese; i borghi arroccati sulle colline; le troppe case sparse e l'edilizia diffusa senza ragione o criterio che non sia quello di costruire, a tutti i costi, sul piccolo lotto di proprietà; il traffico incasinato di Campobasso; il caldo anche a quote altimetriche sopra gli 800 metri. Nel secondo giorno abbiamo visto il castello con torrette angolari di Macchiagodena; i coltelli di tutte le fogge e misure nei negozi di Frosolone; il castello ben conservato di Pescolanciano; il basamento di un grande tempio, gli avanzi di un altro minore e un teatro ricavato nel pendio della collina nel santuario sannitico di Pietrabbondante; le molte chiese di Agnone e l'attiva industria delle campane; uno dei paesi più alti d'Italia, Capracotta, situata a 1.416 metri sul livello del mare». In due giorni di percorso siamo continuamente saliti e scesi su strade con brevi rettilinei e centinaia di curve, in mezzo a foreste con viste su castelli, borghi e paesaggi che ricordano l'Abruzzo con la differenza di un'atmosfera più arcaica come se per il Molise il tempo passasse più lentamente. L'aspetto positivo è che il degrado del paesaggio, pur presente, appare ancora in una forma iniziale. Maggiore ed evidente in alcune località, meno visibile in altre, forse più per una minore disponibilità economica che per un'attiva virtuosità.
Corrado Placidi
Fonte: C. Placidi, Vistalago, Narcissus, Loreto 2016.