– Hai già scelto il posto dove passare il Capodanno? – A Capracotta! – A Capracotta? Mai sentito nominare... – È il paese de nonno, signor Conte. È un paese turistico, alta montagna, bello eh... lo chiamano la piccola Cortina degli Abruzzi! – Sarà... ma questo nome... Capracotta... – Beh, certo, viene da "capra", c'è Capracotta e Caprarola, sono paesi di caprai... però, signor Conte, le assicuro che è una vera Cortina in miniatura! – Tu hai mai visto Cortina? – No... – E allora perché dai dei giudizi? Prima vedi e poi dai dei giudizi, senti a me! – Scusi, lei ha ragione, signor Conte. A me piacerebbe molto viaggiare, conoscere gente più elevata di me, ma lei sa la mentalità di mio zio: è tranviere e me manda a Capracotta!
Questo è uno dei primi dialoghi tra il giornalaio Alberto Boccetti, impersonato da Alberto Sordi, e Vittorio De Sica, nei panni di Max Orsini Varaldo. Ovviamente il film è proprio "Il Conte Max", diretto da Giorgio Bianchi e distribuito nelle sale cinematografiche italiane e spagnole nell'autunno del 1957. Tutti sappiamo che in quella pellicola Capracotta viene menzionata ben dodici volte poiché il protagonista, da buon italiano medio, dopo anni di villeggiatura nel paese di suo zio, sogna qualcosa di più esclusivo, magari Cortina d'Ampezzo o, addirittura, Chamonix.
La trama del film è quella tipica della commedia degli equivoci, in cui l'edicolante Alberto viene scambiato a Cortina per il conte Max, nobile squattrinato e scroccone. Qui conosce la baronessa Elena di Villombrosa, la quale lo invita a unirsi alla compagnia di nobili, diretta a Siviglia, ma fa la conoscenza anche della loro governante Lauretta. Tempo dopo, tornato a Roma, Alberto rincontra Lauretta, che però rimane sorpresa dalla somiglianza tra lui e il conte che aveva conosciuto a Cortina. Dopo una serie di trasformismi, durante i quali Alberto indosserà i panni del Conte Max per corteggiare Elena e quelli del giornalaio per non perdere Lauretta, egli sarà costretto a scegliere chi essere davvero: un falso nobile o un genuino edicolante.
A Capracotta ci siamo sempre domandati come mai la nostra cittadina, regina degli Appennini, fosse stata scelta per fare da contraltare narrativo a Cortina d'Ampezzo, perla delle Dolomiti; ci chiedevamo insomma chi, all'interno della produzione cinematografica, avesse imbeccato gli sceneggiatori circa quel buffo nome, Capracotta, che davvero "buca lo schermo" perché casereccio ed evocativo allo stesso tempo. Oggi siamo forse in grado di risolvere l'arcano.
Il nostro Franco Evangelista, classe 1938, ci ha confidato che il noto produttore e regista cinematografico Raffaello Matarazzo (1909-1966) aveva trascorso, nei primi anni '50, una lunga vacanza a Capracotta, attrezzatissima stazione climatica, affinché sua figlia, che soffriva di nevrastenia, ne traesse giovamento. A tal fine egli aveva affittato l'intero palazzo di via Rione Grilli 1. La ragazzina effettivamente guarì e Matarazzo, quando se ne presentò l'occasione, in segno di riconoscenza, fece inserire nei dialoghi de "Il Conte Max" il rimando a Capracotta. Raffaello Matarazzo aveva infatti già diretto Vittorio De Sica ne "L'avventuriera del piano di sopra" (1941), così come risulta soggettista del remake "Buonanotte... avvocato!" (1955), diretto proprio da Giorgio Bianchi, il che dimostra che aveva stretti rapporti professionali sia col cast che con la regia de "Il Conte Max".
Il regista romano, insomma, aveva provato con mano che la nostra cittadina era sì famosa per le vacanze invernali ma era anche abbastanza rustica per dar vita a quel divertente siparietto che Alberto Sordi renderà poi immortale.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. II, Youcanprint, Tricase 2017;
M. Spagnoli, Alberto Sordi. Storia di un italiano, Adnkronos, Roma 2003.