XII
Elisa Avigliano e Salvatore di Giacomo si conobbero nel 1905 presso la biblioteca nazionale a Napoli.
La simpatia tra i due fu spontanea e quasi immediata, favorita, come abbiamo già scritto, dall'iniziativa che la ragazza seppe prendere per far capire al poeta che anche lei provava qualcosa per lui.
I fatti del nostro racconto si svolgono dunque in quegli anni: si fidanzarono o cominciarono a frequentarsi quasi fin da subito, nacque l'amore e di pari passo nacque la gelosia!
Elisa era bella, questo ce lo dicono le decine di fotografie che abbiamo di lei, ed era giovane, parecchio più giovane del grande poeta napoletano. Inoltre, ma qui entriamo nel campo delle ipotesi, la stessa audacia della giovane che l'aveva spinta quasi a dichiararsi prima che don Salvatore si decidesse, dovette agire come un tarlo nella estrema sensibilità dell'uomo, che pian piano si insinuò in lui, spingendolo a vivere con angoscia quel suo amore, tra dubbi e slanci impetuosi.
Tutta la sua produzione poetica ne fu influenzata: e nel 1906...
– Elisa, ho scritto una poesia... la vuoi leggere? dimmi che cosa ne pensi, se ti piace.
Don Salvatore era venuto a Nocera Inferiore con l'accelerato da Napoli, poi alla stazione aveva preso una carrozza e si era fatto portare in via Solimena, all'inizio della rampa di scale quasi infinite che si inerpicavano su su per la collina di Sant'Andrea fino a raggiungere il Parco San Giovanni.
Era infine giunto fin quasi all'imbocco della prima galleria che conduceva alle abitazioni: sugli ultimi gradini Elisa lo attendeva, sempre bella, sempre spavalda con quei cappelli che le incorniciavano il viso e i colori, bianco e vermiglio, che esaltavano un volto stupendo.
Una fitta di emozione forte e incontenibile quasi travolse quell'uomo maturo: che fortuna che aveva avuto! A 46 anni, quando tanti altri suoi coetanei ormai avevano deposto le armi e conducevano una vita scandita da un monotono menage familiare, in pantofole a ciondolare in quattro mura strette, lui aveva trovato una fantastica storia d'amore con quella ragazza tanto bella che gliela invidiavano tutti i suoi amici napoletani.
Una gelosia sorda tentò di prendere il sopravvento: proprio a Napoli, davanti al Gambrinus, la domenica precedente, al braccio con Elisa, si era quasi scontrato con alcuni amici suoi, tra i quali c'era pure Buongiovanni, il compositore cui aveva affidato i versi ultimi che aveva scritto, per farli musicare.
Ma c'era tra il gruppo anche un giovane, un aspirante musicista, che risaltava per la sua giovinezza e le sue movenze da felino: nero di capelli, nero di occhi, alto e forte, un bel giovane napoletano, di quelli che fanno girare la testa alle ragazze.
Elisa lo aveva guardato, ne era sicuro, e anche con insistenza! Poi, prima che potesse insistere in maniera sconveniente, aveva distolto lo sguardo, ma non tanto velocemente che lui non se ne fosse accorto.
Il giovane le piaceva, ne era sicuro. E per forza! Paragonato a lui, un po' grassotto, con una spiccata pinguedine, maturo e con la gioventù alle spalle... era normale...
Normale sì, ma sconveniente! Un risentimento sordo si era impossessato di Don Salvatore! Quella era una farfallina fatua, capace di correre appresso agli uomini come se niente fosse!
"Magari aveva ragione mammà!" gli venne da pensare, poi aveva scacciato quei brutti pensieri e stringendo il braccio della bella Elisa, con un sorriso si era allontanato. Ma di notte tutto era ritornato alla mente, si era svegliato e si era messo a scrivere.
Ora Elisa, sulle scale del Parco San Giovanni, stava leggendo quei versi che la riguardavano ma lei non lo sapeva...
Francesco Caso