XIV
Si fidanzarono.
L'amore e l'attrazione per la bella Elisa ebbero il sopravvento sulla ritrosia della madre di Salvatore e sulla debolezza del figlio verso i desideri e i capricci della genitrice. Il primo incontro era avvenuto nel 1905: la lettera di Elisa che fece decidere il poeta a dichiararsi fu dello stesso anno, ma fu nel 1906 che Elisa cominciò a comparire al fianco di Salvatore Di Giacomo nella veste ufficiale di futura moglie.
Tutto lasciava presupporre che le nozze sarebbero state a breve, data anche la differenza di età e la necessità di fare presto, se volevano che il loro matrimonio fosse coronato e completato anche dalla prole.
E invece le cose non andarono così: tutti i biografi di Salvatore di Giacomo sono concordi nel sottolineare quanto egli fosse succube della madre, nonostante fosse innamorato pazzo di Elisa.
E la madre fece tutto quello che le era possibile per rimandare sine die un matrimonio che lei non voleva, non per la ragazza in sé, ma perché, come tante altre madri egoiste ed egocentriche, voleva che il suo figlio poeta, famoso, venerato da tutti, orbitasse solo intorno a lei, senza spartirsi con nessuna altra donna.
E don Salvatore così fece: dovette barcamenarsi tra i due poli, cucire, ricucire, correre appresso all'una e all'altra, e questo durò fino alla morte della madre, fino all'ultimo suo respiro. Finalmente, nel 1916, la libertà!
La madre spirò e il matrimonio divenne subito possibile: dopo 11 anni di tormentato fidanzamento, tra passione, gelosie, incomprensioni e tormenti, il 20 febbraio del 1916 i due coronarono il loro sogno d'amore.
Si sposarono nella chiesa di San Giuseppe, a Napoli, lui cinquantaseienne, lei trentasettenne, non più una coppia giovane, ma l'amore era ancora intatto e tormentoso, così come era nato.
Tu mme vuo' troppo bene e sì geluso,
e i' nun so' degna 'e te, ma so' sincera,
tu te sì fatto amaro e capricciuso,
mme lasse 'o vierno e tuorne a primmavera...
A tte te 'nfoca ammore e gelusia,
e 'a nera gelusia maie nun se stracqua:
coce sta mana toia, fredda è sta mia,
e simme tale e quale 'o ffuoco e ll'acqua...
Sono versi di "Tarantella scura".
I termini fondamentali per la comprensione del rapporto fra il poeta e la nostra bella concittadina sono proprio in questo componimento: il fuoco e l'acqua.
I due elementi sono in netta antitesi, si respingono: dove c'è l'uno non può esserci l'altro: il fuoco (il poeta) riscalda e avvampa al punto da incendiare, l'acqua spegne il fuoco e dirada il calore fino a disperderlo. Allo stesso tempo, i due elementi rappresentano anche i due moti contrastanti che Salvatore di Giacomo provava per Elisa: un amore vero, forte, che lo infiammava; una gelosia parimenti viva e continua, che contrastava col puro sentimento dell'amore e lo faceva soffrire.
Ma come andò il fidanzamento in casa Avigliano e come fu accolto a Nocera Inferiore?
Francesco Caso