XVII
La famiglia Avigliano abitava in via Starza 14, a Nocera Inferiore.
Detta così, sembra semplice trovare la casa, ma passando dalla teoria alla pratica, le cose si complicano.
Il termine Starza, toponimo diffuso in Irpinia, deriva da starcia, parola medievale che stava ad indicare un terreno da seminare. Nel gergo napoletano assunse il significato di fattoria, casa agricola. In ogni modo, è legato al mondo agricolo, rurale.
A Nocera Inferiore vi sono tre zone, nella campagna che circonda la città, che sono indicate come “Starza”, e fanno capo a posti lontani l'uno dall'altro.
In ogni caso, vi sono tre Starze: qual era quella in cui si trovava la casa di Elisa? Ho sguinzagliato alla ricerca tre esperti di luoghi della città: non ho avuto una risposta certa, solo una ipotesi.
La vita ai tempi del racconto era ben diversa da quella che noi oggi conduciamo: si soffriva il caldo d'estate e il freddo d'inverno e le famiglie benestanti erano alla costante ricerca di posti dove fosse possibile proteggersi, sia pure parzialmente, dagli umori del clima e sopratutto dal tormento delle mosche e delle zanzare! Lì costruivano le loro ville.
In quale delle tre Starze vi erano le condizioni migliori?
Non lo so, almeno non lo so ancora: ma i miei segugi sono all'opera, può darsi che a breve scoveremo la casa dove Elisa nacque e dimorò fino al 1916.
Per ora limitiamoci a raccontare la giornata di una domenica primaverile del 1906: don Salvatore è giunto alla stazione e un cocchiere è andato a prenderlo con la carrozza per portarlo a casa Avigliano.
In cucina, le donne di casa stanno preparando il pranzo.
Il menù è stato concordato con la cuoca dalla madre della ragazza: il meglio dell'Agro nocerino-sarnese.
Primo piatto: gnocchi con ragù di carne. Sul fuoco la pentola di rame sta pippiànne dalle 4:30 del mattino...
Secondo piatto: obbligatoriamente una porzione di braciola ripiena di pinoli, prezzemolo e pepe, una tracchiolella, una cotena e poi un arrosto cotto sulla brace ardente di legna e carbone che due uomini di casa stanno approntando nell'aia antistante la villa di famiglia.
Il pranzo continua...
Una novità assoluta: il caglio, latte fermentato fatto giungere appositamente da Tramonti, dove i lattai lo producevano.
I contorni: pastinache lesse, insalata reccia, finocchio condito con olio e aceto e scarola impacchettata (imbottita di olive, capperi, acciughe, poi legata e messa a cuocere in padella).
Ancora: pizza rustica e frittata di cipollotto nocerino, una specialità sopraffina.
Dessert: il panettone fatto in casa e i mostaccioli.
Frutta a volontà, fra cui anche le prime cerase colte, le primitive.
Vino: fragolino e vino di Tramonti.
Per concludere: due suonatori, uno di chitarra e uno di mandolino, entrambi di Cava de' Tirreni, di cui si diceva un gran bene.
La giornata poteva avere inizio.
Francesco Caso