XXVII
Tutte le strategie della madre di Elisa minacciavano di naufragare prima ancora di essere messe in atto.
Salvatore Di Giacomo stava vivendo uno dei momenti di massimo fulgore della sua carriera di drammaturgo: aveva completato il suo dramma "Assunta Spina", l'aveva sottoposto al vaglio della grande attrice per cui l'aveva scritto e l'entusiasmo era alle stelle: sarebbe stato messo in scena subito!
Tutta una girandola di impegni coinvolse il poeta: le prove, i cambiamenti, le aggiunte o le sottrazioni al testo, il lavoro alla biblioteca che pure bisognava mandare avanti, e in tutto questo, come è facile arguire, le donne non mancavano mai di apparire, girare, danzare intorno, civettare e usare tutto l'armamentario di cui sono state fornite dal buon Dio. Attrici affermate e attricette, tutte belle, piene di brio, ambiziose e avide di attirare l'attenzione del grande poeta: non si sa molto di presunte amanti del nostro eroe, era un uomo molto discreto, ma di amicizie profonde e durature si hanno notizie. E fu proprio durante le prove di "Assunta Spina", che comparve sulla scena una giovinetta destinata ad essere una delle attrici più importanti di tutta la cinematografia italiana di quegli anni: Francesca Bertini.
A notarla, a favorirne la carriera fu don Salvatore Di Giacomo che fu colpito subito dalla bravura della giovane, la volle nel cast del suo dramma e ne divenne amico.
Fu un rapporto amicale duraturo, tant'è che lo stesso scrittore volle ed ottenne di cambiarle il nome d'arte: la ragazza si chiamava Elena Seracini Vitiello, e don Salvatore la trasformò in Francesca Bertini.
Alcuni anni dopo, l'attrice volle ricambiare la stima e l'affetto che aveva ricevuto: nel 1915 era diventata una grande star del cinema muto, a livello internazionale.
Memore del suo esordio in teatro, volle portare a cinema il dramma di Di Giacomo "Assunta Spina".
Lo fece, da interprete e da produttore: il successo fu enorme, le sale si riempirono di spettatori e ancora oggi il film rappresenta uno dei momenti alti della cinematografia muta italiana. In tutto questo fervore, che cosa avrebbe potuto fare mai una donna di provincia, addirittura di un paese di provincia quale era Nocera, per farsi sposare da Salvatore Di Giacomo, al centro della vita culturale della grande Napoli?
Elisa era consapevole di tutto questo: quando si recava nella grande città per incontrarsi con Salvatore, le capitava spesso di ritrovarsi nelle quinte di un teatro ad attendere che il suo innamorato sistemasse qualcosa.
Aveva visto e capito bene quale fosse il mondo in cui il suo uomo orbitava e splendeva: ma doveva agire, tentare il tutto per tutto, e...
E il piano di mammà non era male, non era niente male... Semplice ma funzionale, ora andava applicato, stava a lei.
Francesco Caso