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Amore e gelosia (XXXV)



XXXV

Dico la verità: mi sarebbe piaciuto stare nei panni di Salvatore Di Giacomo, il grande poeta, quando don Alessandro, il prete di Nocera Inferiore, gli pose così, ex abrupto, la domanda finale:

– Don Salvato'... ma voi l'avete veramente l'amante, la grande attrice? – e lo guardava! e come lo fissava!

Con gli occhi da fuori, la lingua quasi penzoloni, lo sporcaccione voleva sapere, voleva notizie sullo scandalo, e magari pure qualche particolare erotico, così poi al suo misero paesello avrebbe detto, poi ritirato, poi rifatto sapere che lui sapeva, "eeeh, cose enormi, cose mai sentite, cose di città... e sporche eeeh! e la povera Elisa che aspetta e passa p' 'a vetrina, mente 'o napulitane fa la bella vita!".

Pensando a tutto questo, don Salvatore prima si gonfiò, poi esplose:

– Ma don Alessandro, che cacchio state dicendo? ma facite 'o vere o pazziate? ma per chi mi avete preso? Io songhe n'omme serio, io voglio bene ad Elisa e a nisciune cchiù! – Tirò un respiro e: – Ma cumme campate 'nda chillu paese, facenne sule nciucie? povera Elisa mia, mò overamente capisco! ma io me la porto a Napoli e la tolgo da quel paesaccio e dalle malelingue!

Don Alessandro si fece quanto un pizzico: aveva fatto una gaffe, e che gaffe! E mò come se la cavava? La curiosità irresistibile di sapere lo aveva messo in una brutta situazione, ora doveva rimediare...

– Don Salvatore, perdonatemi, stavo scherzando, così, tanto per dire... quello... al paese davvero non fanno altro che parlare di voi... siete un personaggio famoso, le vostre canzoni sono sulla bocca di tutti e poi... sapete com'è... il teatro, le attrici, quelle donne bellissime che vi circondano sempre... – e poi gli sfuggì involontariamente, con un sospiro – Beato voi! Beato voi!

Il poeta si acquietò e si mise a ridere:

– Don Alessandro, ma quasi quasi ve piacesse na bella napulitanona? Ma vuie appartenite a Dio, 'e femmene ve le dovete scordare! – e fece una di quelle risate squillanti che a Napoli tutti conoscevano.

Il prete si fece quanto un pizzico, poi assunse l'aria indignata.

– Ma che dite, don Salvato'! io dicevo così... tanto per dire... cose da uomini... pecché poi alla fine sempre un uomo sono anch'io... ma per carità, mai, mai una cosa simile! Una bella napoletana! a me! una di quelle coi capelli neri neri, con gli occhi neri come due carboni, con un paio di cosce piantate a terra, un paio di spalle, un seno duro e prorompente, una così insomma... mai! non ci voglio neanche pensare, io devo curare le anime, le mie pecorelle... A Don Salvatore venne da ridere ancora più forte: il prete una napoletana così ci faceva un pensiero eccome! quello se la sarebbe mangiata viva!

– Va buone, don Alessandro, lasciamo stare, non ci pensiamo più... pensiamo piuttosto a come sistemare i miei problemi con Elisa... voi cosa proponete?

Il prete colse a volo la scappatoia:

– Don Salvatore, oggi siamo diventati più amici, e ho l'obbligo di aiutarvi fino in fondo... dunque , io avrei pensato che... – e si mise a parlare fitto, mentre don Salvatore ascoltava attento e ogni tanto annuiva...


Francesco Caso



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