Questa testimonianza ci è stata fornita direttamente dalla voce dell'interessato Antonio Battilo, classe 1939, per il tramite di un nostro lettore del blog, il caro amico Luigi Battilo.
La famiglia Battilo, pescivendoli ambulanti per tradizione familiare al largo Santa Croce a Portici, per generazioni hanno sempre abitato a Palazzo Capracotta, meglio conosciuto come 'o palazzo 'e Peppe 'e Catiello, nonno del dott. Saldamarco.
Ricordiamo ai nostri lettori che la struttura attuale con pianta a libro risale più o meno agli inizi del '700. Appartenuto alla famiglia Capece Piscicelli, duchi di Capracotta, ha rivestito nel corso dei secoli varie destinazioni d'uso, prima sede della Curia, poi prigione e poi sede del Municipio in epoca borbonica e post-unitaria.
Vi pubblichiamo anche due mappe, una di fine '700 ed un'altra di fine '800 dove si possono rilevare lo stato del palazzo all'epoca con la presenza del giardino al suo interno.
Ci racconta Antonio che lui e la sua famiglia vivevano al primo piano insieme ad altre famiglie, tra cui quella del dott. Saldamarco. Le condizioni di vita erano al di sotto degli standards attuali ovvero c'erano bagni comuni ma comunque c'erano due fontane e due giardini su due livelli.
Il signor Antonio ha vissuto tutta la sua infanzia e la sua adolescenza fino al matrimonio nel Palazzo e ricorda con viva commozione i vari eventi che si sono succeduti. Ricorda le botteghe storiche che erano presenti sulla facciata del Palazzo, ovvero botteghe di macelleria della famiglia Iodice, detto 'o Signurino, che erano anche proprietari nello stabile. Nel cortile interno c'era la bottega per le tende da paracadutista del sig. Armando Senatore e verso l'angolo della strada la bellissima salumeria dell'avvocato Coppola, con giardino interno, padre del dott. Gabriele Coppola.
Nel Palazzo la famiglia Battilo era molto numerosa e lo stesso Antonio ci raccontava che in una stanza del Palazzo vivevano in nove.
Ma l'episodio più significativo della vita di Antonio avvenne all'incirca in un'estate, forse, del 1962, quando durante la notte sentì un boato tremendo e si accorse che parte del solaio della sua stanza cadde sopra di lui. Non convinto, visto il clamoroso boato, si precipitò al piano di sopra in corrispondenza dell'appartamento della famiglia Iodice constatando che tutti loro erano rimasti sotto una massa di detriti e calcinacci. Nonostante l'oscurità e la polvere sollevatasi riuscì a trarre in salvo i genitori ed i figli che erano rimasti sotto. Intanto gli altri abitanti del Palazzo avevano chiamato i vigili del fuoco ma l'improvviso intervento di Antonio riuscì sicuramente a salvare delle vite umane.
La conseguente inalazione della polvere provocò ad Antonio, una volta giunto sul ballatoio del palazzo, uno svenimento e fu necessario l'intervento di alcuni sanitari giunti sul posto.
L'accaduto fu ricordato su diverse testate giornalistiche nelle cronache locali (speriamo di trovare i giornali dell'epoca) ed Antonio Battilo fu convocato in Comune qualche settimana dopo per ricevere un encomio pubblico ed anche una somma in denaro.
Dopo quest'episodio e visto l'ormai stato di precarietà del Palazzo stesso, tutti gli abitanti furono trasferiti a via Tironi di Moccia.
Quello che resta dell'ormai antico palazzo sta solo nella memoria di Antonio e di chi ci ha abitato o vissuto per un po' della sua vita.
Luigi Cozzolino
Fonte: https://www.bloginresina.it/, 2014.