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Antonio De Simone: umanesimo, spiritualità, cultura (II)



Spiritualità francescana, agostiniana, familiare

Non una spiritualità di tipo intimistico, ma un «camminare insieme con fede secondo lo Spirito». La fede è incontro tra due inquietudini: quella di Dio e quella dell'uomo. Il cuore inquieto è il cuore dell'uomo che non si accontenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama. Dio è inquieto verso di noi, è in cerca di persone che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine.

Pur avvertendo un senso di inadeguatezza e di frustrazione, l'uomo-donna di oggi deve umilmente imparare a convivere con la "galassia dei frammenti", da ricondurre pazientemente al Vangelo, deve avere una straordinaria capacità di leggere il quadro interiore complessivo, camminare ispirati dallo Spirito. Esposto alle difficoltà che si incontrano in una società pluralista e differenziata, in un tempo di grande eterogeneità di situazioni, di ambienti e di sensibilità, bisogna imparare a convivere con la "modernità". Sapendo di avere un messaggio "altro" e spesso dissonante, ben conoscendo i suoi codici comunicativi, le sue abitudini e le domande profonde, è necessario far emergere le differenze e coltivare con sapienza e pazienza la centralità dell'azione di Dio. In una parola "camminare secondo lo spirito".

 

Spiritualità francescana

Affascinato da san Francesco, fedele interprete della Sacra Scrittura, Antonio De Simone ha scelto la "sua" spiritualità, riconoscendo nella natura come uno splendido libro nel quale Dio parla e trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà, ed elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza. La natura è qualcosa di più che un problema da risolvere, è «un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode». Quando ci si rende conto del riflesso di Dio in tutto ciò che esiste il cuore sperimenta il desiderio di adorare il Signore per tutte le sue creature e insieme ad esse, come appare nel bellissimo cantico delle creature, lodare Dio. «Laudato sie, mi' Signore cum tucte le tue creature». La scoperta di questa presenza ha stimolato, in Antonio De Simone (già padre Emanuele), la spiritualità francescana e lo sviluppo di tutte le virtù teologali e cardinali. Siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, «una comunione sublime che ci spinge a un rispetto sacro, amorevole e umile».

 

Spiritualità agostiniana

Anche la spiritualità di sant'Agostino ha influito nella sua vita. Il modo di sentire Dio ha qualcosa di nuovo. Supera la percezione della tradizione orientale (Dio è presente nella verità oggettiva dell'essere e dei gesti). Supera la concezione etica (Dio come incontro che indica il cammino della giustizia). Supera la percezione sociale della tradizione latina di Cipriano e Ambrogio. Il centro del suo interesse è più profondo e affascinante.

Parte da una percezione di Dio radicalmente personale e psicologica: Dio è il "Tu" presente ed eterno con cui si confronta la parte più profonda dell'essere umano. «Desidero conoscere Dio e l'anima. Nulla più» (Soliloqui 1,2-7). Dal rapporto personale e interiore fra Dio e l'anima derivano i tratti essenziali della sua teologia. Le Confessioni, i Soliloqui e la sua tormentata vita sono le fonti.

Ciò che rende attuale oggi l'intuizione agostiniana è lo stile affettivo e personale di presentare Dio. Dio si manifesta nel profondo del cuore, dove ognuno può incontrarlo e amarlo. Dio coinvolge pienamente l'uomo, è il suo interlocutore, l’amico, l’amante. Non è il "buon Gesù" che accompagna romanticamente il cammino della vita, è il principio di ogni essere e pensiero. È una presenza interiore, personale, presenza di un amore assoluto, gratuito, a cui non si trova il modo di corrispondere. Qualsiasi leggerezza diventa insopportabile, compreso il furto adolescenziale di un cesto di pere, gettate poi ai maiali, su cui Agostino si sofferma con un accanimento che fa quasi sorridere (Confessioni 2,4-10). Forse la sua coscienza è troppo scrupolosa? Certamente no. È una spiritualità "alta" che ha la sua impostazione teologica e psicologica. Nell'economia di mercato un furto di pere è poco o nulla, nell'economia di Dio di un amore personale vissuto nella più limpida interiorità, quelle pere denunziano la miseria di quello che sono.

La relazione psicologica e personale con Dio coinvolge il desiderio profondo della persona ed esercita un fascino anche nell'uomo del duemila. «Signore Tu ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te». La consapevolezza della presenza di Dio nella propria vita richiede sacrifici, rinuncia, impegno, lotta. Agostino ha compreso, afferma Romano Guardini, che Dio è «gloria che ci getta in ginocchio, tesoro che rende felici. Egli ebbe la pacificante certezza di chi finalmente ha capito, ma anche assaporato, la beatitudine dell'amore che sa: questo è tutto e mi basta».

 

Spiritualità familiare

Il cambiamento di vita dopo gli anni '70 ha influito anche sulla spiritualità. La vita di famiglia non è come un fiume tranquillo. È una strada fatta di salite e discese da percorrere, accordando il proprio passo con quello degli altri. Pur con tanti problemi e difficoltà si richiede la forza e la volontà di restare insieme e camminare insieme. L'origine della parola "coniugi" vuole dire che i due sono conjuncti, attaccati insieme (cum) allo stesso giogo. Non possono più camminare come vogliono, ma accordare il proprio passo a quello dell'altro. La forza e la serenità di una famiglia è "appoggiarsi" l'una sull'altro e vincere le difficoltà grazie alla sicurezza e alla rassicurazione che i coniugi esprimono reciprocamente. Ciascuno si sente "sostenuto" e reso "vivo" dall'altro per quello che è, dalla sua forma caratteristica e irripetibile. Questa volontà di incoraggiare la libertà e l'originalità dell'altro rivela uno degli aspetti di Dio. Avere per orizzonte il Dio di libertà e un appello a purificare sempre più la relazione.

Anche la gioia delle figlie Raffaella e Simona e l'esperienza della sofferenza insieme alla moglie Anna, ha accentuato la spiritualità familiare. Esperienza accolta con gioia, occasione di crescita, prova di fedeltà. Quando il dolore bussa alla porta e ci si trova nudi di fronte al suo destino si apre un bivio: Dio non c'è oppure si leggono alla luce di Dio gli avvenimenti. Nel primo caso si rischia la solitudine, lo stordimento, la disperazione, nel secondo si abbraccia la speranza e si riesce a coniugare - non senza fatica e tormento - dolore e amore, comunione e salvezza. Il dolore è uno dei "linguaggi" di Dio. Ci rivela quanto veramente ci affidiamo a Dio, «se a Lui torniamo dopo esserci levati in piedi e tornati in noi stessi». Il dolore più che la gioia ci svela fino a che punto sappiamo amare gli altri ed entrare, perciò, tenendo gli altri per mano, nel cuore di Dio. È questo uno degli aspetti della spiritualità familiare.


Osman Antonio Di Lorenzo



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