Antonio Trotta, sindaco di Sulmona dal 1976 al 1981, socialista, se n'è andato, in silenzio.
Al funerale, celebrato proprio nei giorni di festa, c'erano i compagni di partito, c'erano quelli che furono con lui compagni d'avventura nell'amministrazione della città, c'erano molti cittadini. Mancava il Comune di Sulmona, che non ha avuto la sensibilità nemmeno di inviare il gonfalone, come è prassi per ex sindaci ed ex consiglieri. Un'assenza che la dice lunga sulla statura politica, culturale ed umana degli amministratori attuali di Sulmona.
Eppure Trotta, per la città di Ovidio, ha rappresentato un uomo della svolta. Quella da lui guidata fu la prima amministrazione "di sinistra". Nata sull'alleanza tra Partito socialista, Partito comunista, Partito socialdemocratico ed i transfughi democristiani di Democrazia popolare. La giunta era composta da uomini di spessore, nati intorno alla guerra, divenuti adulti nel periodo della ricostruzione e del boom, che ebbero il sogno di trasformare Sulmona in qualcosa di diverso da quel borgo contadino che era. Intendiamo riferirci a Giuseppe Evangelista, Giovanni Presutti, Giuseppe Guerra, Paolo Pizzola, Franco La Civita, Rino Di Fonzo.
Quelli furono gli anni dello sviluppo urbanistico programmato e controllato, con la nascita del rione Cappuccini, prevalentemente caratterizzato da case in cooperativa. Quella scelta portò in città tanti uomini e donne provenienti dai paesi vicini, attratti dalle opportunità occupazionali che la città offriva. In sostanza, grazie a quella intuizione, Sulmona divenne realmente una "città territorio".
Furono anche gli anni del consolidamento degli insediamenti industriali "forti". Dalla Fiat, all'Ace Siemens, alla Tonolli. Solo queste tre aziende, infatti, occupavano oltre tremila persone. Portavano nel territorio reddito, risorse economiche e crescita culturale e civile.
Furono anche gli anni del dibattito, questo per la verità piuttosto accademico, sul Compartimento Ferroviario e sul secondo casello autostradale. La città cresceva, partecipava, dibatteva. Sulmona, grazie a quella generazione di amministratori guidata da Antonio Trotta, con buon senso e respiro culturale, diffondeva nel resto della regione l'immagine di una comunità tranquilla, coesa e consapevole.
Poi quell'esperienza finì. Prevalsero le ambizioni personali della generazione successiva, espressione della temperie degli anni '80. Nel tessuto industriale, acefalo e fragile, si aprirono le prime crepe che nessuno riuscì a dominare. Quegli amministratori, con storie personali diverse, tornarono lentamente nei ranghi. Scomparvero assorbiti dalla professione quotidiana. E vennero i tempi bui, che durano tuttora.
Ecco, vorremmo che anche nel nome di Antonio Trotta, l'ultima generazione della classe dirigente sulmonese avesse uno scatto d'orgoglio. Credo che Sulmona, a Trotta, questo lo dovrebbe!
Pasquale D'Alberto
Fonte: https://www.zac7.it/, 16 gennaio 2010.