Nell'Archivio Vescovile di Teramo è stata ritrovata una lettera che, una volta analizzata, ha monopolizzato la mia attenzione. Si tratta di una richiesta di chiarimento, inviata il 27 maggio 1946 da Aristide Castiglione (1899-1949) a mons. Gilla Vincenzo Gremigni, allora vescovo di Teramo. L'eccezionalità della scoperta risiede proprio nella figura del Castiglione, figlio del maestro capracottese Salvatore (di cui ho parlato qui) che, una volta trasferitosi a Giulianova (TE), vide divampare in sé la fiamma del socialismo, tanto da diventare corrispondente dall'Abruzzo per l'Avanti.
Ragioniere capo della ditta De Santis, a quel tempo leader nel commercio di ferramenta, nel '46 Aristide Castiglione era un esponente di spicco del Partito socialista, in particolare di quell'area riformista che aveva avuto come punti di riferimento Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Dopo essere stato in lizza per ricoprire la carica di sindaco a Giulianova, nella primavera del 1946 Castiglione era impegnato, in quota Psi, come candidato alle elezioni per l'Assemblea Costituente, la cui lista era capeggiata da Secondo Tranquilli, meglio conosciuto come Ignazio Silone. Nella lettera menzionata in apertura Aristide chiedeva al Vescovo se, in quanto militante socialista, egli fosse libero di far da padrino alla cresima del nipote, che aveva tenuto a battesimo nel 1936.
Pochi giorni prima, infatti, le diocesi d'Abruzzo avevano diramato una comunicazione, rivolta a clero e fedeli, sulle nuove norme comportamentali da tenere nei confronti di personaggi anticlericali e marxisti. Quel documento, datato 9 maggio, prevedeva che chi seguiva tali dottrine non potesse far da padrino nel battesimo e nella cresima, amministrare i beni ecclesiastici e far parte di comitati e commissioni di feste religiose. La risposta alla lettera di Aristide Castiglione, scritta dal vicario generale del Vescovo, non tardò. Il 3 giugno 1946, infatti, don Adolfo Binni comunicò al ragioniere che «le censure quindi comminate la riguardano se la S. V. in coscienza aderisce a quelle idee».
Aristide Castiglione non tentennò. Nonostante avesse ricevuto la benedizione di mons. Gremigni, rinunciò a fare il padrino al nipote e riferì l'episodio anche al suo referente politico, Ignazio Silone, un uomo troppo saggio per lasciarsi andare a facili improperi verso la Chiesa e i suoi rappresentanti.
La storia finisce qui ma voglio sottolineare come la Chiesa, a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II, abbia cambiato rotta, diminuendo sensibilmente il numero di condanne e scomuniche impartite. Decisa, in una visione cosmopolita, a perdonare tutti e ad accogliere tutti tra le proprie braccia, la Chiesa di Roma ha rinunciato al suo ruolo etico e, se è vero che oggi difficilmente porrebbe il veto a un padrino socialista, è altrettanto vero che un padrino socialista mai si sognerebbe di chiedere il consenso al clero per cresimare un parente. I muri ideologici che sono stati innalzati - tanto dalla Chiesa quanto dai partiti di massa - nel primo dopoguerra, non solo hanno dilaniato il tessuto sociale dell'Italia, portando allo scontro (non solo verbale) cittadini dello stesso Paese, ma hanno ottenuto il risultato di indebolire tutti, indistintamente, indefinitamente.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
E. Biagi, I quattordici mesi. La mia Resistenza, a cura di L. Mazzetti, Rizzoli, Milano 2009;
G. Bocca, Storia dell'Italia partigiana: settembre 1943-maggio 1945, Feltrinelli, Milano 2012;
A. V. Castiglione, La inmigración italiana en Santiago del Estero. El inmigrante Giovanni Castiglione (1858-1903), El Liberal, Santiago del Estero 2006;
O. Di Stanislao, Clero e fascismo nella Diocesi aprutina, in C. Felice e L. Ponziani, Intellettuali e società in Abruzzo tra le due guerre. Analisi di una mediazione, Bulzoni, Roma 1989;
E. Marinaro, I socialisti (e gli altri) nell'Abruzzo teramano: 1896-1949, Verdone, Castelli 2011;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. II, Youcanprint, Tricase 2017;
I. Silone, L'avventura d'un povero cristiano, Mondadori, Milano 1968.