Silenzio sui muri,
silenzio sulle strade,
silenzio anche su quei volti parlanti
arrugginiti dal tempo,
scavati nella sofferenza,
nella sopportazione, nel sacrificio,
dalle lunghe, fredde solitudini
delle infinite stagioni nevose;
immagini di cera
trasparenti di storia,
di nostalgie, di passato;
pupille profonde che ti giudicano
mentre con esse ti scontri,
t'interrogano prima d'incontrarle
ed a lungo ti seguono,
dopo averle incontrate,
assìse sulle sedie antiche
davanti alle soglie scaldate
dall'ultimo sole
misteriose d'una arcana strategia
fatta d'indifferenza e d'attesa:
dentro, capaci di piangere e
soffrire sevère
per non decadere dal rude orgoglio
della gente montana.
Silenzio ancora sulla piccola campana,
muta ed immobile anch'essa
sul quadro del vecchio pittore,
che fa bella mostra di sé
senza più suonare,
senza più annunciarli
i vespri e le ave marie.
Potessi voltarmi e ascoltarlo
quel suono tenue vibrante a distesa,
ora come nel famoso giorno di festa;
come allora parlargli e sorridere
mentre a me sorrideva e parlava;
ora come allora,
in quel settembre bambino.
Ugo D'Onofrio
Fonte: U. D'Onofrio, Vorrei... dall'eco dei miei monti, San Giorgio, Campobasso 1979.