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Con la Balilla a Chieti


Remo Sammartino
Remo Sammartino (1913-2006) passeggia per Agnone dopo la sua prima elezione al Senato.

Nei giorni che seguirono la mia prima elezione al Parlamento, tra gli amici che, per la verità, da ogni parte della regione e delle aree limitrofe, mi diedero l'onore di venire a complimentarsi della vittoria, era venuto anche il comm. Ciro D'Agnone, ingegnere capo dell'Amministrazione Provinciale del Molise. Accommiatandosi, nell'andirivieni di quei giorni di fine aprile 1948, lo accompagnai oltre la soglia del portone di casa, fino alla macchina. Fu in quel breve percorso che l'illustre amico, vecchio non tanto d'anni quanto di esperienza e conoscitore profondo di progetti dormienti nei cassetti, fermandosi, mi disse: ora che siete onorevole avrete molte cose da fare. Ma una ve la voglio segnalare particolarmente, perché la sua realizzazione gioverà molto ad Agnone ed alla zona dei paesi alti.

Nella limitrofa provincia di Chieti era stata costruita, prima della guerra, la strada provinciale n. 100, che, partendosi da Monteferrante, per Roio del Sangro e Rosello, avrebbe dovuto raggiungere la nostra strada Montesangrina (nei pressi del Guado Liscia, da dove si sarebbe dipartita la strada, allora ancora nella mente di Dio, per Capracotta). Sta di fatto che la provinciale n. 100, partita da Monteferrante, s'era fermata, da oltre un trentennio, a Rosello. Fino a quei giorni, quei Comuni del versante Sangro, legati per antica tradizione di studi e di commerci con Agnone, potevano raggiungere il mio paese soltanto a dorso di mulo, per vie mulattiere, o, per via rotabile verso S. Angelo del Pesco, salire poi a Pescopennataro e di lì scendere le balze del Monte S. Onofrio fino ad Agnone. L'invito del vecchio funzionario, perché io mi fossi dato da fare a realizzare il completamento della strada stessa, che s'era fermata a Rosello, mi suonò imperioso. Si trattava di costruire quei sette chilometri di strada rotabile, che, dal Guado Liscia, raggiungessero il Comune di Rosello.

Su quei paesi la guerra era passata lasciando terra bruciata.

Le popolazioni, pur essendo di altra giurisdizione politica ed amministrativa - non era ancora spuntata la stella di Remo Gaspari, che sarebbe stato eletto nel 1953 - vedevano nel parlamentare agnonese l'amico geograficamente più vicino, che potesse non ricusare la domanda di aiuto.

I miei contatti con quelle comunità e le rappresentanze locali erano divenute frequenti e persino intensi. In tale contesto, tutto assolutamente umano, il consiglio dell'ing. D'Agnone non fece che sollecitare in me le spinte dovute. In definitiva, quel nastro di strada rotabile avrebbe avvicinato alle nostre zone montuose quelle popolazioni, allora bisognose di tutto e collocate in area geografica assai distante dai centri di governo della provincia.

E diedi inizio all'azione.

In quell'epoca non avevo una macchina mia. Nei viaggi, che ormai si imponevano, vari amici si offrivano di accompagnarmi con la propria automobile. Per raggiungere Roma, il martedì mattina, salivo sull'autolinea Vasto-Gissi-Agnone-Roma, in partenza verso le otto e in arrivo nella capitale verso le ore 16. Fu in uno di questi viaggi che conobbi l'avv. Remo Gaspari, proveniente dalla sua Gissi. Faceva anche lui, nella provincia di Chieti, politica democristiana e studiava a diventare Ministro. L'amicizia tra noi due diventò salda in quei giorni. Neppure gli steccati che si sarebbero alzati negli anni seguenti, nell'ambito dello stesso partito, sono valsi ad offuscarla. Viaggiando insieme per Roma, facevamo sosta a Cassino prima di riprendere la vecchia via Casilina. Là, in un quasi baraccone della martoriata città, consumavamo il pasto: era di rito la zuppa di fagioli. Noi due, l'autista e il fattorino, ci sentivamo soddisfatti e quella sosta, in quel meandro di fumo e di cucina verace, costituiva un autentico ristoro.

Per realizzare dunque la strada da Rosello all'innesto con la Montesangrina (bivio Pescopennataro-Agnone) bisognava prendere contatti con le autorità di Chieti. E, un bel giorno, vi andai. Mi portò la Balilla di don Federico e, utile compagno di questo, penso che il problema possa essere affrontato ed inserito nei programmi per le aree interne del Mezzogiorno.

Con questo suggerimento, condito da fiduciose affermaioni di solidarietà, torno ad Agnone. Penso a quale professionista possa dirsi disposto ad approntare lo studio progettuale richiesto, senza alcuna certezza di compenso in denaro. Ne individuo due: Sergio Iadanza e Giacomo Di Pasquo, ingegneri all'inizio della professione, quindi senza cumuli eccessivi di lavoro. Li chiamo al mio studio, espongo loro il problema, dico chiaramente che il lavoro dovrà essere fatto senza alcun impegno né mio né del Comune. Resta comunque sincero il mio impegno ad adoperarmi che cada su di essi la scelta per l'incarico del progetto esecutivo quando e se l'opera sarà stata inclusa nei programmi ufficiali della Regione.

I due interlocutori accettarono ed assolsero l'impegno.

Due mesi dopo - ottobre 1976 - sono io stesso a portare l'elaborato al presidente della Giunta regionale. Lo trovo che sta allestendo una valigia di documenti. Sei fortunato, mi dice, sto preparandomi a partire. Domani vado alla Cassa per il Mezzogiorno. Porterò quindi anche questo progetto e la domanda.

A dicembre dello stesso anno, la realizzazione della strada di fondovalle Verrino, passata attraverso il vaglio degli Organi esecutivi della Regione, entrò nel Progetto Speciale 33 per le aree interne del Mezzogiorno e fu assunta ai numeri P.S. 33/P/897/SC.

Il resto si sa. Grazie a Dio, la strada si sta realizzando. È arrivata al santuario di S. Lucia. Quando sarà arrivata al viadotto dell'A.N.A.S. sul Verrino, per proseguire verso Colle Lapponi, a servizio di Capracotta e di Pescopennataro, l'area agnonese sarà stata arricchita di questa arteria. Della quale... si parlava, si riparlava e, accomiatandoci dopo gli incontri, fatti di parole e di auspici fumosi, ci si salutava con la frase fatta e consunta: ne riparleremo la prossima volta.


Remo Sammartino

 

Fonte: R. Sammartino, Il Molise dalla ricostruzione allo sviluppo. Spigolando tra i ricordi, Cinque Lune, Roma 1992.

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