Ecco un posto da non farsi scappare prima che, chissà, qualcuno o qualche cosa lo stravolga. Tanto poco conosciuto, quanto noto per una battutaccia alla Sordi: «Che, vieni da Capracotta?», a compendiarne l'isolamento montano e il nome rusticale. Ebbene, proprio Capracotta è sede di uno dei più antichi sodalizi di sport invernali d'Italia (fondata dai soci locali e napoletani del Tci nel febbaio del '14) e vanta una delle più - se non la più bella - tra le piste da fondo dell'Appennino, omologata Fisi: la pista di Prato Gentile con il suo piccolo rifugio. Sciando per i 10 chilometri dell'anello maggiore (ve n'è anche di più brevi, e sono avviati lavori per aggiungere un tratto più impegnativo), si sbuca dal folto dei faggi su squarci di paesaggio memorabili, mentre si possono individuare sulla neve, le pedate di cinghiali, lepri, e perché no? lupi.
L'intensa e lunga pratica delle competizioni dello Sci Club Capracotta non si limita ovviamente al solo fondo, ma per il fondo, questa cittadina a 1.421 metri s.l.m. è l'ideale, posta com'è su di una sella tra i monti Capraro (m 1.730 slm) e Campo (1.746), ricca di pascoli, di faggete e di rari abeti bianchi, che libera lo sguardo sulle valli del Sangro, del Verrino, sulle Mainarde, la Maiella e l'Adriatico.
Capracotta è oltretutto molto bella. Chi cerca antiche architetture provinciali urbane, qui trova esempi significativi, perfettamente conservati, lindi e nobili, e nemmeno violentati da perfide periferie "moderne". Capracotta è splendidamente tenuta dalla sua amministrazione, e rispettata dai suoi abitanti. È dominata dalla sua chiesa-fortezza (addolcita di un bel barocco) la cui campana suona per una fune che dal campanile entra direttamente nella finestra della campanara.
L'inverno la neve raggiunge anche i quattro metri, e vi rimane fino a primavera inoltrata. Ora le strade di accesso sono subito sgomberate, ma negli anni '50, furono i capracottesi emigrati in America a regalare al loro paese il primo spazzaneve. Da Roma (200 chilometri), si arriva per l'A2 fino a San Vittore, e per Isernia. E si può tornare, allungando un poco, per il Parco d'Abruzzo, prendendo l'A25 a Pèscina di Silone. Napoli e Vasto sono ancor più vicine.
Si dorme al Monte Campo con bella vista sul paese, o in appartamenti privati. Si mangia, alla pecorara, "Al Pioppo".
Luciano Filippi
Fonte: L. Filippi, La bella del monte di neve, in «L'Espresso», Milano, 4 novembre 1990.