top of page

Il bello del Molise ritrovato tra borghi e sapori di casa


New York Times Molise

Certo non stupisce che tra le destinazioni must per questo 2020 ci siano Parigi o la Mongolia, il Lake District di Wordsworth e il Borneo degli oranghi, mentre ha fatto notizia la scelta del New York Times di inserire il Molise tra le 52 places to visit per quest'anno. L'annuale short list della testata americana suggerisce spesso ai lettori di scoprire città o regioni meno battute dal turismo di massa e dai vacanzieri prêt-à-porter. Eppure da Campobasso a Termoli è ancora fonte di (compiaciuto) stupore l'inserimento della piccola regione tra le Asturie e le Bahamas.

Ondine Cohane è conscia della peculiarità della propria scelta e per questo rassicura i lettori. «Mai sentito parlare del Molise? Nessun imbarazzo. Pure molti italiani non ci sono mai stati – scrive la giornalista –. Ma quelli che compiono il pellegrinaggio possono scoprire una delle aree più spettacolari del paese». Fra le attrazioni, oltre alle feste tradizionali, la Cohane menziona gli insediamenti romani come Sæpinum, la costa incontaminata (in primis Termoli), le montagne per lo sci e le vie della transumanza. «Abbandonate l'auto e ammirate i paesaggi dal treno», suggerisce infine esaltando la "Transiberiana d'Italia" che tra Sulmona e Isernia attraversa foreste e villaggi di montagna.

Il viaggio attraverso le terre molisane può toccare il borgo di Castel del Giudice, dove case e stalle in pietra sono state recuperate dall’abbandono creando l'albergo diffuso Borgotufi, circondato da filari di mele, piante di luppolo e orzo (per la birra agricola Maltolento) e arnie colorate dell'Apiario di Comunità. E poi le foreste attorno a Capracotta, il Bosco degli Abeti Soprani e il Museo della Pietra a Pescopennataro, il paesino di Pietrabbondante nato sulle morge rocciose, ma anche la Riserva della Biosfera dell'Alto Molise (Mab Unesco) tra il bosco di Collemeluccio e la foresta protetta di Montedimezzo. Tra i siti preistorici a Isernia e il Museo della Campana della Pontificia Fonderia Marinelli ad Agnone si respira invece la storia di queste terre.

Viene da chiedersi, allora, come i molisani doc sentano la propria terra e quali siano i sapori e i luoghi capaci di restituire il genius loci.

Marco Giannantonio e Maurizio Mastrangelo sono due molisani emigrati a Dublino, portando i sapori di casa al ristorante Pinocchio e con corsi di cucina, mentre con Flavour of Italy accompagnano gli irlandesi nel Belpaese. «I piatti della memoria sono legati al maiale, da sempre sulle tavole del Molise contadino – dice Giannantonio –. Viene usato per il ragù sui cavatelli, gran piatto regionale come il torcinello di agnello». I luoghi dell'anima sono i borghi di San Giovanni in Galdo, dove alcuni giovani combattono lo spopolamento, e Ripalimosani con le sue tradizioni culinarie.

«La nostra è una cucina povera, legata alla tradizione contadina – riecheggia Pasquale Moscufo del Vecchio Tratturo a Montefalcone nel Sannio, un piccolo borgo di montagna che merita una visita –. I salumi sono la base e la punta di diamante è la ventricina, fatta con il guanciale e il peperone piccante».

Partita per studiare economia, Stefania Di Pasquo è tornata nel 2013 (dopo la scuola di Niko Romito) per aprire Locanda Mammì ad Agnone e tra i sapori fondanti cita i formaggi, «in particolare vanno assaggiati il caciocavallo e la stracciata, ma poi anche la zuppa alla santé e le ostie», dice la chef che invita a scoprire la città della 'Ndocciata e della fonderia pontificia di campane. Anche Stefano Rufo ha girato fuori regione, ma poi un richiamo ancestrale lo ha riportato alle pendici delle Mainarde - che invita a scoprire per un'esperienza slow - dove ha aperto la Locanda Belvedere; prepara anche un piatto della memoria: il raviolone scapolese ripieno di patate, bieta, salsiccia, pancetta, carne macinata, scamorza, formaggio e uova.

A Isernia, Existo nasce con lo chef Marx Di Nella in cucina e il sommelier Carlo Pagano in sala che rivela: «il tartufo bianco delle nostre terre è straordinario, ottimo con i piatti semplici» e suggerisce una piccola chicca: il castello dei Principi Pignatelli di Monteroduni.

A Termoli lo chef dello Svevia, Massimo Talia (presidente regionale della Federazione Italiana Cuochi) gioca la carta del mare con un "intruso" originale e autoctono. «Qui sull'Adriatico i piatti della tradizione come il brodetto, 'u pappone, la pescatrice e le seppie ripiene hanno un elemento in comune – spiega – il peperone: cornetto verde fresco o peperoncino pestato». Sulla costa è rimasto solo uno dei tradizionali trabocchi e per raggiungere il luogo dell'anima Talia si allontana verso il santuario di Castelpetroso, «un pezzo di gotico fiabesco incastonato tra le montagne».


Giambattista Marchetto

 

Fonte: G. Marchetto, Il bello del Molise ritrovato tra borghi e sapori di casa, in «Il Sole 24 Ore», Milano, 20 gennaio 2020.

bottom of page