Domenica, 16 corrente, una folla di persone, chi a piedi, chi a cavallo, il nostro Vescovo a capo, monache, preti, popolani, signore, bambini, si accingevano ad ascendere il nostro monte Campo, alto a 1.700 m. e donde si veggono ben 7 province. La strada tutta a zig-zag, che vi conduce, sembrava un serpente nero che lentamente si muovesse. Lo spettacolo, allietato dal sole che splendeva nel suo massimo fulgore, era sorprendente. Ma che cosa attirava tutta quella gente? Ecco. Sulla sommità del monte, a cura del nostro chiarissimo arciprete Falconi, e mercè una pubblica sottoscrizione, era stata innalzata una croce, ed il nostro ben amato Vescovo era venuto appositivamente per benedirla. Tutti, quindi, incoraggiati dalla bella giornata, vollero prender parte alla cerimonia, respirare l'aria pura della montagna e distrarsi dalle quotidiane cure.
A pie' della Croce, che misura l'altezza di ben 13 metri, era stato improvvisato un altare, e Monsignore vi disse la messa. La gente continuava ad affluire, e adagiata alla meglio, in piedi o seduta sui macigni, reverente assisteva alla funzione. Dopo la messa e la benedizione fu cantato il "Te Deum" ed il Vescovo pronunziò, con franca ed illuminata parola, il discorso di occasione.
La bella e cara funzione fu chiusa con evviva a Gesù Redentore. Le duemila voci che si levavano al Cielo erano a testimoniare che opera nel mondo lo spirito di Cristo.
Alle 11 tutto era terminato, e Monsignore, a piedi, faceva ritorno in paese. Molti e molti però vollero prolungare il godimento della festa, ammirare lo splendido panorama che di lassù si gode, e soddisfare le esigenze dello stomaco, che erano divenute inquietanti.
Che s'istituisca una festa campestre ogni anno, era il voto di tutti, e così mi auguro che sia.
Non so chiudere questa breve relazione senza inviare un plauso sincero al nostro Vescovo che, animato da vero zelo apostolico, vuole di persona risvegliare ed accrescere la fede nei popoli affidati alle sue cure, e guidarli per le vie della giustizia e della verità
Donatantonio Amicone
Fonte: D. Amicone, Echi molisani, in «Eco del Sannio», VII:18, Agnone, 25 settembre 1900.