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Biblioteca Altosannita #4: Carovilli


Carovilli
Panorama di Carovilli (foto: A. Di Girolamo).

È passato molto tempo dall'ultima volta. Mi riferisco alla promessa di offrire alle comunità altomolisana ed altosangritana una raccolta di riferimenti letterari che menzionassero tutti i 63 comuni di quell'area geografica. Accanto al lunghissimo lavoro ancora in corso su Capracotta, molti avranno avuto modo di leggere quel che ho pubblicato per Agnone, S. Angelo del Pesco e Pescopennataro; oggi torno, dopo quasi un anno e mezzo, a proporre nuove scorribande nella letteratura italiana e internazionale che, stavolta, citino in qualche modo il paese di Carovilli.

William Hamilton

La prima menzione letteraria è del 30 dicembre 1781, rinvenibile in una missiva di William Hamilton (1730-1803), uomo dalle mille passioni e dai tanti uffici, al tempo in cui era ambasciatore di Sua Maestà Britannica presso il Re di Napoli. Persino Goethe, nel far visita a Hamilton, giudicò vastissima e disordinata la sua collezione di reperti archeologici stipati nei locali sotterranei della sua abitazione. Fatto sta che Sir Hamilton si occupò del mito di Priapo in quel di Isernia, visto che dal 1780 era stata sospesa un'antica festa, ritenuta indecente, che aveva per protagonisti i Santi Medici e per i quali non si sprecavano oggetti e simboli fallici. Bene, nel raccontare la bellezza delle donne della provincia isernina, William Hamilton citò brevemente le ragazze «puelle di Carovilli», definendole armene, come a dire che rispecchiano la perfezione dei tratti caucasici, i più ricchi e delicati del mondo.

Italian in America

Restando tra le pagine della letteratura internazionale segnalo il saggio di Eliot Lord (1851-1928) - agente speciale del 10° censimento della popolazione statunitense - sull'immigrazione italiana negli States agli albori del Novecento, intitolato semplicemente "The Italian in America". Parlando delle miniere di Krebs, cittadina ancor oggi definita Oklahoma's Little Italy, Lord ammette di aver conosciuto un ispettore che «saw affixed to the wall a list of seven thousands francs that an Italian priest had collected for the construction of a new church at Castigleone di Carovilli». In pratica vi era a Krebs una nutrita comunità di carovillesi, tanto che un prete si era preso la briga di raccogliere una bella somma da spedire in patria per ricostruire la Chiesa di S. Nicola nella frazione di Castiglione. Altre storie di emigrati carovillesi si possono trovare in "Immigrants in the Lands of Promise" di Samuel L. Baily, in "Pittsburg County" di Larry J. Hoefling od anche in "Back on the Farm" del rev. Madlyn Barry Ruch.

Adolfo Hornbostel

Se ci spostiamo dalla letteratura d'emigrazione a quella bellica, dirò che in seguito alla Grande Guerra furono tanti i licei, le università e le accademie che pubblicarono epigrafi e biografie degli studenti caduti sul campo di battaglia. Nella raccolta del Regio Liceo Ginnasio "Scipione Maffei" di Verona v'è il ricordo, firmato dal cav. Floriano Grancelli, di tal Adolfo Hornbostel - carovillese dal cognome teutonico, forse figlio d'un pretore di colà -, un ricordo praticamente scomparso nell'attuale memoria storica di Carovilli:

Adolfo Hornbostel ebbe i natali a Carovilli (Campobasso) il 6 gennaio 1897. Fino dai primi suoi anni diede prova di «singolare intelligenza, di esemplare bontà e di insuperabile attitudine». Così gli scriveva il suo professore di latino del ginnasio di Lecce, dolendosi che avesse dovuto passare alle scuole d'altra città. Pertanto il continuo mutar d'istituto (fu a Lecce, a Cuneo, ad Altamura, a Verona), conseguenza dei molti trasferimenti del padre, non nocque al progredir dei suoi studii, onde, quando fu alunno del 3° corso nel liceo di Verona, l'anno 1912-13, riuscì subito tra i migliori: carissimo a noi insegnanti ed ai condiscepoli per l'eccellenza nello studio, per l'esemplare diligenza nell'adempimento dei suoi doveri, per la squisita gentilezza dell'animo.

La docente Maria Burani, nota ai più per esser stata deputata e senatrice nelle file del centrodestra, ha pubblicato nel 1993 un romanzo storico su Celestino V, il papa-eremita che abruzzesi e molisani amano più di ogni altro padre spirituale, e che, a detta dell'autrice, non avrebbe compiuto alcun rifiuto, ma al massimo un'abdicazione. In quel bel libro a parlare è proprio Pietro del Morrone che, chiamato a Roma, descrive così un tratto del suo viaggio:

– Mi ero messo in viaggio in quei giorni perché, pur essendo freddo, il cielo, fin dalle calende, era luminoso e terso e la neve non era ancora caduta tanto copiosa da confondere le strade e rendere troppo faticoso il cammino. Ma il motivo più pressante era la tarda età di papa Gregorio, che le voci arrivate anche tra noi dicevano forte di spirito e di salute, ma dicevano anche pronto a una nuova lotta con l'imperatore Federigo che avrebbe reso le strade di nuovo insicure e preda del sanguigno spirito di guerra. Avevamo deciso di seguire la valle del Trigno fino a Carovilli, poi verso la valle del Volturno, cercando di evitare i monti più aspri e difficili in quella stagione.
Katharina Tangari

Anche se non si tratta di una scrittrice di grido e, forse, non si tratta nemmeno di letteratura nel senso pieno del termine, c'è un caso ancor più eccezionale, quello dell'austriaca Katharina Tangari (1906-1989), terziaria dell'ordine domenicano che, dopo aver vissuto la tremenda esperienza dei lager nazisti, si prodigò in opere di bene, missioni nei Paesi comunisti e traduzioni in tedesco di opere letterarie italiane. Credo che Katharina Tangari sia stata una sorta di "santa laica" e nel 1996 sono state pubblicate - postume e in lingua inglese - le sue storie su Padre Pio, il santo più amato nel Sud Italia, che ella conobbe da vicino e per il quale nutriva una vera e propria venerazione. Nel parlare del viaggio di ritorno da una visita a S. Giovanni Rotondo, la Tangari, nel capitolo "Visits without a particular request to make", scrive di un avvocato carovillese strenuamente anticlericale presso il quale ella trovò ricetto:

This villa was located in the Avelline mountains, in the vicinity of the little vacation resort of Carovilli, and belonged to a lawyer. Before we got there, my friend advised on how to behave. We were not to say that we had come from Padre Pio; in fact, we were supposed to avoid any subject having to do with faith and religion. For the lawyer was a noted freethinker and an implacable enemy of religion and would not tolerate any such discussion in his house. Further, dear Rosaria advised us not to take any flowers from the garden in the villa or to ask the lawyer for any, because he would not be willing to give them away. He kept his garden jealously and had never given away a flower from that garden to anybody. With these instructions and admonitions from Rosaria, we reached Carovilli.

Chi proseguirà nella lettura di quel racconto, scoprirà che alla fine l'avvocato di Carovilli, dopo aver ospitato Katharina, si convertirà e in successivi scambi epistolari, trasparirà tutta la sua ritrovata «reconciliation with Christ».

Insomma, al netto della letteratura bellica sulla Seconda guerra mondiale e di quella autoctona, e sebbene non si evidenzino, a una prima scrematura, menzioni letterarie di rilievo che collochino Carovilli nella grande narrativa italiana o internazionale, posso testimoniare una continua presenza del paese altomolisano nella saggistica d'ogni tempo e, soprattutto, d'ogni luogo, il che pone nelle mani degli studiosi locali di storia patria una mole di materiale non indifferente per approfondimenti storici, nuove interpretazioni e aneddoti bibliografici.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • S. L. Baily, Immigrants in the Lands of Promise. Italians in Buenos Aires and New York City: 1870-1914, Cornell University Press, Ithaca-London 1999;

  • M. Burani, Celestino V. Papa, eremita e santo, Città Nuova, Roma 1993;

  • L. J. Hoefling, Pittsburg County, Arcadia, Charleston 2008;

  • R. P. Knight, Account of the Remains of the Worship of Priapus, Spilsbury, London 1786;

  • R. Liceo Ginnasio "Scipione Maffei", Nostri eroi: 1915-1918, Mondadori, Verona 1921;

  • E. Lord, J. J. D. Trenor e S. J. Barrows, The Italian in America, Buck, New York 1905;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, voll. I e II, Youcanprint, Tricase 2016-2017;

  • M. B. Ruch, Back on the Farm. Inspirational Short Stories and Songs, a cura di H. R. Coleman, FriesenPress, Victoria 2014;

  • K. Tangari, Stories of Padre Pio, Tan, Rockford 1996.

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