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La botola di Salvatore Pitocco


Salvatore Pitocco

La Carboneria fu una società segreta ispirata a ideali liberali, in nome dei quali cercò di trasformare gli assolutismi in governi costituzionali. In Abruzzo e Molise i carbonari più attivi furono certamente quelli dell'Alto Sangro, dimostrando una straordinaria prudenza nello stabilire e nel mantenere contatti fra di loro e agendo in totale segretezza, riuscendo a mimetizzarsi nei rispettivi contesti sociali, finché non ritennero opportuno emergere dall'ombra e rivelarsi attraverso piccole e grandi imprese a cui diedero vita dal 1817 in poi.

Salvatore Pitocco, medico di Castel di Sangro, fu l'Arcipatriarca di una delle più antiche società segrete istituite in Abruzzo insieme a Tommaso Colavincenzo, nel ruolo di Patriarca, e a Camillo Sigismondi, in quello di Gran Maestro. Ben noti agli inquirenti, i tre erano i più attentamente sorvegliati dalla polizia borbonica «per attività sediziose», come si evince dall'inclusione dei loro nominativi nell'elenco dei sospetti del Distretto di Sulmona del maggio 1822. Pitocco fu un personaggio di grande rilievo innanzitutto per la carica che ricopriva (seconda solo a quella di Potentissimo Arcipatriarca), in nome della quale fece il giro degli Abruzzi per costituire vendite (sezioni della Carboneria) in svariati luoghi.

La magna storia ci insegna che nel 1820 Ferdinando I, sovrano delle Due Sicilie, fu costretto a concedere la Costituzione ai napoletani dopo che questi erano meravigliosamente insorti. Il re giurò pure di rispettarla, ma nel gennaio 1821 richiese l'aiuto degli austriaci per "destabilizzare" il nuovo governo insediatosi nella Capitale e tentare la riconquista del potere assoluto. Contro gli austriaci vennero inviate due armate - una delle quali avanzò per Castel di Sangro e Rocca Pia - ma chiaramente le potenze della Santa Alleanza sbaragliarono i costituzionalisti, tant'è che dopo pochi mesi Ferdinando revocò la Costituzione ed ogni cosa tornò al precedente status quo.

La storia minuta, invece, ci inonda di dettagli affascinanti e pregni di significato. Le truppe austriache, di stanza a Napoli, si erano infatti via via spinte nei paesi interni degli Abruzzi: giunte in Alto Sannio, accusarono Pitocco, Colavincenzo e Sigismondi di aver installato più vendite abruzzesi. Rientrato, dopo la sonora sconfitta, a Castel di Sangro, Salvatore Pitocco fu eletto «Capitano de' legionari» per gli atti di coraggio e di abnegazione dimostrati, ma l'ostilità della polizia borbonica nei suoi confronti aumentò a dismisura. Dopo quattro mesi di imboscamento, il dott. Pitocco, grazie all'aiuto dei compagni Simone Sconciafurno e Gelsomino Falcone, decise bene di trasferirsi a Capracotta assieme alla moglie e alla nipote Clementina Buzzelli, che molto lo aiutò e protesse. Ed è qui che entra in gioco il nostro paese, di cui Vi offro un frammento scritto da Francesco Catullo:

In questi tempi così turbinosi di ire politiche, di diffidenze, di vendette, il Pitocco fu preso di mira e ricercato come uno dei più accesi settari; perciò per 4 mesi egli dovette stare nascosto in Castel di Sangro, e per 3 anni a Capracotta. Clementina Buzzelli, nipote del Pitocco, raccontava che essa ogni sera doveva sollevare una pesante cateratta, perché lo zio potesse uscire da una botola, dove nella giornata viveva nascosto. In tre anni nessuno si accorse di lui, neppure quando gli morì la moglie. All'alba, lo zio ridiscendeva nella botola e la Clementina richiudeva la cateratta. Sembrano cose da leggenda, eppure son fatti dolorosi e gloriosi. La casa del Pitocco, intanto, fu occupata dai gendarmi che vi stabilirono il loro quartiere. Senza dirlo, la misero tutta a soqquadro e quando dovettero abbandonarla, non era che un ributtante porcile.

La botola dell'abitazione capracottese sotto la quale Salvatore Pitocco si nascose per ben tre anni è oggi forse impossibile da individuare. Egli tornò a piede libero a Castel di Sangro nel 1825 ma fu tormentato da continue visite e perquisizioni, finché non venne esiliato a Palermo, dove morì in carcere.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • S. Bucci, Molise 1848. Cronaca, personaggi e documenti, Enne, Ferrazzano 2000;

  • F. Caruso, Uomini della Terra, Simonelli, Milano 2015;

  • F. Catullo, L'apporto di Castel di Sangro alla unificazione d'Italia, Scuola Tip., Gavignano 1961;

  • O. Conti, I moti del 1860 a Capracotta, Pierro, Napoli 1911;

  • B. Costantini, Azione e reazione. Notizie storico-politiche degli Abruzzi, specialmente di quello Chietino, dal 1848 al 1870, Di Sciullo, Chieti 1902;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.

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