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Boys: l'amicizia, la musica e la voglia di sognare


Boys Film

Non racconta una reunion "Boys" di Davide Ferrario. La band che dà il titolo al film, infatti, nella finzione ancora si diletta a suonare, nonostante sia nata negli anni Settanta e abbia la fortuna/sfortuna di incappare in un trapper e della sua manager che vorrebbero riarrangiare un pezzo storico del gruppo.

Non è un'operazione nostalgia il film d'apertura del Taormina Film Fest 2021, ma una riflessione ironica e insieme amara sull'oggi con quattro protagonisti che, come strumenti, suonano benissimo insieme. Li interpretano, in una storia che dal nord arriva a Capracotta, Giorgio Tirabassi, Giovanni Storti, Marco Paolini e Neri Marcoré. Solo i primi tre hanno accompagnato "Boys" in Sicilia, insieme a Ferrario e a Mauro Pagani, che ha curato le musiche del film. Il regista ci ha tenuto subito a spiegare che la sua ultima "creatura" non è un film sugli anni '70 e la loro eredità: «Non c'è la politica in "Boys", il film è soprattutto una storia di amicizia, e l'amicizia non si basa su concetti astratti, ma sulla quotidianità. Insomma ci tenevo molto che questi Boys fossero, come dice Neri Marcorè a un certo punto, una banda di cazzoni, il che non significa che siano un gruppo di stupidi. Semplicemente, non vogliono rappresentare altro che sé stessi».

Di un'epoca in cui c'era ancora posto per la speranza e per la voglia di cambiare, ha parlato invece Mauro Pagani: «Nei gruppi anni '70 era importante il legame diretto che c'era fra quello che si faceva e la capacità di sognare. Abbiamo attraversato un periodo nel quale eravamo veramente convinti che avremmo visto un mondo sostanzialmente migliore di questo. Il giorno per me più doloroso, all'inizio degli anni '80, è stato quando mi sono reso conto che da vivo non avrei mai visto un mondo più bello di quello in cui mi trovavo a vivere. Alle generazioni successive alla mia è stato insegnato a non sognare troppo, e oggi sognare sembra una debolezza. Sognare è doloroso, certo, perché possono arrivare le delusioni, però sognare tiene vive le persone».

Pagani ha anche provato a confrontare la musica di un tempo con il trap, delizia per il giovane pubblico, croce per tutti gli altri: «Non dobbiamo commettere l'errore che hanno fatto i nostri nonni, che erano abituati al liscio e odiavano il rock, i capelloni, e che liquidavano tutto ciò che era di difficile comprensione. Oggi si fa più fatica a trovare dei validi musicisti, perché la diffusione della musica è sempre più legata al potere commerciale, e questo è un fastidio che subiamo un po' troppo, però non è che è partito il gas esilarante e l'umanità è diventata scema. C'è la trap buona e la trap cattiva, però noi dobbiamo imparare ad ascoltare di più e a scegliere».


Carola Proto

 

Fonte: https://www.comingsoon.it/, 28 giugno 2021.

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