Una piccola lapide nella chiesa di S. Francesco nel convento di S. Francesco a Colletorto e due quadri di sant'Alfonso de' Liguori (uno a Capracotta e l'altro a Colletorto) aiutano a capire la complessità della rete dei tratturi che dal Molise portavano alla Puglia. La Regia Dogana della Mena delle pecore di Puglia era dotata di ampi poteri amministrativi e giudiziari. Istituita da Alfonso V d'Aragona, re di Napoli nel 1447, aveva a capo il doganiere. Gli itinerari tratturali aragonesi (Regi Tratturi) coincidono perfettamente con i tracciati tratturali attuali e sono riconosciuti dai decreti di vincolo vigenti che sono legge dello Stato Italiano. La misura originaria della larghezza del tracciato viario è di 111 metri, corrispondenti a sessanta passi napoletani. Il fondo naturale in genere è erboso e in alcuni tratti pietroso. A Foggia era la Dogana delle Pecore. Lungo i percorsi si incontrano campi coltivati, piccoli nuclei abitati, stazioni di posta, rocche sannitiche, chiese ed abbazie. Ma non è semplice capire il loro funzionamento perché le regole generali iniziali di epoca aragonese nel tempo sono state soggette a una serie di trasgressioni pratiche che erano fortemente condizionate dalla consistenza delle greggi che dovevano essere spostate per la transumanza e dagli impegni economici delle famiglie che ne erano proprietarie.
Per questo, piano piano, nel corso dei secoli, dal Quattrocento a tutto l'Ottocento, alla rete fondamentale dei Regi Tratturi si è aggiunta una rete incredibile di cosiddetti tratturelli e di bracci, molti dei quali non sono più individuabili con una semplice lettura catastale. Per esempio non abbiamo la conoscenza degli itinerari che le greggi capracottesi seguivano per raggiungere la Puglia o, comunque, quei territori dove le pecore potevano spostarsi per i pascoli invernali. Uno studio dettagliato manca anche se la mole del materiale d'archivio è immensa. A volte ai documenti di archivio vanno aggiunte considerazioni che consentono di immaginare una realtà che le carte di cui disponiamo non sempre spiegano. Faccio un esempio. A Capracotta c'è una cappella fatta costruire dall'arciprete Agostino Campanelli, mi pare nel 1783. All'interno c'è una statua di sant'Alfonso de' Liguori. A Colletorto nella chiesa del convento di S. Francesco vi è una lapide per una cappella di juspatronato della famiglia di Crescenzo Campanelli del 1750.
D. O. M. DIVOQ(ue) ANT(onio) PATAV(in)O HOC ALTARE MARMOREUM ET AD REI POSTERUMQ(ue) SEMPITERNAM MEMORIAM MAGNIFICUS CRESCENTIUS CAMPANELLI EX SUI DEVOT(i) DOMUSQ(ue) SUÆ DE JURE PATRONATUS FECIT DICAVIT AMEN J. M. J. ANNO DOMINI MDCCL
Questa chiesa passò in proprietà delle monache di S. Alfonso de' Liguori nel 1810. Perciò in essa è un bel quadro di sant'Alfonso de' Liguori. Cosa ci facevano i Campanelli a Colletorto?
È un bell'argomento da approfondire. Certamente non cambierebbe la storia dell'umanità ma permetterebbe di dare una risposta a piccoli interrogativi dei capracottesi amanti della propria terra.
Franco Valente