Capracotta è il paese più alto dell'Appennino centro-meridionale (m. 1.421 s.l.m.). Con le leggi eversive e la fine della feudalità, i contadini seminarono le terre tolte alla duchessa Di Risio, ultima feudataria. Le dissodarono e per circa cinquant'anni ne ricavarono buoni redditi. Ma la mancanza della concimazione naturale, dovuta alla riduzione dei pascoli, le rese sterili. Il raddoppio, poi, della popolazione rese la vita difficile. Fine della transumanza, eccessivo carico demografico ed espatrio: l'unico spiraglio che si aprì fu l'emigrazione, di cui però non vi è traccia nei registri ufficiali, data l'abitudine di non cancellarsi all'anagrafe. Infatti, la popolazione anziché diminuire aumenta!
Dai 2.793 del 1861, si passa nel 1901 a 3.468 residenti. Eppure la diaspora, come nella vicina Agnone, fu molto forte, soprattutto verso l'Argentina. Per informare gli emigrati nacque nel 1913 il periodico "La Squilla", su cui vengono riportati per esteso i piccoli fatti paesani (feste, cronaca nera, notizie utili...). Gli emigrati gradivano anche leggere i numerosi periodici di collegamento editi ad Agnone ("L'Emulazione", "Il piccolo sannita", "Il risveglio", "L'eco del Sannio", "Il cittadino agnonese"), su cui apparvero molte notizie su avvenimenti capracottesi:
anno 1895: inaugurazione del Ginnasio Inferiore;
anno 1895: inaugurazione Società Filodrammatica, attività della Società Musicale, attività della Società Tiro a Segno;
1897: l'antropologo Oreste Conti erige il primo albero natalizio nella piazza;
1900: inaugurazione della croce metallica su Monte Campo.
Proprio l'ampia diffusione dei periodici testimonia l'esodo e la grande fame di notizie da parte degli emigrati i quali, analfabeti al 90%, ascoltavano la lettura nei capannelli di persone nei primitivi circoli, che funzionavano da patronato, segretariato, ufficio postale.
Molti capracottesi, noti per la loro schietta indole montanara, "teste dure", emigrarono anche in U.S.A. e un loro club, nel 1950, donò al comune di Capracotta il primo spartineve, mezzo essenziale per un paese che è interessato dalle precipitazioni nevose.
Col secondo dopoguerra, l'emigrazione ha cambiato direttrice: si va a Roma, Napoli (come portinai), nelle Puglie, nelle città industrializzate del Nord. In Germania vivono 100 oriundi, 50 in Svizzera e 50 in Francia. Tutti conservano l'abitazione nel paese, che nei mesi estiva si rianima.
Annalisa Carbone
Fonte: A. Carbone, Le cento patrie dei molisani nel mondo, Iannone, Isernia 1998.