Capracotta è un piccolo comune di 887 abitanti della provincia di Isernia, in Molise. Si trova a 1.421 metri sul livello del mare ed è, dopo Rocca di Cambio, il comune più alto dell'Appennino. Ha fatto parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie. Nonostante le origini medievali, il borgo ha un aspetto moderno a causa della ricostruzione dovuta ai danni della Seconda guerra mondiale, eccetto alcuni monumenti come le chiese. Dagli anni '50 è iniziata a diventare una delle principali stazioni sciistiche molisane, assieme a Campitello Matese, determinato lo sviluppo economico e turistico.
È piuttosto controversa l'origine del nome. Ugo Mosca, in un vecchio studio, ha sostenuto l'ipotesi che provenisse dalla combinazione di due presunti termini italici, kapp - luogo alto - e kott - luogo roccioso - che descrivono due proprietà del territorio cittadino. Altri fanno derivare il toponimo da due termini latini: Castra cocta, cioè da una presunta presenza di accampamenti militari protetti da un agger coctus (una recinzione in mattoni).
Recenti studi, infine, attribuiscono le origini del toponimo (e della fondazione stessa dell'abitato) alla tradizione religiosa dei Longobardi di sacrificare una capra in onore del loro dio Thor, appena insediatisi in un luogo appena conquistato, e di mangiarne le carni come rito apotropaico contro l'esaurimento delle fonti di sostentamento del gruppo tribale che, diventando stanziale, si faceva comunità. Al periodo longobardo, non a caso, risale la più antica attestazione del nome: un atto di donazione del 1040. Questi studi si basano su un esame particolareggiato delle persistenze storico-toponomastiche dell'Alto Molise e di tutti i territori italiani dominati nel Medioevo dai Longobardi. In Italia, infatti, esistono altre "Capracotta": in Campania, Lombardia, Toscana e Umbria. Si tratta di luoghi pianeggianti o vicini al mare ma tutti conquistati e governati dagli Uomini dalle Lunghe barbe.
Lo stemma del paesino testimonia, tuttavia, una leggenda. Questa afferma che alcuni zingari vollero costruire un villaggio e accesero un fuoco per arrostire una capra. Ma questa capra saltò sul fuoco e riuscì a fuggire. Nel punto in cui l'animale si fermò esanime, gli zingari decisero di stabilirsi. In realtà, questo rito, più che a riferirsi a un fatto storicamente verosimile (gli zingari arrivarono in Italia soltanto a partire dal XV secolo quando Capracotta contava più di mille abitanti), sembra voler giustificare il carattere eternamente peregrinatorio degli abitanti di Capracotta.
Le più antiche tracce della presenza umana nel territorio del Comune di Capracotta risalgono al Paleolitico: in località Morrone sono stati ritrovati strumenti di caccia dell'uomo di Neanderthal.
Il primo insediamento stabile risale, invece, al IX secolo a.C. Si tratta di un centro abitato ritrovato nel corso di cinque campagne di scavo promosse dalla Soprintendenza per i Beni archeologici del Molise tra il 1979 e il 1985 nei pressi della Fonte del Romito. Gli scavi archeologici hanno svelato l'esistenza di un sito con una vitalità di circa mille anni: da alcune capanne circolari del IX secolo a.C. a edifici in marmo del I secolo d.C. collocati in un contesto urbano ben pianificato.
L'attuale paese di Capracotta, invece, nasce sullo sperone della Terra Vecchia nei primissimi decenni del Medioevo durante la conquista longobarda del Mezzogiorno d'Italia (fine VI-inizi VII secolo d.C.). Si sviluppa nei secoli successivi attraverso la pratica della transumanza, cioè lo spostamento invernale degli armenti dalle alture dell'Abruzzo al Tavoliere delle Puglie. Durante la Seconda guerra mondiale, Capracotta viene quasi interamente distrutta dalle truppe tedesche in ritirata verso la Val di Sangro con il fuoco e la dinamite. Tra i monumenti perduti, vi era una torretta dell'orologio, ultimo residuo delle antiche mura di cinta, spazio oggi recuperato come fontana.
Negli anni '50 il borgo fu interamente ricostruito e vi fu installato un impianto da sci sopra il Monte Capraro. Il borgo ha avuto una forte vocazione turistica già a partire dalla fine dell'Ottocento, in modo particolare con l'attrazione di turismo da Napoli. Agli inizi del secolo scorso, numerose famiglie dell'aristocrazia romana e soprattutto napoletana trascorrevano le vacanze invernali nei comodi e confortevoli alberghi cittadini.
In una citazione di Alberto Sordi ne "Il conte Max", Capracotta è descritta come la piccola cortina d'Ampezzo degli Abruzzi. Capracotta è famosa anche per le abbondanti nevicate. Nel mese di marzo del 2015, nel giro di 17 ore, è caduta più di due metri di neve battendo il precedente record di Silver Lake in Colorado (Usa) dove, nel 1921, erano caduti 193 centimetri di neve in 24 ore.
Le architetture religiose sono:
Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta;
Chiesa di Sant'Antonio di Padova;
Chiesa di San Giovanni Battista;
Santuario della Madonna di Loreto;
Chiesa di giuspatronato di San Vincenzo Ferreri;
Cappella campestre di Santa Lucia.
Le aree naturali sono:
Giardino della Flora appenninica;
Prato Gentile;
Parco fluviale del Verrino;
Riserva naturale di Pescobertino;
Sorgente dell'Acqua Zolfa;
Villa comunale.
Dal 1962, in località Prato Gentile, viene celebrata "La Pezzata", sagra della pecora bollita che si tiene ogni prima domenica di agosto. La tradizione di bollire la pecora risale alla pratica della pastorizia transumante lungo il tratturo. Nel 2014 questo piatto è stata inserito tra le "eccellenze" dalla rivista "Gambero Rosso". Difatti sul territorio capracottese passa un tratturo tra i più importanti d'Italia. Interessante anche la visita al Giardino botanico della Flora appenninica, situato a soli 2 km. dal paese.
Discreta è l'attività culturale. Il Comune edita ogni tre mesi un periodico cartaceo, "Voria". Ogni anno, poi, viene pubblicato il "Diario di Capracotta: fatti e curiosità di un anno", un volume che racconta i principali avvenimenti accaduti nel periodo compreso tra il mese di luglio e quello di giugno dell'anno successivo. Sempre con cadenza annuale il Comune indice un concorso letterario e fotografico a tema, i cui contributi vengono pubblicati di volta in volta in un apposito volume.
Agli inizi dell'anno 2013, è nata l'associazione "Amici di Capracotta" per recuperare, valorizzare e promuovere il patrimonio culturale cittadino.
Capracotta è meta frequentata soprattutto l'inverno per lo sci, con turisti provenienti prevalentemente dal Lazio, dall'Abruzzo e dalla Campania. La pratica più diffusa è quella dello sci di fondo in località Prato Gentile (1.573 m.), alle pendici di Monte Campo (1.746 m.), presso il prestigioso stadio del fondo "Mario Di Nucci", che nel 1997 ha ospitato i Campionati italiani assoluti e nel 2004 la Coppa Europa. Da quella località si diramano tre piste di diversa difficoltà (anello di monte, anello di valle e anello turistico), per una lunghezza complessiva di oltre 15 km. Dal 1995 sono stati installati impianti per lo sci alpino alle pendici del Monte Civetta, a confluenza col Monte Capraro (1.730 m.), che comprendono:
Seggiovia Monte Civetta;
Sciovia Piana del Monte.
Queste due seggiovie portano alle seguenti piste:
Monte Capraro (1.630-1.380 metri);
Piana del Monte (1.560 m.);
Pista sotto il Monte (1.380 m.).
Giuseppe Tetto
Fonte: https://unsic.it/, 3 luglio 2017.