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Capracotta nell'arte di Gaetano Bocchetti


Capracotta Gaetano Bucchetti
G. Bocchetti, "Capracotta", 1920, olio su tela.

Uno degli ultimi pittori della cosiddetta "scuola napoletana", Gaetano Bocchetti (1888-1990), morì ultracentenario nella sua città natale e rimase fortemente legato a Capracotta.

Il suo stile si fonda su un elevato pittoricismo che punta non tanto alla resa naturalistica di oggetti e paesaggi quanto alla rappresentazione della loro essenza. Pur ritraendola, Bocchetti non dà una lettura oggettiva della realtà circostante ma ne suggerisce una versione, e riesce a far ciò distorcendo la prospettiva, di modo che la cosa dipinta venga sostanzialmente a trovarsi su un piano bidimensionale. Infatti l'arte di Gaetano Bocchetti non presenta una medesima profondità spaziale per ogni soggetto, bensì ognuno di questi crea il proprio volume tramite le pennellate che costruiscono i volumi e che si dispongono su differenti piani. La stesura di Bocchetti caratterizza i soggetti rappresentati di intensi afflati esistenziali e, in questo modo, il suo dipingere va oltre la realtà sensibile per scavare a fondo nella vera essenza delle cose.

Nel 1920 Gaetano Bocchetti partecipò alla Biennale di Venezia, nel 1921 alla quadriennale di Roma, nel 1923 e negli anni successivi alle biennali nazionali di Napoli. Proprio tra il '20 e il '21 vennero esposte in tutta Italia cinque opere che presentavano l'artista e che oggi ci danno il metro di misura della sua pittura: "Capracotta", "Capracotta vicolo", "Paese", "Capracotta fuori il paese" e "Piazza di Capracotta" (oggi tutte in collezioni private a Napoli). È chiaro che per giungere a una produzione pittorica di questo spessore, Bocchetti abbia soggiornato più o meno lungamente a Capracotta, il che fa ipotizzare la sua presenza in paese nell'estate del 1919.

Andiamo ora ad analizzare l'opera "Capracotta" del 1920 (che una casa d'aste ha erroneamente datato al 1960), firmata a mano dall'Artista in basso a sinistra.

È una Capracotta deformata quella di Gaetano Bocchetti, lontana dalle linee reali della nostra cittadina. Egli ha infatti mantenuto inalterati soltanto due elementi che la contraddistinguevano: l'antica torre orologiaria che svettava su piazza Mercato e la vista panoramica sulla Maiella innevata. Qualora si volesse ricostruire Capracotta attraverso le pennellate dell'Artista direi che la scena prende in prestito dalla realtà diversi scorci per poi assemblarli in una nuova versione di Capracotta. La strada centrale che portava alla Torre e che nella realtà era il corso Sant'Antonio, qui viene sostituita dal borgo della Terra Vecchia. Bocchetti sembra posizionato in quello che un tempo era largo della Chiesa, lo spiazzo antistante la Chiesa Madre da cui si dipartivano via Carfagna e via San Sebastiano, le due stradine che poi scendevano verso la torre di Porta Nova. La catena della Maiella, che nella realtà sta ad ovest della parrocchiale, nella tela la ritroviamo in posizione opposta. Il boschetto sulla sinistra del dipinto è invece ispirato al lussureggiante Poggio dei Grilli.

La scena, tra l'altro, è animata. A sinistra vi sono due uomini seduti, al centro ve n'è un altro in cammino, diretto verso la scalinata che collegava la Terra Vecchia con via Sannio (l'attuale via Roma), a destra si vedono un uomo e una donna accompagnati da due asini da soma.

Nell'arte del colorista Gaetano Bocchetti, pur restando un borgo contadino d'alta montagna, Capracotta è immaginaria ma non immaginata, è fenomenale ma non fenomenica. Il grande pittore napoletano ha voluto lasciarci una veduta privata (da "privazione") della nostra cittadina a futura memoria di ciò che poteva essere e non è: la Capracotta mancata, la Capracotta che ci manca.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • R. Mammucari, Napoli: il paradiso visto dall'interno, Ler, Marigliano 2006;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. II, Youcanprint, Tricase 2017;

  • G. Parisi, Alife e le sue chiese. Itinerario storico-artistico alle radici del sacro, Bandista, Piedimonte Matese 2006;

  • M. Picone Petrusa, Arte a Napoli dal 1920 al 1945: gli anni difficili, Electa, Napoli 2000;

  • P. Ricci, Arte e artisti a Napoli (1800-1943), Guida, Napoli 1983.

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