A 1.421 metri sul livello del mare, nel cuore dell'Alto Molise, sorge uno dei borghi montani più belli e più alti dell'Appennino meridionale: Capracotta. Fresca d'estate e nevosa d'inverno. Capracotta è diventata famosa proprio per l'abbondanza delle sue nevicate: nel 2015 ha stabilito il record mondiale per centimetri di neve caduta in sole 18 ore. Stiamo parlando di 2 metri e mezzo! La più grande nevicata di tutti i tempi e del pianeta.
Capracotta è una delle mete più rinomate per lo sci alpino e per lo sci di fondo, spesso sede di gare nazionali e internazionali (come i Campionati nazionali di sci di fondo del 1997).
Poco resta, nell'attuale conformazione urbanistica, del suo antico e glorioso passato, spazzato via dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale e ravvisabile in alcuni palazzi e chiese; ma ciò che possiamo vedere è un borgo piacevole, ordinato e dall'aspetto tipicamente montano. È inserita in un contesto naturalistico mozzafiato che la rende una meta imperdibile anche d'estate. Pascoli a perdita d'occhio, boschi di faggi e abeti: un paradiso per gli amanti della montagna. Merita una visita il Giardino della Flora appenninica, un raro esempio di orto botanico naturale. A 1.550 m.s.l.m è, naturalmente, tra i più alti d'Italia.
Capracotta vale una visita anche solo per la bontà della sua cucina. A farla da padrone sono i formaggi, sia vaccini che ovicaprini: prelibato il pecorino di Capracotta, che figura anche tra i prodotti agroalimentari tradizionali riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Ma la regina indiscussa della cucina tipica è la pezzata, a cui è dedicata una sagra la prima domenica di agosto.
Era il piatto tradizionale dei pastori che praticavano la transumanza con le loro greggi: una sorta di stufato di carne di pecora "depezzata", fatta a pezzi (da qui deriverebbe il nome "pezzata"), condita con poche patate, pomodori ed erbe aromatiche. Il segreto della bontà di questa ricetta tradizionale risiede nella qualità della carne (solo carne di pecora allo stato brado dei sani pascoli molisani) ma anche nella lunga preparazione, che richiede ore di lenta bollitura in grandi paioli di rame posti sul fuoco. Il risultato è un sugo lento ma cremoso, che ha raccolto tutti gli umori e i sapori di questo straordinario prodotto nostrano.
Brunella Muttillo
Fonte: http://www.lovelymolise.com/, 1 agosto 2020.