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Capracotta, il borgo del Molise sulla cima dell'Appennino


Capracotta viaggiare
I tetti di via Roma visti dal sagrato della Chiesa Madre.

In Molise c'è un borgo antichissimo, le cui origini affondano nella leggenda: è Capracotta, e si trova ad un passo dal Giardino della Flora appenninica.

Celebre località sciistica, incastonata tra le cime più alte dell'Appennino, Capracotta è inserita nella comunità montana dell'Alto Molise. Ed è un gigantesco orto ad alta quota, per una località particolarmente ricca di svariate specie di fiori e piante locali.

Il suo nome, alquanto particolare, deriva da una leggenda: si racconta che alcuni zingari, intenzionati a dare alle fiamme una capra per un rito, così da favorire la fondazione di una città, catturarono un animale che però riuscì a scappare, per poi morire sui monti. Fu lì che tali zingari diedero vita alla città. Una città che, secondo altre fonti, dovrebbe invece il suo nome all'espressione latina castra cocta, ovverosia accampamento militare.

Le tracce più antiche della presenza umana risalgono al periodo Musteriano, con il primo insediamento datato IX secolo. Un'antica storia, delineata ulteriormente da alcuni recenti scavi, che hanno portato alla luce un sito ricco di capanne ed edifici in marmo (risalenti al I secolo d.C.) nei pressi di Fonte del Romito. La caduta dell'Impero romano pose fine alla crescita urbana, con il borgo sottoposto a svariati domini, dai Longobardi agli Aragonesi fino ai Savoia, per poi essere annesso all'Italia nel 1860.

Durante la Seconda guerra mondiale il paese venne raso al suolo, eccezion fatta per le chiese, l'asilo e alcune case private. Dinamite sparsa un po' ovunque distrusse gran parte del patrimonio architettonico, senza riuscire però a cancellare del tutto le tracce della storia del borgo. Basti pensare alla chiesa parrocchiale dell'Assunta, risalente al 1673 e ricca di dipinti di pregio e, al suo fianco, alla chiesa di Santa Maria di Loreto.

Uscendo dal borgo si potrà ammirare il Palazzo Baronale, realizzato nel XVI secolo al di fuori delle mura cittadine dell'epoca. Capracotta è inoltre particolarmente ricca di fontane, che consentiranno agli amanti di Instagram di realizzare scatti da sogno. Lo stesso si può dire inoltre del Giardino della Flora appenninica, ideale per una passeggiata romantica.

Recarsi a Capracotta vuol dire anche cimentarsi in un viaggio in un antico mondo culinario, a partire dalla pezzata, la cui ricetta risale al periodo in cui i pastori effettuavano la transumanza tra i monti e il Tavoliere delle Puglie. Altro piatti da non perdere sono l'agnello alla menta e la zuppa di ortiche. Il tutto accompagnato da uno dei prodotti tipici, il pecorino, che affonda le radici al periodo dei Sanniti.

 

Fonte: https://siviaggia.it/, 16 febbraio 2019.

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