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Capracotta e la Grande Guerra


Capracotta e la Grande Guerra
Soldati capracottesi in licenza (foto: G. Paglione).

Anche la comunità di Capracotta fu chiamata a sostenere lo sforzo bellico. Nel decennio dal 1911 al 1921 il flusso migratorio verso l'America si era quasi arrestato; la guerra iniziata in Europa nel 1914 rendeva inoltre insicure le rotte atlantiche. La popolazione infatti passò da 4.268 del 1911 a 4.715 nel 1915. Nel Libro delle Memorie custodito presso la casa comunale, da pagina 238 a pagina 242, con scrittura a mano, sono elencati tutti i militari mobilitati per la Grande Guerra, con l'indicazione del grado, cognome e nome (per i cognomi composti la prima parte non è stata scritta, come ad esempio per il cognome Dell'Armi, che è scritto solo Armi), la paternità solo nelle iniziali, le eventuali conseguenze riportate durante il conflitto. La paternità dei caduti è stata poi completata, ove non indicata, con i dati ripresi dall'Albo dei Caduti di Abruzzi e Molise.

Nel corso dei quattro anni di guerra i chiamati furono in tutto 663 più un frate soldato:

  • Ufficiali: 28 + 2 allievi ufficiali;

  • Sottoufficiali: 33 di cui un maresciallo dei Reali Carabinieri;

  • Caporali maggiori: 41;

  • Caporali: 39;

  • Appuntato: 1;

  • Carabinieri: 5;

  • Soldati semplici: 514.

I morti furono 65, i mutilati e invalidi 40, i feriti 47, i decorati 9, due dei quali caduti in combattimento, più una promozione straordinaria per meriti di guerra.

I deceduti coincidono con le informazioni ricavate dall'Albo dei Militari del Regio Esercito, della Regia Marina e della Regia Guardia di Finanza, "Morti o Dispersi nella Guerra Nazionale 1915-1918" (vol. II, "Abruzzi e Molise"), edito nel 1926. I dati sono stati immessi in un database al fine di controllarne l'esattezza e di estrapolare i dati statistici. I militari morti, mancanti sulla stele commemorativa, sono Nicola Colacelli e Francesco Paglione, tutti e due correttamente riportati, il primo a pagina 239 e il secondo a pagina 241, nel Libro delle Memorie. Anche il soldato Serafino Sammarone, fatto prigioniero, e risultante scomparso a pagina 241, è riportato poi correttamente come deceduto. La data della sua morte non è nota, ma, considerando la sua posizione sulla lapide al posto 55°, si può dedurre che sia morto tra il 30 agosto e il 1 settembre del 1918; per questo ho indicato la data del decesso al 31 agosto.

Dalla ricerca effettuata posso affermare che i nostri militari sono rimasti tutti al loro posto, da «prodi montanari sanniti», così come riportato nella stele commemorativa del nostro paese. I capracottesi deceduti nella Grande Guerra erano quasi tutti militari di truppa; pochi militavano nell'artiglieria e nel genio, mentre il grosso apparteneva alla fanteria, reparto che registrò in assoluto le perdite più numerose. Molti morirono per le ferite riportate in combattimento e altri in conseguenza di malattie; alcuni morirono durante la prigionia probabilmente anche per fame, così come altri risultano dispersi. L'Italia fu l'unica nazione che impedì alla Croce Rossa di far recapitare ai prigionieri i pochi viveri che i familiari riuscivano, con grande sacrificio e privazioni, a racimolare, perché il comando italiano li giudicava dei vili.

La partecipazione al conflitto fu così vasta che in pratica ogni famiglia del nostro paese ebbe un familiare o parente coinvolto. A fatica si cercò di elaborare il lutto mantenendo vivo il ricordo dei caduti, tanto che in molte famiglie fu assegnato al primo nato il nome del familiare deceduto.

Difficile non immaginare il dramma della madre dei due fratelli Francesco e Pasquale Giuliano, morti rispettivamente il primo all'età di 20 anni nel 1916 e il secondo nel 1918 all'età di 25 anni. Il più giovane militare deceduto aveva compiuto da 3 mesi 19 anni, mentre al più anziano mancavano 2 mesi per compiere 37 anni. A cavallo fra le due guerre, nei pressi della Madonnina furono piantati 63 pini a ricordo dei capracottesi deceduti nella Grande Guerra. Io spero che questa ricerca, ampliata in occasione del centenario della Grande Guerra mondiale, serva a stimolare in tutti la memoria storica, la riflessione sull'inutile tragicità della guerra e la volontà di creare condizioni di vita in cui la pace sia al centro della vita della collettività locale e mondiale.

In una delle prime manifestazioni per ricordare i cento anni della Grande Guerra, avvenuta il 26 maggio nel complesso di San Pietro a Perugia, con una cerimonia laica e religiosa sono stati ricordati i tredici giovani studenti e neolaureati del "Regio Istituto Superiore Agrario Sperimentale", poi Facoltà di Agraria ed ora Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali di Perugia, che caddero durante la Prima guerra mondiale.

Tra i caduti ricordati figura Michele Campanelli (1890-1915) di Capracotta (Campobasso). Si era laureato con una tesi sulla zootecnia in Molise, conservata nell'archivio storico dell'Università, e aveva appena iniziato a lavorare nella "propaganda agraria", come allora si chiamava il lavoro delle Cattedre ambulanti, quando venne chiamato alle armi. Fu uno dei primi a cadere sul Carso nel luglio di cento anni fa.


Sebastiano Conti

 

Fonte: S. Conti, Capracotta e la Grande Guerra, in V. Di Nardo (a cura di), Capracotta e la memoria della Grande Guerra (1916-2016), Capracotta 2016.

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