Così come in tutto l'Appennino centro-meridionale, anche a Capracotta, durante il corso dei secoli, il terremoto ha rappresentato una vera e propria disgrazia. Con riferimento a quello del 5 dicembre 1456, nel "Ragionamento sul Piano Cinque Miglia" di Giuseppe Liberatore leggiamo che il danno causato «fu grave in espiziale a Fornello, a Isernia, [...] sconvolto molto Capracotta con il suo territorio, e per fino a Napoli». Purtroppo non vi sono al momento documenti attendibili che permettono di conoscere più specificatamente gli effetti di questo terremoto: la tradizione orale vuole che in quell'anno crollò, dai Ritagli della Terra Vecchia, una intera fila di case.
Il 3 novembre 1706, invece, il disastroso terremoto della Majella, con epicentro a Campo di Giove, colpì la Valle Peligna uccidendo oltre 1.000 persone. Nella "Distinta relazione del danno cagionato dal tremuoto", firmata dal marchese Juan Manuel Fernández, si evince che Capracotta rimase immune dai danni, poiché solo «Guasto ancora ha patito assai».
Il 26 luglio 1805 un sisma ancor più forte colpì il Matese uccidendo oltre 5.500 persone. Capracotta ne risultò «rovinata in picciola parte: nella rimanente ha sofferto del danno». Giuseppe Saverio Poli, comandante della Regia Accademia Militare, scrisse che «dallo stesso novero finalmente si ricava, che i luoghi distrutti in parte sono [...] Capracotta». Si pensi che Carpinone od Isernia furono «distrutti per intero».
Nell'ottobre del 1913 si ebbe a Capracotta, in un giorno imprecisato, alle ore 19:25, una «scossa leggera: si notò un abbassamento di tensione nella pubblica illuminazione». Nei mesi seguenti altre scosse interessarono l'area ma «il terremoto passò inosservato a Capracotta e paesi limitrofi», finché non fu la volta del tristemente noto terremoto della Marsica, avvenuto il 13 gennaio 1915, un evento sismico che causò la morte di 30.519 cittadini abruzzesi e che a Capracotta toccò il sesto grado Mercalli.
Del terremoto che il 26 settembre 1933 insistette nuovamente sul massiccio della Majella si ha invece notizia tramite le relazioni di Alfonso Cavasino. Egli scrisse che «senza dubbio la scossa fu più forte che altrove nell'Abruzzo meridionale e, specialmente a Sulmona, ove, stando alle notizie dei giornali, caddero volte, tegole, calcinacci e, si ebbero a deplorare anche disgrazie alle persone: [...] fu forte a [...] Capracotta».
Appena tre anni dopo, il 31 luglio 1936, un nuovo terremoto non spaventò più di tanto la popolazione capracottese, visto che la scossa «fu stimata del III° a Capracotta».
Del sisma del 7 maggio 1984, invece, più che la violenza delle scosse va ricordato il successivo scialacquio di denaro pubblico che, sulla base di un metodo clientelare, venne utilizzato per ristrutturare case perfettamente sane, dimenticando totalmente quelle più antiche e malandate.
L'ultimo terremoto degno di nota fu infine quello del 31 ottobre 2002 e che, come ben sappiamo, causò il crollo di una scuola a San Giuliano di Puglia, uccidendo 27 bambini e una maestra. Quella scossa venne chiaramente avvertita anche a Capracotta ma, per fortuna, non causò danni di rilievo.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
M. Baratta, Sui terremoti garganici del 1892, in AA.VV., Atti del Primo Congresso Geografico Italiano tenuto in Genova dal 18 al 25 settembre 1892, vol. II, Tip. del Regio Istituto Sordo-Muti, Genova 1894;
A. Cavasino, I terremoti d'Italia nel trentacinquennio 1899-1933, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1935;
A. Cavasino, Notizie sui terremoti osservati in Italia durante l'anno 1913, Tip. Operaia Romana, Roma 1935;
M. Baratta, I terremoti d'Italia, Bocca, Torino 1901;
J. M. Fernández, Distinta relazione del danno cagionato dal tremuoto succeduto a dì 3 di novembre 1706, Bulifoni, Napoli 1706;
G. Liberatore, Ragionamento topografico-istorico-fisico-ietro sul Piano Cinque Miglia, Manfredi, Napoli 1789;
G. Martinelli, Prime osservazioni sul terremoto italiano del 13 gennaio 1915, Tip. Modenese, Modena 1915;
G. S. Poli, Memoria sul tremuoto de' 26 luglio del corrente anno 1805, Orsino, Napoli 1806.