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Un capracottese ai vertici del trust Matarazzo


IRFM Matarazzo

Se fate una rapida ricerca su internet circa l'azienda IRFM del conte Francesco Matarazzo, scoprirete in un battibaleno che essa è stata la maggiore delle realtà imprenditoriali del Brasile dal 1891 ai tardi anni Sessanta. Nonostante le crisi finanziarie (endemiche in Sudamerica) abbiano praticamente dissolto l'azienda, ancor oggi i brasiliani, e in particolare i paulisti, considerano la IRFM la più grande parabola industriale del loro Paese, un'azienda che «contava trentamila addetti sparsi in circa cento aziende che operavano nei settori metallurgico, chimico, tessile, alimentare, edile e terziario». Insomma, una vera e propria holding d'altri tempi.

Nel 1951 l'Enciclopedia Britannica arrivò a qualificare l'impero delle Industrie Riunite Francesco Matarazzo come uno dei cinque principali gruppi aziendali del mondo. La ditta nacque per mano di un agiato italiano emigrato in Brasile nel 1881, tuttavia quel che ci interessa non sta tanto nella favola industriale della IRFM quanto sapere che, all'apice del successo commerciale dell'azienda negli anni '30, il direttore generale dell'area Italia fosse un capracottese: l'avvocato Guglielmo Conti.

La contessa Claudia Matarazzo (1899-1935), figlia dell'industriale Francesco e moglie di Francesco Ruspoli, VIII principe di Cerveteri, al pari della famiglia del marito, era un'assidua frequentatrice di Capracotta, rinomata stazione climatica e degli sports invernali negli anni '20-'30. Non è peregrino credere che i coniugi Ruspoli abbiano conosciuto l'avv. Conti proprio a Capracotta e che l'abbiano infine presentato a Francesco Matarazzo, padre di Claudia, quando questi tornava di tanto in tanto in Italia. Purtroppo la principessa morì precocemente, a soli 36 anni, lasciando due figli piccoli; il marito si risposò con una signora borghesissima persino nel nome: Maria Rossi.

Fatto sta che Guglielmo Conti dovette durar poco alla direzione della IRFM poiché, giunto nei primi anni '30 alla corte di Francesco Matarazzo, nel 1936 navigava già in cattive acque, come dimostra la sua iscrizione nel registro dei protestati e dissestati d'Italia e Tripolitania. Evidentemente le aziende Matarazzo e tutti i loro alti papaveri avevano già cominciato quella rovinosa discesa che, dalle aule giudiziarie, portò dritti alla bancarotta. E viceversa.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • AA.VV., Annuario d'Italia, Bontempelli, Roma 1936;

  • W. Dean, The Industrialization of São Paulo: 1880-1945, University of Texas Press, Austin 1969;

  • D. Fasani, Annuario dei protesti e dissesti, vol. VIII, Annuario Gen. Contenzioso Commerciale, Milano 1937;

  • C. A. Jones, The Global Work of Art. World's Fairs, Biennials, and the Aesthetics of Experience, The University of Chicago Press, Chicago-London 2016;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • H. Szlajfer, Economic Nationalism and Globalization. Lessons from Latin America and Central Europe, Brill, Leiden 2012.

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