Gli abitanti sono generalmente di statura media, di corpo robusto, d'indole laboriosa, di vita frugale, di cuor ospitale, d'ingegno penetrante, di sentimento liberale. Variano di contrada in contrada i coloriti e le figure de' loro volti. Più che altrove marcano qualità singolari in Campochiaro, in Frosolone, in Carovilli, in Pescolanciano, in Vastogirardo, in Capracotta. Qui le donne in ispezie accoppiano molta bellezza e molta grazia alla regolarità delle membra, ed alla vivacità della fisionomia. Il ceto ben nato tratta con affabilità, vive con decenza, e veste con proprietà. La gente bassa ha modi rozzi, buona fede, cuor cordiale, eccesso per il vino, e vergogna per la mendicità. Quel pannaccio che la ricuopre, è tutto fabbricato nel proprio paese. Le donne hanno diverse fogge di vestire. Per lo più le maritate si servono di colori e di abbigliamenti al capo differenti dalle donzelle. In alcuni paesi portano in testa delle berrette capricciose. Non appare il Samnis, spureus homo degli antichi se non nella valle di Bojano e ne' luoghi adjacenti da Sepino ad Isernia, dove alla molta rozzezza ed al cattivo nutrimento sta unito un vestir pessimo ed un calzare con cuojo d'asino non concio, ligato con cordelle al di sopra de' malleoli a guisa di socco. Più di due terzi della popolazione sono occupati colle proprie donne a coltivar terreni e a pascolar bestiami. Non già case ma tugurj coperti di legno o di paglia, ed esposti a tutte le temperie delle stagioni, servono ad essi per lo più ad abitazione in mezzo alla campagna. Per antico statuto fondato su la legge di natura, le femmine, specialmente lungo le pendici del Matese, sono ammesse nelle divisioni patrimoniali, come quelle che al par de' maschi sostengono tutto il peso della fatica.
Fonte: Calendario per l'anno comune 1819, il 3° del regno di Ferdinando I, Stamp. del Giornale del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1819.