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Cese, vicenne e cannavine


Lago di Mingaccio o Vallesorda
Cinque gentiluomini in barca sul Lago di Mingaccio (foto: G. Paglione).

Continuando nel solco della toponomastica capracottese, ovvero lo studio dei nomi delle strade, dei monti, delle località e delle frazioni di Capracotta, giungo oggi a parlare di alcuni toponimi che hanno per oggetto l'attività agricola, ovvero la Vicenna, le Cese e la Cannavina.

Nel primo caso si può parlare di due aree piuttosto distanti fra loro: una, la Vicenna vera e propria, situata a sud dell'antico abitato, precisamente al di sotto del Rione S. Rocco, l'altra, l'ex feudo delle Vicenne Piane, posta a sud-ovest di Monte Capraro e contigua con l'Ospedaletto, al confine col territorio comunale di Vastogirardi e San Pietro Avellana. Il nome della Vicenna non proviene in alcun modo da vicennium, "ventennio", bensì è il diminutivo di vicem (caso accusativo di vix), che in latino volgare sta per "vicenda", nell'accezione agricola di avvicendamento di colture (maggese-grano-riposo). È questo un toponimo che si trova frequentemente in Italia centrale, dal Frusinate al Teramano, e che si riferisce a terreni coltivabili piuttosto produttivi. Storicamente parlando, le Vicenne Piane furono vendute il 4 aprile 1740 da Giuseppe Piscicelli, duca di Capracotta, al barone Domenico Antonio d'Alena.

La toponomastica locale di Capracotta, tuttavia, rivela ulteriori antichi significanti di romana e preromana memoria, tra cui i prati della Cannavina (e relative selve delle Cannavinelle), il cui nome deriverebbe da cannabis, nel senso di "canapina", ossia il terreno su cui si coltiva la canapa (per farne magari tela per sacchi e cordami in epoca sannita); in un secondo momento queste terre piane, fertili ed irrigue, hanno preso ad indicare le coltivazioni di ortaggi.

Per quanto concerne invece le Cese, situate alle pendici settentrionali di Monte Campo - e dette anche, impropriamente, Cèsari - stanno ad indicare le terre coltivate in zone collinose, in opposizione alle cannavine, che stanno spesso in pianura. Nello specifico il termine proviene dal latino cæsa (dal participio di cædere, "tagliare") e indica la particella disboscata: grazie alle foto aeree dell'IGM è infatti evidente il frazionamento dei prati delle Cese, terreni che fino a due secoli fa erano così fitti di alberi da lambirne l'abitato.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • L. Chiappinelli, Lessico idronomastico dell'Abruzzo e del Molise, in «Quaderni di AION», XIV:7, Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", Napoli 2002;

  • A. Germani, Odonimi dei comuni della provincia di Frosinone, in N. Mocanu, D. Loşonţi e E. Beltechi, Lucrările celui de-al XIV-lea Simpozion Internaţional de Dialectologie, atti del convegno, Cluj-Napoca, 16-17 settembre 2010;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • E. Novi Chavarria e V. Cocozza, Comunità e territorio. Per una storia del Molise moderno attraverso gli apprezzi feudali: 1593-1744, Palladino, Campobasso 2015.

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