A Capracotta il fratello di mio nonno si chiamava Agostino. Agostino Santilli. Agostino a Capracotta era (ed è ancora) un nome abbastanza consueto. Sembra che stia dicendo una cosa piuttosto banale. Perciò mi sento in dovere di dare una giustificazione a queste considerazioni che, in fin dei conti, sarebbero di nessuna importanza se i nomi dei santi non venissero ricordati soprattutto nelle chiese. Se, poi, insieme al nome del santo appare anche una sua immagine e se accanto alla sua immagine appare anche un cosiddetto "attributo", allora la questione si complica. Perché ci viene il sospetto che il ministro di culto (vescovo o parroco che sia) non abbia scelto quel santo a caso, ma per una ragione precisa. Potrebbe essere semplicemente il nome del committente di una cappella o di un altare. Un cosiddetto "jus-patronato". Oppure potrebbe essere conseguenza di una scelta dottrinaria. Per esempio su una delle paraste della chiesa dell'Assunta di Capracotta vi è uno stucco con il rilievo dell'immagine di un vescovo che ha in mano un libro su cui è appoggiato un cuore fiammeggiante. È sant'Agostino "cardioforo", cioè portatore di un cuore. E fin qui non vi sarebbe niente di speciale. Un santo come tanti. Se non fosse che sant'Agostino non è un santo qualsiasi.
Alla metà del Settecento nel Regno di Napoli, proprio mentre si facevano i grandi lavori di trasformazione della chiesa di Capracotta e si eseguivano le sue decorazioni a stucco cominciavano a serpeggiare idee gianseniste. Il teologo olandese Cornelius Jansen (italianizzato in Giansenio, 1585-1638) Il giansenismo si rifaceva alle idee di sant'Agostino per riformare la Chiesa in termini più semplici e meno autoritari.
Non è un caso che Luca Nicola De Luca, nato a Ripalimosani nel 1734, vescovo di Trivento dal 1790, abbia avuto particolari simpatie per il giansenismo. Giovanissimo mostrò particolare propensione per la filosofia. Mandato a studiare nel seminario di Larino, a 24 anni già aveva pubblicato alcuni trattati che lo resero famoso a Napoli. A 43 anni fu fatto vescovo di Muro Lucano da dove, nel 1790, fu trasferito a Trivento. Un vescovo che fu in odore di massoneria come il suo allievo Gaetano Filangieri, il grande storico-giurista napoletano. Il vescovo De Luca fu uno dei grandi intellettuali cattolici del Regno di Napoli che ebbe particolari simpatie per il giansenismo, come Filangieri. Questo piccolo medaglione dedicato a sant'Agostino è un piccolo segnale della inquietudine che la Chiesa viveva in quel momento e che aveva come grande interprete contrario Alfonso Maria de' Liguori e il suo movimento redentorista.
Franco Valente