Con riferimento al periodo degli Angioini (1266-1442) lo storico Luigi Campanelli ammetteva che «non maggior luce si spande attraverso il succedersi della Dinastia Angioina, anzi forse la confusione è maggiore. Ma quel che più penoso riesce nelle ricerche fra le memorie di tutto il periodo medioevale, è l’assenza di ogni traccia della maniera di vivere dei nostri antenati». Nel novero delle donazioni effettuate da Carlo d'Angiò, una volta insediatosi a Napoli, appaiono anche i feudi capracottesi di Macchia Strinata e Ospedaletto, i quali, dopo vari passaggi di mano, giungono ad Andrea Carafa, che nel 1352 «acquistò gli altri di Capracotta».
Siamo in un periodo molto fumoso della storiografia sul Meridione, che si sta cercando di ricostruire a spizzichi e bocconi. Tuttavia si tratta di un momento storico importante per Capracotta e per il Molise, perché è il secolo in cui alcune grandi famiglie nobili fissano il loro nome su tanti castelli molisani: Acquaviva, Cantelmo, Caracciolo, Castelluccio, d'Evoli, del Balzo, Gambatesa e, soprattutto, Carafa, signori di Cercemaggiore, Capracotta, Carovilli, Carpinone, Gildone e Pietracupa. Sono signori appartenenti a famiglie di sangue blu che hanno tratto vantaggio dalla "napoletanizzazione" angioina.
Appartenente alla famiglia d'Angiò è anche Roberto, figlio di Filippo di Taranto, despota di Romania e principe d'Acaia dal 1346 al 1364, un uomo sicuramente interessante sotto molti aspetti. Si pensi che Chiarenza, una delle maggiori città del suo principato in Asia Minore, sotto di lui era diventata una zecca clandestina di valuta veneziana, capace di sfornare copie quasi identiche dei ducati della Repubblica di Venezia.
Una di quelle monete è stata rinvenuta anni fa a Capracotta (il luogo e il trovatore li mantengo anonimi), dimostrando che la nostra fu terra di passaggio tra il centro di Napoli e il porto di Chiarenza, in Acaia. Sul fronte del ducato vi è infatti san Marco che consegna il vessillo al doge genuflesso, sul retro il Redentore benedicente entro un'aureola ellittica di stelle. I numismatici, che si contendono queste monete nelle aste di mezzo mondo, hanno acquistato un lotto identico il 9 dicembre 2013 nell'Asta Lanz, a Monaco di Baviera.
La descrizione era così corredata: «Fa riferimento allo scritto di Lambros e alla K. Una moneta molto assomigliante fu venduta da Negrini in un'asta del 2010. La ricerca su achaia elenca molte monete con caratteristiche tra loro diverse riferibili all'elenco Lunardi CS6 con varianti nella legenda. Nello stesso elenco Lunardi riporta le legende di un ducato: che sono le stesse, con la sola piccola variante dei tre globetti all'inizio della scritta a sinistra del D, invece dei tre anelletti, di questo ducato venduto da Lanz e già nella coll. Mazarakis».
Qualcuno sostiene che Capracotta ospiti pochi resti archeologici testimoni di un qualche grande passato: io dico invece che tutte le cose più preziose rinvenute a Capracotta sono state trafugate. E l'emorragia continua giorno per giorno.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;
G. Vitolo, Dinamiche politico-sociali nella Napoli angioina, in «Studi Storici», XLVI:3, Roma, luglio-settembre 2005.