La prima attestazione della Chiesa di S. Giovanni è quella contenuta nell'apprezzo feudale dell'11 aprile 1671 in cui si dice che «in occasione di passaggio vi è un'altra Chiesa sotto il titulo de' SS. Giovanni, Sebastiano, e Rocco, la quale è jus patronato del Barone». Questo significa che quella chiesa, prerogativa del barone di Capracotta, stava alla periferia dell'abitato ed era intitolata tanto al Battista quanto ai martiri francesi Rocco e Sebastiano, due santi invocati a gran voce, assieme a Cristanziano (rimasto patrono d'Agnone), durante l'epidemia di peste di quindici anni prima. In successivi registri la chiesa risulta gestita da una badìa intitolata primieramente a san Nicola, ed «ebbe l'assegno dei frutti di 270 tomoli di terreni», ovvero 67 ettari.
Si tratta di un edificio a navata unica, privo di abside. La facciata è a capanna e presenta sulla sommità un piccolo campanile a vela. L'ingresso è costituito da un portale architravato. Tutto l'edificio è intonacato ad eccezione dei cantonali costituiti da blocchi di calcare compatto. L'interno è scandito da arcate cieche sui muri laterali, ciascuna dotata di altare e statue votive. L'altare maggiore, di struttura più elaborata, contiene il gruppo scultoreo del Battista nell'atto di battezzare Cristo. Tutto l'interno è decorato da stucchi bianchi e dorati.
Di questa chiesa semplice, costruita in architettura modesta ma piacevole, non vi sono molte notizie ma, visionando alcune fotografie di inizio Novecento, si può dire che qualcosa sia cambiato, a partire dai tre archi esterni presenti su entrambi i lati che oggi sono ricoperti da anonimo intonaco.
Una delle poche fonti bibliografiche è datata 6 luglio 1906, allorquando Eutimio Conti, attraverso una corrispondenza col direttore de "Il Giornale del Sannio", informò la comunità capracottese di aver ricevuto una discreta donazione proveniente dagli Stati Uniti per il restauro della suddetta chiesa:
Il Signor Francesco Paolo Carnevale ed altri bravi operai Capracottesi residenti a Philadelphia (Stati Uniti) hanno rimesso al sottoscritto la bella somma di £ 800,00 da servire per i restauri dell'antica Chiesa di S. Giovanni Battista di questo Comune. Nessuna lode è bastevole per l'atto cristiano e patriottico dei sullodati nostri concittadini, ai quali giungano graditi i nostro encomii, ringraziamenti e saluti.
Francesco Paolo Carnevale era infatti arrivato ad Ellis Island nel 1904 all'età di 47 anni, e forse proprio per questo motivo, accusando fortemente il richiamo della terra natia lasciata in età matura, decise di mettere insieme, fra tutti i compaesani emigrati a Filadelfia, la somma di 800 lire (circa 3.500 euro). Un secondo restauro si rese necessario dopo l'incendio che nel 1911 colpì l'edificio sacro, distruggendo il tetto. Il solaio venne dunque ricostruito in ottobre grazie all'impegno del «zelante Economo Coadiutore, Reverendo Canonico D. Annibale Conti», il quale raccolse presso il popolo capracottese la somma necessaria ai lavori.
All'interno della Chiesa di S. Giovanni sono oggi custodite cinque statue: il san Giovanni Battista con Gesù, santa Chiara d'Assisi, la Madonna dei Miracoli - una delle usanze del nostro popolo è quella di portare in processione, l'11 giugno, questa Vergine a Casalbordino (CH) -, la Madonna della Pace e la Madonna Desolata, denominazione dell'Addolorata tipica della Puglia, precisamente di Canosa, dove la comunità capracottese si è radicata da secoli per via transumante.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Scuola Tip. Antoniana, Ferentino 1931;
S. Amicone, Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVIII:19, Agnone, 17 novembre 1911;
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;
P. Morra, Corriere dei Comuni, in «Il Giornale del Sannio», Campobasso, III:16, 12 luglio 1906;
E. Novi Chavarria e V. Cocozza, Comunità e territorio. Per una storia del Molise moderno attraverso gli apprezzi feudali (1593-1744), Palladino, Campobasso 2015.