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Ci si vede a Casamiccio!

Aggiornamento: 13 dic 2024


Casamicciola

Casamicciola è oggi un centro termale d'eccellenza. Adagiata ai piedi del Monte Epomeo, riposa sulla parte settentrionale della splendida isola di Ischia. Lo stemma del Comune rappresenta una donna che immerge le gambe nell'acqua d'un fiumiciattolo, il che si ricollega alla leggenda del suo nome.

Si narra infatti che una matrona romana di nome Nizzola, impedita nel camminare, immerse gli arti inferiori nelle calde acque di un ruscelletto che scorreva nei pressi della sua abitazione e prodigiosamente guarì. Da quel momento in poi la notizia si sparse per ogni dove e gli ammalati cominciarono ad affluire presso la «casa di Nizzola», poi divenuta Casamicciola. Per quel che interessa a noi, dirò invece che il grande Lorenzo Giustiniani usava il termine Casamiccio, come se la seconda parte della parola, Miccio, fosse un nome proprio di persona.

Inutile dire che Casamicciola ha un nome buffo e simpatico almeno come quello di Capracotta, e da noi esiste un modo di dire piuttosto singolare. Quando parliamo di una località remota, lontanissima, facciamo spesso riferimento a Casamicciola:

Quìre vè da Casamìcce...

Da addó sié menùte, da Casamìcce?

Aje arrevieàte a Casamìcce!

Sono questi modi di dire legati alla bella località ischitana ma che in realtà ripropongono in salsa montanara ciò che tanti altri fanno normalmente con Capracotta, prendendola come emblema di luogo isolato dal mondo, quasi leggendario.

Ma quando e come sono nati questi modi di dire a Capracotta? Sfogliando le "Locuzioni e modi di dire del popolo capracottese" di Oreste Conti non ve n'è traccia, il che significa che probabilmente si tratta di detti nati dopo il 1909, anno di pubblicazione della prima raccolta di motti nostrani.

Tuttavia, spulciando la corrispondenza del sen. Nicola Falconi (1834-1916), ho trovato una lettera particolarmente interessante. Si tratta di una missiva che l'allora ministro della Pubblica Istruzione Leonardo Bianchi (1848-1927) inviò all'illustre politico capracottese. La lettera, spedita proprio da Casamicciola, è datata 28 agosto 1905 e in essa il ministro Bianchi comunicava a Falconi che, nonostante il suo pregiato invito, non avrebbe potuto raggiungerlo a Capracotta per motivi familiari. Riporto la missiva:

Carissimo amico, ho ritardato a scriverti sperando indicarti il giorno in cui sarei venuto a visitare codesti simpatici luoghi, e a passare qualche giorno, magari uno solo, ospite tuo, ma pur troppo le vicende delle cose regolano fatalmente il timone della volontà. Non potevo, per molte ragioni, andare in Sardegna, e vi sono stato obbligato da ragioni di indole diversa. Credevo disporre del mio tempo almeno sino al 7 settembre e la ricaduta avveratasi in questi giorni della povera mia signora, da tre anni malata, ha volta la relativa tranquillità del mio animo, ed impedita ogni libertà di movimento che non sia per preciso ed indeclinabile dovere. E così il vivo desiderio di visitare te e De Amicis e codesti monti, che, come stazione estiva, devono essere in tutti i modi incoraggiati, ha dovuto essere per il momento soffocato e rimandato ad altro tempo. Sta sano, mio carissimo amico, ed abbimi sempre tuo aff.mo Bianchi.

Nicola Falconi aveva probabilmente invitato Leonardo Bianchi e Mansueto De Amicis (1851-1924) ad assistere alla festa della Madonna di Loreto, ma il primo dei due si vide costretto a trattenersi nella località termale perché sua moglie aveva avuto una brutta ricaduta. Siccome questa lettera venne pubblicata a mezzo stampa dall'Eco del Sannio, è legittimo credere che possa aver dato il via all'adagio su Casamicciola, col popolo capracottese che finalmente poteva burlarsi di una località più stramba di Capracotta stessa!


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • O. Conti, Locuzioni e modi di dire del popolo capracottese, Frattarolo, Lucera 1909;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XII:17, Agnone, 13 settembre 1905;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • M. Serao, Dal vero, Perussia e Quadrio, Milano 1879.

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