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Il collezionista di emozioni


Racconti di un presuntuoso

Percorre da anni l'identico tragitto ogni giorno alla stessa ora del mattino e della sera. Il suo turno al negozio finisce alle 19:00, chiude la cassa, si cambia, un saluto alle colleghe, la linea gialla per Zara e poi il 31 fino alla fermata di Bignami. Una volta scesa ha ancora un bel pezzo a piedi da fare prima di arrivare a casa. Ritrova il cordolo rotto e mai riparato, il tombino in strada che sporge e contro il quale impattano autovetture con motori che rombano stressati così come i loro conducenti, il gruppo di extracomunitari nullafacenti davanti al phone center che ridacchiano al suo passaggio, il prato incolto e sporco da attraversare che chiamano "giardino", il barbone indifferente a tutti che prende possesso dell'unica panchina integra per passare la notte. Le è tutto noto e familiare, rassicurante addirittura. C'è poca gente in giro ed il marciapiede davanti al portone di casa è poco illuminato. Sale in ascensore e ricorda che stasera c'è "Ballando con le Stelle" su RAI Uno. In negozio come ogni sabato le hanno permesso di prendere gratuitamente qualcosa dalla gastronomia, sono avanzi che non possono essere tenuti fino alla riapertura del lunedì. Questa sera è vitel tonné, già pronto da mettere in tavola. È dentro casa oramai quando si sente strattonare violentemente, afferrata da dietro e una mano che le serra con forza la bocca. Non riesce a gridare per richiamare l'attenzione, né a difendersi cercando di colpire lo sconosciuto, che richiude dietro di sé la porta ancora aperta dell'appartamento. Cadono per terra, lei cerca di divincolarsi, lui con forza le torce un braccio dietro la schiena, le sferra un pugno. I due corpi sono avvinghiati e lottano come bestie selvagge che ansimano. Grida solo soffocate e la stanchezza che ha lentamente il sopravvento. Sono fermi ora, stesi sul pavimento. I loro cuori che battono all'impazzata.

– Se stai zitta ti tolgo la mano dalla bocca. Non voglio farti del male!

L'aggressore la fa voltare e lei può vederlo in faccia. È giovane, ben vestito. Lui appoggia un fazzoletto sul labbro tumefatto della donna.

Lei reagisce stizzita:

– Lasciami stare! Cosa vuoi da me? Va via, non dirò nulla a nessuno, non ti denuncerò, ma vattene!

– Non provare a scappare o gridare! Io non voglio farti del male, ma solo prendermi un po' di quello che mi è dovuto e che la vita mi nega.

Lei lo guarda con gli occhi sgranati:

– Ma come cavolo parli? Non ti capisco. Io vendo salamelle e formaggi tutto il giorno, come posso averti tolto qualcosa? Con chi ce l'hai?

– Io ho il diritto di essere qui. Il Mondo mi ha respinto, mi ha bandito. Alzati ora e raccogli la spesa perché è ora di cena – lui ordina con voce decisa.

Mentre lei, cercando di non farsi prendere dal panico, inizia a mettere nei piatti il vitel tonné, lui rovista nei vari cassetti ed apparecchia la tavola con due coperti e si siede ad osservarla. Si calma ed inizia come un fiume in piena a raccontare del suo passato infelice, della solitudine, dei suoi ideali traditi.

– Ogni mia passione mi è stata restituita col disprezzo, con l'offesa.

Le dice che la sua condanna è quella di essere sempre ad un passo dall'eccellenza, senza mai raggiungerla e doversene vergognare. Escluso per questo dalla felicità. Il carisma, la bellezza, la salute, l'intelligenza non ammettono deficienze per primeggiare e per essere amati, per una vita che valga la pena di essere vissuta.

– Vado in giro a collezionare emozioni, ma non mi basta mai. Desidero amare una donna più bella di quelle che ho già amato, ma che non conosco ancora. Ho girato il Mondo, ma non tutto. Il posto dove vorrei essere è sempre un altro: ho sognato di viaggiare nelle terre estreme dell'Alaska, di scalare l'Hillary Step sull'Everest. Non conosco l'emozione del ritrovare le cose di ogni giorno, il rito quotidiano, lo stesso sapore del giorno prima. Non esiste per me il porto sicuro, dove rifugiarmi. Non ho chi mi rassicura: sono disperatamente solo.

Lei lo guarda esterrefatta. Si avvicina con i piatti e si siede al tavolo con lui. Mentre cenano, lei spiega che per la salsa occorre tritare il tonno, capperi, un filetto d'acciuga. Tutto va amalgamato con la maionese e si aggiunge una spruzzata di limone. Le fettine di vitello devono essere tagliate molto sottili e cosparse con la salsa tonnata, lasciate poi per un po' in frigorifero. Da Peck è uno dei piatti pronti più venduti. Pacatamente poi gli racconta un po' della sua vita, dell'uomo che ha tanto amato e che è sparito, della fatica di arrivare a fine mese, delle vacanze fatte ad anni alterni perché troppo care.

– Io non so dove siano le terre estreme dell'Alaska dove vuoi andare tu, ma ti consiglio il viaggio che ho fatto lo scorso anno, una settimana a Sharm El Sheikh. Ricordo ancora il nome dell'albergo: Al Diwan, un tre stelle molto carino a 500 metri dalla baia. Pensa: tutto compreso ho speso solo € 340. Vacci.

Sono due esseri umani lontanissimi, con storie diversissime, incapaci di comunicare le loro diversità, ma accomunati dallo stesso destino tragico: l'infelicità.

– Andiamo a letto – ordina lui. Lei si irrigidisce, diventa rossa, trema tutta.

– Non toccarmi! Hai sentito la mia storia? Sono stufa di uomini che scappano. E poi tu chi sei? Sei entrato in casa mia e mi hai aggredita.

Lui la rassicura, chiede solo di poterle dormire accanto, ma lei deve restare sveglia, tutta la notte. Non la toccherà, ma non vuole sentirsi solo. Tutte le persone desiderano dormire la notte con qualcuno.

– Sei uno psicopatico.

Lei chiede di potersi preparare per la notte, ma vuole essere lasciata sola. Chiude a chiave la porta del bagno, vuole prendere tempo per decidere come gestire la situazione. Ragionandoci su, non crede di trovarsi effettivamente in pericolo o che debba telefonare di nascosto alla polizia. Si convince invece di essere di fronte ad un uomo non cattivo che ha davvero solo bisogno di qualcosa che lei non comprende bene: cosa possiede lei che interessi a questo giovane che ha fatto irruzione nella sua casa? Intanto in camera lui si è spogliato ed ha indossato un pigiama che ha trovato in un cassetto, cimelio della passata vita di coppia della padrona di casa. Si infila sotto le coperte. Lei va a sedersi di fianco al letto, lo guarda rilassarsi e prendere sonno. Più di una volta si sveglia, apre gli occhi smarrito e lei si mostra sorridente, gli offre dell'acqua. Così lui si tranquillizza e riprende a dormire. È stanca e si corica anch'essa sotto le coperte, domandandosi come possa sentirsi sicura e serena con questo sconosciuto in casa, steso di fianco a lei nel suo letto. Dovrebbe restare sveglia, ma non è abbastanza resistente e si addormenta. Alle prime ore del mattino lo sente alzarsi, rivestirsi, ripiegare il pigiama e uscire di casa. Il rumore del portoncino che sbatte non è la fine dell'incubo, ma l0inizio di una Domenica che sente sarà ancor più malinconica delle altre.

È passato del tempo oramai da quella sera e lei, recandosi al lavoro, rivede le stesse scene di sempre: il barbone che lentamente riordina le sue povere cose, il prato incolto e sporco, il tombino in strada che sporge, il cordolo rotto, gli extracomunitari davanti al phone center, il 31 che tarda, la linea gialla stracarica di gente fino in Duomo. Un film visto mille volte. Alla cassa conta con attenzione il resto, si inumidisce con una spugnetta i polpastrelli delle dita per essere certa di sfogliare le banconote una per volta. Controlla meticolosamente quelle che riceve, per poi infilarle nel rilevatore di falso. Guarda distrattamente i clienti in fila, senza dar loro chiacchiera per non perdere la concentrazione. Arriva un signore che raccoglie il resto e la ringrazia cordialmente, con un'enfasi particolare, eccessiva. Lei alza lo sguardo e lo riconosce. Lui le sorride dicendo:

– La mia collezione di emozioni, quella sera, si è arricchita di un pezzo molto pregiato. Grazie ancora!

– Perché ringrazi, di cosa? Io non ti capisco.


Massimo Antonarelli

 

Fonte: M. Antonarelli, Racconti di un presuntoso, Lulu, Raleigh 2010.

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