Il 1° dicembre 1943, nel porto di Taranto, approdò la nave "Ville d'Oran" che trasportava, destinata alla missione in Italia, la 1ª Compagnia Indipendente Commando guidata dal capitano Władysław Smrokowski. L'unità di commando polacca fu formata ed addestrata per oltre un anno nei territori della Scozia, del Galles e dell'Inghilterra. Faceva parte del 10° Inter-Allied Commando, come sua sesta compagnia. Esattamente a 75 anni dallo svolgersi di quegli eventi, vogliamo ricordare il contributo di questa piccola unità militare, che fu la prima a combattere sotto lo stemma dell'aquila bianca una vittoriosa battaglia sul suolo italiano, ancora prima della gloriosa vittoria del 2° Corpo d'Armata polacco nella battaglia di Monte Cassino.
Inizialmente, le compagnie commando - polacca e belga - e il plotone jugoslavo furono trasportate per ferrovia da Taranto alla cittadina di Molfetta. Qui il 3 dicembre, nel cortile della locale scuola cittadina, il brigadiere Tom Churchill, comandante della No. 2 Special Service Brigade, informò gli arrivati che le due unità di commando erano state inserite nel suo gruppo. I soldati furono informati che il compito a loro assegnato riguardava le operazioni di pattugliamento e di esplorazione nell'area montuosa del fronte, sull'ala sinistra delle unità dell'8ª Armata britannica. Ci fu anche l'ordine di assegnare a entrambe le compagnie commando due soldati dal plotone jugoslavo come traduttori.
La compagnia dei commando polacchi contava 91 soldati e fu inizialmente inserita nella famosa per le battaglie in Africa 78ª Divisione di fanteria "Battleaxe" e posta sotto gli ordini diretti del 56° Reggimento di ricognizione.
Il 12 dicembre la compagnia commando del capitano Smrokowski iniziò il suo spostamento verso il fronte. Viaggiando su camionette, in un itinerario che toccò le città di Barletta, Foggia e Lucera, i commandos giunsero a Bojano, un piccolo paese della provincia di Campobasso dove pernottò. Il pomeriggio del giorno seguente la compagnia raggiunse il paese di Capracotta, ubicato a 1.421 metri sul livello del mare. Qui sono stati distribuiti i singoli plotoni e il comandante della compagnia ordinò di effettuare durante la notte il primo servizio di ronda e di pattugliamento nei pressi del fiume Sangro, in prossimità della città di Castel del Giudice.
La mattina del 14 dicembre, il secondo plotone di commando polacco intraprese la marcia da Capracotta alla vicina località di Pescopennataro (1.237 m sul livello del mare) con il compito di sostituire i soldati britannici del reggimento di ricognizione, lì presenti da qualche giorno.
Diamo la parola al comandante del plotone del comando polacco Maciej Zajączkowski:
La mattina il secondo plotone guidato dal capitano Wołoszowski e tenente Zalewski si mise in marcia verso Pescopennataro. Era un piccolo villaggio nascosto tra ripide rocce, distante circa 6 chilometri in linea retta da Capracotta. C'era una strada che portava là, ma i commandos non potevano utilizzarla. [...] Il paesino era quasi completamente distrutto. I tedeschi in ritirata avevano fatto esplodere quasi tutte le case. Soltanto una delle due chiese e la casa del sindaco si erano salvate.
Nel frattempo, la sera del 14 dicembre, un'altra pattuglia dei commandos polacchi partì da Capracotta per esplorare l'area di Ateleta e gli edifici posti sulle colline sulla sponda opposta del fiume Sangro.
Il giorno seguente, durante l'attacco a una delle case della Masseria Rossi sulla collina 829, morì Franciszek Rogucki, un volontario dell'americano Pittsburgh. Fu il primo soldato polacco caduto in Italia nella campagna del 1943-45. Fu sepolto inizialmente al cimitero di Capracotta (nel 1945 i resti di Franciszek Rogucki furono trasferiti al Cimitero Militare Polacco a Loreto).
Parallelamente alle azioni condotte dai plotoni presenti nell'area di Capracotta, altre operazioni di ricognizione furono svolte dal secondo plotone di commando di stanza a Pescopennataro. Qui i commandos polacchi diedero avvio alle attività di pattugliamento nelle aree circostanti le cittadine di Borrello e Quadri situate nelle vicinanze del fiume Sangro.
Il 18 dicembre il plotone di comando e il primo plotone partirono dal loro precedente luogo di stazionamento per raggiungere Pescopennataro, poiché alla compagnia polacca fu assegnato il compito di pattugliare ed esplorare un lungo tratto del fronte, sul fiume Sangro, compreso tra S. Angelo del Pesco e Villa S. Maria. A Capracotta sono rimasti soltanto gli autisti e i soldati che si occupavano dell'approvvigionamento.
A Pescopennataro, al comando di compagnia dei commandos polacchi fu assegnato l'edificio del sindaco, rimasto in piedi dopo la ritirata dei tedeschi. Sulla porta dell'edifico i tedeschi lasciarono un biglietto con su scritto: "Lasciamo questa casa ai vostri feriti". L'area più vicina all'edificio fu occupata dal plotone di comando. Il primo plotone si acquartierò tra le mura della Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo, parzialmente distrutta dai tedeschi, situata sul lato settentrionale del paese, mentre i soldati del secondo plotone installarono le loro postazioni tra le rovine delle case diroccate presenti nella parte meridionale dell'abitato.
Il paesaggio di Pescopennataro era quello della totale distruzione. Quasi tutti gli edifici vennero rasi al suolo dai tedeschi. La popolazione locale fu costretta a condividere il suo destino con i soldati polacchi cercando un po' di riparo nelle cantine e tra le rovine del paese poiché non aveva un posto dove andare. La scarsità del cibo e le basse temperature, tipiche su questo territorio, resero la loro situazione di vita ancora più tragica.
Una settimana prima del Natale, nel pomeriggio del 18 dicembre, la pattuglia di ricognizione guidata dal capitano Stanisław Wołoszowski, il vice comandante della compagnia dei commandos polacchi, partì in direzione di Borrello e Villa S. Maria. A Villa S. Maria il comandante Wołoszowski, grazie alle indicazioni fornite dal sindaco locale, arrestò con galanteria, parlando in francese, una parente di Mussolini, la signora Farinacci, che fu poi consegnata al comando britannico.
Nei giorni successivi i commandos furono impegnati a pattugliare le aree nei pressi di S. Angelo del Pesco, Quadri e Borrello.
Il 21 dicembre, la posizione dei commandos polacchi a Pescopennataro fu visitata dal brigadiere Churchill che si complimentò con il capitano Smrokowski per le eccellenti azioni di pattuglia svolte dai suoi soldati. La stessa sera, verso le ore 18:00, il capitano Smrokowski fu urgentemente informato dalla presenza di truppe tedesche in marcia verso i villaggi di Pescopennataro e Capracotta. L'unità tedesca composta da circa 250 soldati era partita da Gamberale con l'obiettivo di conquistare entrambi i villaggi. Fu emesso l'ordine di organizzare immediatamente la difesa e mantenere a ogni costo Pescopennataro e postazioni di artiglieria britannica a Capracotta.
Il comandante Smrokowski diede l'ordine di stabilire una linea di difesa, sebbene questa non fosse una delle migliori mosse tattiche nelle operazioni di truppe speciali e nel loro destino. Durante il briefing con i comandanti dei plotoni, il capitano Smrokowski ordinò al primo plotone di preparare un'azione difensiva nella parte centrale del paese chiudendo l'uscita per Agnone e la strada a nord. Al secondo plotone fu affidato il compito di difendere l'unica strada che conduceva fuori città verso la valle del Sangro in direzione di S. Angelo del Pesco e di mantenere l'area degli edifici nei pressi del cimitero.
Infine il plotone di comando chiudeva l'area orientale degli edifici e aveva a disposizione la squadra dei mortai. Mezz'ora dopo aver emesso ordini, i commandos polacchi erano pronti alla difesa sulle posizioni assegnate. Nel frattempo, la popolazione locale è stata condotta in rifugio tra le mura della chiesa superstite (Chiesa della Madonna delle Grazie), sita nella piazza centrale della città.
Intorno alle ore 20:30 i soldati tedeschi delle truppe alpine, confluendo da più direzioni, sferrarono il loro attacco su Pescopennataro tentando di rompere la difesa ma furono respinti da un deciso fuoco difensivo. L'azione di difesa più difficile fu sostenuta dai soldati del secondo plotone dei commando poiché si trovarono a dover respingere l'attacco tedesco che fu condotto dalla sovrastante collina vicino al cimitero. I cruenti combattimenti si svolsero a distanza ravvicinata con l'utilizzo di armi da fuoco leggere, bombe a mano e sotto la pioggia di fuoco dei mortai.
Dopo circa un'ora i tedeschi lanciarono un secondo attacco che fu respinto al termine di un duro scontro che durò fino a mezzanotte. In prossimità del paese di Capracotta operavano attivamente le batterie dell'artiglieria britannica. La conquista di queste postazioni rappresentava il secondo obiettivo del piano di attacco tedesco, dopo la presa di Pescopennataro.
Dai margini del paese arrivavano in maniera incessante i boati delle esplosioni dei combattimenti che provocarono un forte spavento tra i civili che si erano rifugiati all'interno della piccola Chiesa della Madonna delle Grazie.
Durante l'incessante battaglia, dall'interno della chiesa si udivano provenire le grida isteriche delle donne, il pianto dei bambini, i canti di preghiera. Il fuoco dell'artiglieria cessò verso l'una di notte ed i soldati delle truppe alpine tedesche ne approfittarono per tentare altri attacchi, molto meno decisivi.
L'ultimo impetuoso tentativo di assalto fu condotto dai tedeschi verso le tre del mattino. L'attacco fu fermamente e sanguinosamente respinto.
All'alba il capitano Smrokowski fece uscire le pattuglie esplorative che confermarono il ritiro dei tedeschi. Fu così che a Pescopennataro un'incompleta compagnia di commandos polacchi, composta da soli 80 soldati, era riuscita a sconfiggere un avversario tre volte più forte, l'eccellente unità tedesca dei famosi Gebirgsjäger.
Dopo quei scontri il comando britannico ha emesso l'ordine di rinforzare la linea di difesa su quella parte del fronte. A Capracotta fu inviato un squadrone di riserva, mentre a Pescopennataro è stata indirizzata la compagnia irlandese dal reggimento di Inniskilling Fusiliers e due plotoni di genieri. A questi fu affidato il compito di minare tutti i sentieri e le strade site nella prossimità della città, mentre i commandos polacchi dovevano tornare a pattugliare i terreni sul Sangro. Gli irlandesi ai quali fu affidato il compito di proteggere la città furono alloggiati nella parte settentrionale di Pescopennataro, là dove precedentemente stazionava il primo plotone del commando polacco.
Il 23 dicembre la 1ª Compagnia Commando Indipendente polacca ricevette dal comandante della 78ª Divisione di fanteria, generale C. Keightley, una lettera di congratulazioni per l'eroica difesa di Pescopennataro. Lo stesso giorno i commando polacchi ricevettero la visita del colonnello Klemens Rudnicki che stava lavorando alla realizzazione di un report per il 2° Corpo d'Armata polacco che stava in arrivo sul fronte italiano.
I giorni seguenti i commando polacchi passarano a pattugliare l'area di Borrello e S. Angelo del Pesco.
Il 25 dicembre, giorno di Natale, incominciò a nevicare. Tutto fu coperto da una fitta coltre bianca. Le bufere di neve continuarono senza tregue anche nei giorni successivi.
La sera del 29 dicembre una pattuglia, tornando da Villa S. Maria a Pescopennataro, si addentrò in un sentiero precedentemente minato dagli irlandesi. Il soldato Stanisław Stadnik, uno dei pochi alpinisti presenti nella compagnia polacca, incappò su una mina che lo ferì gravemente causandone la morte. Il giorno dopo fu sepolto nel piccolo cimitero di Pescopennataro (nel 1945 i resti di Stanisław Stadnik furono trasferiti al Cimitero Militare Polacco di Montecassino).
Le azioni condotte dai commandos polacchi nel periodo compreso tra il 13 e il 29 dicembre del 1943 permisero di conoscere le forze nemiche, difendere delle importanti posizioni sul fronte ma anche di documentare il comportamento criminale dei soldati tedeschi su questo tratto della Linea Gustav. Il 17 dicembre a Quadri, la pattuglia del tenente Stefan Zalewski che operava dal lato opposto del fiume Sangro, vide l'assassinio di una ragazza italiana. La giovane fu fucilata. Il 20 dicembre, nella cappella del cimitero di S. Angelo del Pesco furono scoperti i cadaveri di tre uomini fucilati la notte precedente. Inoltre gli abitanti di alcune cittadine sul Sangro informarono i soldati polacchi di diversi atti di prepotenza da parte dei tedeschi. Denunciarono frequenti saccheggi di cibo, bestiame e altri beni. In reazione al comportamento criminale dei tedeschi, gli italiani fornirono ai soldati polacchi preziose informazioni sui movimenti delle loro truppe e la dislocazione delle postazioni militari.
I dati raccolti consentirono ai commandos di riportare sulle mappe le posizioni nemiche e di segnalarle al comando britannico. Il 29 dicembre, a Villa S. Maria i polacchi trovarono un gruppo di minatori dell'Alto Adige deportati dai tedeschi ed impegnati, in regime di lavoro forzato, alla realizzazione di alcune opere minatorie.
Sul finire del 1943 le forti nevicate tagliarono fuori dai rifornimenti i polacchi e gli irlandesi di stanza a Pescopennataro. Per cercare di risolvere la situazione fu impartito l'ordine dello scavo di un tunnel, attraverso la neve, in direzione di Capracotta, ma il lavoro non poté essere svolto a causa delle incessanti nevicate. Per far fronte al problema, dal 7 gennaio 1944 furono effettuati su Pescopennataro dei lanci paracadutati di contenitori contenenti viveri e armi.
Il 10 gennaio i soldati polacchi riuscirono a farsi strada tra un imponente cumulo di neve scavando un tunnel in direzione di Capracotta. Nello stesso giorno il capitano Smrokowski ricevette l'ordine di spostare la sua compagnia da Pescopennataro ad Agnone.
Si concluse così il primo capitolo del valoroso servizio svolto dei commandos polacchi nella Penisola appenninica. I due compagni caduti furono lasciati a Capracotta e Pescopennataro mentre alcuni feriti furono inviati in ospedali da campo nelle retrovie.
La compagnia commando, in numero incompleto dopo le azioni svolte sul fiume Sangro, fu inviata sulla costa occidentale dell'Italia dove, appena una settimana dopo, partecipò alla prima battaglia di Monte Cassino attraversando il fiume Garigliano e combattendo nell'area del paese di Suio e Castelforte.
Krzysztof Piotrowski
(trad. di Danuta Wojtaszczyk)
Fonte: https://naszswiat.it/, 5 marzo 2019.