In questi giorni a Capracotta sono venuti alla luce i resti di quello che fu un fabbricato distrutto dalla furia nazista nel novembre del 1943. Il nostro concittadino Lucio Carnevale, dopo un attento intervento di recupero di una vasta area, ha rinvigorito nell'animo di tantissimi capracottesi i ricordi, quasi sopiti, di quelle tristi giornate del 1943 quando la nostra cittadina fu quasi totalmente distrutta dalla follia nazista.
Tutto ciò accade a settant'anni dalla distruzione di Capracotta, un lungo periodo durante il quale si è sempre parlato di quei giorni e dei patimenti della nostra gente, ma oggi possiamo vedere nella sua cruda realtà i resti di una delle tante abitazioni che andarono distrutte. Possiamo sicuramente dire che Capracotta ha acquisito al patrimonio collettivo un vero e proprio monumento alla memoria di quelle disperate giornate.
Lucio ha voluto ricordare per brevi cenni le vicende di quella abitazione, andando a ritroso nel secolo scorso.
Ricorda i protagonisti di questa storia, che sono diversi e fa dei riferimenti ben precisi desunti da atti che custodisce gelosamente tra le sue carte, tra i ricordi della sua famiglia.
La casa era molto grande con circa 18-20 vani, dislocati su più piani, già appartenuta alla famiglia Pettinicchio, nella zona chiamata Contrada Popolo. Nel 1924 l'immobile fu acquistato dalla signora Di Ciò Romilde, di Agnone. Di seguito la trascrizione della parte introduttiva dell'atto notarile di compravendita dell'immobile risalente al 1924.
Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e volontà della Nazione Re d'Italia. L'anno 1924 il giorno 18 del mese di Novembre, in Capracotta nel mio studio in via Sant'Antonio 39, avanti a me Filippo Falconi, notaio, si sono presentati Conti Cav. Tommaso, fu Pasquale (nonno dei medici Conti Antonio, Tommaso, Paolo, Letizia e Michelina) e dall'altra la signora Di Ciò Romilde fu Giandomenico da Agnone.
Questo il racconto di Lucio:
– Dopo soli 19 anni dal suo acquisto (dicembre 1924-novembre 1943) la signora Di Ciò vedeva svanire la sua abitazione minata ed incendiata dai tedeschi, cosa accaduta anche a tante altre abitazioni di Capracotta. Abitazioni che si incastravano l'una con l'altra, con proprietà diverse, che durante la fase della ricostruzione diedero luogo a controversie, anche di natura legale. La furia nazista colpì anche l'abitazione di mio nonno, Antonio Carnevale, che aveva una abitazione che come altre si intersecava con la proprietà altrui, quelle della signora Romilde Di Ciò e della famiglia di Silvestro De Renzis.
Nei giorni successivi alla distruzione ci fu un fuggi fuggi generale di tutti. A Capracotta la storia ci ricorda che rimasero pochissimi abitanti, tutti gli altri su ordine delle autorità militari furono trasferiti come sfollati in Puglia ed in altre località.
Iniziò la ricostruzione, mio nonno Antonio, che aveva otto figli, impartì ai figli maschi, tra questi anche a Giacomo, mio padre, l'ordine di preparare due fazzoletti, uno per il naso e uno per il sudore.
Ma la ricostruzione portò ai problemi dovuti alle proprietà che si incastravano e si intersecavano tra di loro. Così accadde anche per la proprietà di mio nonno che per poter ricostruire quanto di esclusiva proprietà, non potendo assolutamente fare diversamente, dovette ripristinare anche parte delle proprietà di altri, della signora Romilde Di Ciò e della famiglia di Silvestro De Renzis.
Mio nonno con al seguito mio padre, che era il più istruito della famiglia (seconda elementare) e sapeva fare di conto, chiese alle famiglie De Renzis e Di Ciò un contributo per le spese sostenute per ricostruire anche parte delle loro proprietà.
La risposta fu picche per entrambe le richieste, anzi la signora Di Ciò chiese a mio nonno un risarcimento per un muro di confine che il veterinario, nonché geometra, Turchetti Giuseppe periziò il 14/11/1950 con giuramento davanti al cancelliere Carnevale Mario nella sede della pretura di Capracotta. Copia della perizia a firma di Turchetti è in mio possesso. La perizia fu di 12,6 metri cubi di muro da risarcire, per un totale di 40.320 lire oltre al valore pari a 69.680 lire per un corridoio che la signora di Ciò non volle riprendere cedendolo a mio nonno.
L'impiego totale veniva pagato con 80.000 lire contanti e 30.000 lire con cambiale (l'originale è in mio possesso).
Alla scomparsa della signora Romilde Di Ciò, la proprietà si trasferisce a favore di altri soggetti. Stiamo parlando di macerie e dell'area di sedime del fabbricato distrutto e di quel poco che restava della casa, dove tra le altre cose nel passato esisteva una oreficeria.
Dopo una lunga trattativa nell'aprile del 2013 ho acquistato dall'erede della signora Romilde Di Ciò, unitamente a mia nipote Anna (sovvenzionata dal padre ricco, Franco), le macerie di quello che fu un grande fabbricato prima che fosse distrutto dai nazisti.
Dopo l'acquisto mia madre con grande franchezza mi disse: «Figlio mio hai comprato la sterratura».
C'è stata una breve pausa. Poi sono iniziati i lavori, con tanta paura perché l'abitazione era stata utilizzata dai tedeschi come deposito per le munizioni, ma grazie ad un accorto lavoro, molte volte manuale, è iniziata l'opera di recupero dell'area.
Oggi quel cumulo di "sterratura" come definito da mia madre è stato rimosso, sono tornati alla luce vecchi pavimenti, le basi delle mura perimetrali, un pezzo di muro alto circa 3 metri e resti di oggettistica, tutta recuperata.
Un luogo dove tutti si fermano a guardare, dove tutti vogliono sapere. È il nostro passato, la nostra storia, una storia che non è ancora finita.
Lucio Carnevale
Fonte: L. Carnevale, "Contrada Popolo", da sporca e degradata, riconsegnata a nuova vita, in «Voria», VI:1, Capracotta, agosto 2013.