«Ragazzo mio, andiamo a Cortina, mica a Capracotta», dice Vittorio De Sica ad Alberto Sordi mentre quest'ultimo parte col treno alla volta delle Dolomiti.
È il 1957, un anno dopo le Olimpiadi. A Cortina Sordi, nel film un edicolante romano, si spaccerà per conte, tra slittate, serate brillanti e piste da sci. Mentre i Mondiali di Cortina si avviano alla conclusione, ai piedi delle piste restano le memorie cinematografiche e letterarie.
«La neve delle Dolomiti è lo scenario principe dei racconti di Alberto Moravia e Goffredo Parise», ricorda Roberta Scagliarini, editrice di Elleboro, che ha pubblicato la prima guida letteraria a Cortina. «Con una differenza rispetto ai racconti classici del grande nord: la neve delle Dolomiti non ammanta paesaggi selvaggi, è la neve delle piste da sci». Le pagine più intense sul tema della sciata sono di Parise, che in "Accadde a Cortina" descrive velocità, odori e pulsazioni della discesa. Ma anche il racconto incompiuto "La neve":
Davanti a sé aveva la valle di Cortina d'Ampezzo dominata, su quel versante, dal Cristallo e dal Faloria. Magnifiche vette, iceberg d'ombra dietro cui appena si profilava il chiarore dell'alba.
Andrea Zanzotto amava Cortina soprattutto d'inverno. Giovanni Comisso, ricorda Scagliarini, scriveva lettere in cui dichiarava: «Sono stato in alta montagna tra un rifugio e l'altro, a sciare a pattinare a immergermi nella neve. Avevo bisogno di freddo dopo tanto equatore e tropici». E poi Hemingway, che sempre capeggia il pantheon autoriale cortinese, in "Festa mobile":
Ci piaceva sciare fin da quando l'avevamo fatto per la prima volta in Svizzera e più tardi a Cortina d'Ampezzo nelle Dolomiti.
E poi Dino Buzzati, Nico Naldini, Rolly Marchi, Milena Milani... Forse gli scrittori battono in numero gli sciatori.
Francesco Chiamulera
Fonte: F. Chiamulera, Cortina più scrittori che sciatori, in «Corriere della Sera», Milano, 20 febbraio 2021.