Sul territorio di Capracotta vi sono ben undici croci stazionarie, erette per segnare le stazioni della Via Crucis, per indicare il luogo di un'apparizione miracolosa, per benedire dall'alto la popolazione oppure per la devozione d'un privato cittadino. Altre volte innalzare una croce stazionaria su una base in pietra serviva a permettere la partecipazione alle sacre funzioni in tempo di epidemia, in sostituzione degli altari provvisori collocati nelle piazze o di fronte alle chiese, una soluzione che consentiva di evitare il contagio durante la preghiera.
La più grande croce stazionaria capracottese è certamente quella che sta sulla vetta di Monte Campo, a 1.746 metri s.l.m., più volte innalzata a causa del maltempo che l'ha di volta in volta abbattuta: l'attuale croce in ferro, inaugurata il 1° novembre 1982, è talmente possente che non sembra temere alcuna tormenta di vento e neve. Quella precedente è invece esposta su quello che oggi viene chiamato "Sentiero degli Stupori".
La seconda croce stazionaria, in ordine d'importanza, è forse quella del Calvario, situata a ridosso del quartiere de 'Ngima a 'l Cruce ed utilizzata un tempo come stazione della Via Crucis. Dedicata «a Gesù di Passione», fu eretta nel 1907 da «Fiadino remita di S. Luca a sua devozione»: la tradizione orale vuole pure che quella croce indichi il luogo d'una precedente apparizione mariana. Al pari di quelle della Madonna di Loreto e de La Crocetta, questa croce presenta sull'asse orizzontale, assieme agli oggetti sacri, gli oggetti tipici del martirio di Gesù: la lancia che penetrò il costato, il martello e la tenaglia utilizzati per fissare e rimuovere i chiodi, il palo della flagellazione, la scala con cui venne rimosso il cadavere, ecc.
Oltre a quella del Calvario, vi sono tre croci stazionarie lontane dal centro abitato: quella di Monte Cavallerizzo, in località La Crocetta, quella del Procoio e quella di Santa Croce. La prima è eretta sul crocevia di antichissimi presìdi religiosi cristiani e precristiani, tra le mura ciclopiche di sannitica memoria e l'ex monastero benedettino di S. Giovanni. A volerla furono i coniugi Giacomo Di Tanna e Colomba Merola «in devozione alla Madonna di Loreto in un punto strategico dove si vedevano tre paesi: Capracotta, Agnone e Vastogirardi, poiché allora il bosco era più basso». Le altre due croci (di cui la seconda piuttosto recente) sono innalzate come punti di preghiera per la nomadica civiltà pastorale; nello specifico su quella del Procoio è incisa la data del 3 maggio 1925 «a devozione di Carmine Trotta».
Di fronte al Santuario di S. Maria di Loreto v'è un'altra croce stazionaria, presente in quel luogo sin dal XVII secolo, il che potrebbe collocarla di diritto nel novero delle croci post-1656, quando, per limitare il terribile contagio della peste, si decise di officiare le funzioni sacre all'esterno della venerabile cappella piuttosto che fra le sue mura. La particolarità di questa croce sta anche nel gallo che la sormonta, sostituito nel dopoguerra da Filuccio Trotta, simbolo di Pietro che rinnegò Gesù.
La penultima croce stazionaria del territorio capracottese sta dinanzi al cimitero comunale e fu eretta dal «popolo di Capracotta a ricordo della santa missione dei padri cappuccini di Campobasso» dell'11-23 aprile 1939. Non a caso quella croce presenta lo stemma tipico dei francescani: due braccia incrociate, una nuda, l'altra coperta dalla manica del saio.
L'ultima croce stazionaria è quella del Casino, posta all'inizio della mulattiera lastricata in selce che un tempo portava i nostri contadini alle sottostanti campagne della Lamatura, del Morrone e di Guastra, per cui credo che quella croce, voluta da Lucia Campanelli, proprietaria dei terreni adiacenti, sia stata eretta per benedire il lavoro e i lavoratori dei campi.
Sul nostro territorio vi sono almeno altre tre croci stazionarie che non ho preso in considerazione perché ascrivibili a opere artistiche più che a oggetti cultuali: mi riferisco alla croce sulla vetta di Monte Capraro, a quella posta dinanzi alla Chiesa di S. Lucia e al cosiddetto Cristo delle Nevi che potete ammirare a bordo strada poco prima di arrivare a Prato Gentile. In ogni caso, quando passate davanti a una croce, non dimenticate di segnarvi: è un gesto di rispetto verso chi soffre, verso chi crede, verso chi trasmigra.
Francesco Mendozzi