Uno dei tanti motivi di fascino delle pagine di C. S. Lewis, l'autore del fortunato "Le cronache di Narnia", è la sapiente descrizione dei paesaggi, che non sono mai distaccati dagli stati d'animo dei protagonisti, ed anzi ne accompagnano e ne sottolineano i mutamenti. In particolare, di grande effetto (così come risultano, del resto, nella trasposizione cinematografica) sono i paesaggi innevati di Narnia, attanagliati nella morsa del gelo. La piccola Lucy, in "Il leone, la strega e l'armadio", ne fa la conoscenza, come tutti ricordano, appena dopo aver varcato la soglia del guardaroba che mette in comunicazione il castello del professore - nel quale è ospitata con i suoi tre fratelli - con il mondo fatato di Narnia. Ad accogliere Lucy, al di là del guardaroba, c'è sì un bosco innevato che rappresenta il gelido effetto di una malia della regina bianca, ma che, ugualmente, toglie il fiato con la propria sublime bellezza, immerso nel silenzio, nel quale fiocchi di neve leggera, di un biancore purissimo, scendono delicatamente da un cielo candido e chiuso di incomparabile suggestione. L'impressione che se ne ricava è a tal punto profonda che, sebbene la piccola Lucy, e con lei il lettore o lo spettatore, non sappiano dov'è che ci si trova, la sensazione del mistero, in un giuoco di rimandi, si stempera nell'ammirazione piuttosto che nel timore.
Eppure, noi che amiamo la montagna e soprattutto lo sci di fondo, il che comporta un'attrazione non solo per le vette, le nuvole, l'aria aperta pungente e lo sforzo fisico, ma anche per la bellezza in sé, ed il silenzio in sé, e la magia in sé e, si direbbe, un gusto quasi metafisico, non abbiamo alcun bisogno di spalancare un armadio per sentirci avvolti in un incanto. Perché le nostre "Cronache di Narnia" le incontriamo a Prato Gentile durante la stagione invernale, che, quando si è fortunati, dura almeno quattro mesi: la pista turistica è come un assaggio, un'anticipazione di quel che troveremo inoltrandoci sulle magnifiche salite della pista di Monte e lungo i tornanti di quella di Valle, ma l'effetto è il medesimo. La bellezza della veduta, la compagnia della neve che avvolge le alte fronde degli alberi, che fa da sfondo ai battiti del nostro cuore e all'ansimare del nostro respiro mentre le gambe spingono e fanno scivolare i nostri sci, nel duro eppure inebriante lavoro dello sciatore di fondo, ci regalano dei momenti, delle ore e delle giornate che hanno lo spessore della favola e del mondo magico nel quale tutti, da bambini, abbiano avuto il desiderio di penetrare. Perdipiù ci si rende conto che la semplicità, il rispetto per la natura, quasi una sorta di ascetismo, permettono al vero sciatore di fondo un'illuminazione che, forse, non è alla portata dei discesisti... i quali bruciano troppo in fretta l'opportunità di un vis à vis con il Bello, e, costretti ad un ritmo prefissato, non riescono ad apprezzare anche il piccolo passo che a volte ci s'impone per non lasciarsi sfuggire nulla, un animale selvatico che passa, il gioco di un bambino, un'improvvisa cascata di neve nel folto. È un abbandonarsi totale, in una libertà e in un godimento estetico che ci rendono anche più aperti, più solidali con gli altri che scivolano leggeri accanto a noi, magari superandoci con eleganza oppure - ipotesi decisamente più soddisfacente per l'orgoglio di ogni fondista - ci restano dietro, con una punta di ammirazione dipinta sul viso dalla testa imbacuccata.
A Prato Gentile, quando si scia, vive una comunità attratta dallo stesso di tipo di vita, dalle stesse preferenze e interessi, una comunità in cui i sovrani assoluti sono i maestri, nella quale c'è posto per tutti e dove non ci si scoraggia mai, perché la caduta di ieri o dell'altro ieri può facilmente tramutarsi nella veloce scivolata dello skating o nell'eleganza del passo alternato, solo ad avere fede in se stessi. Il piacere maggiore è quello di sentirsi in gara con il proprio "io", e non con gli altri; attendere il giorno successivo o la settimana successiva per misurare i propri progressi, abbandonando a poco a poco l'incertezza dei principianti per prendere possesso dei propri mezzi e dominare i propri sci. E lo si fa con gioia, con gusto, con passione. Perché attorno a noi c'è il Bello. Perché le Cronache di Narnia, con tutta la loro portata di suggestione, sono qui da noi, a Capracotta, a Prato Gentile.
E, già quando si infilano gli scarponi, e si agganciano gli sci, la soglia della favola è stata oltrepassata.
Simonetta Tassinari
Fonte: S. Tassinari, Le cronache di Narnia sono a Capracotta, in «Voria», II:5, Capracotta, dicembre 2008.